Capitolo 77

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Akira non sapeva come comportarsi.

La ragazza, che non doveva avere più di sedici anni a giudicare dalle apparenze, la fissava con i suoi dolci occhi gialli, scintillanti nella sera.
I capelli mossi e azzurri dalle sfumature rosse sfavillavano fiammeggianti al buio, sotto il cielo blu avio coperto da nuvoloni grigi che preannunciavano la tempesta.
Tutto in lei ispirava fiducia nella giovane Araumi.

Nonostante l'avesse vista al fianco di Goro in entrambi i loro incontri con la sua maschera da gatto a coprirle il volto, il suo viso trasmetteva una gentilezza che portava istintivamente ad averla in simpatia.

Akira però non abbassò la guardia e la osservò con aria truce e diffidente. "Per quale ragione parlavi con Katsura e Shinobu, cosa vuoi da noi?" Chiese, pronta a difendersi nell'eventualità in cui fosse giunto il loro turno nelle deportazioni.

Lei rise, emettendo un suono mite e leggero. "Comprendo la tua perplessità, dopotutto indosso l'armatura da Guardian. Inizierò col presentarmi: mi chiamo Larina, sono onorata di incontrarti." Larina si inchinò con grazia.

Il tono della sua voce era molto pacato ed elegante, con una parlantina seducente che catturò subito Akira.
"Com'è formale nel rivolgersi agli altri... quasi tradizionale. Dai suoi modi non si direbbe che è di etnia Guardian." Pensò.

"Ti assicuro che le mie intenzioni sono benevole, e ti sarei grata se me le lasciassi esporre." Continuò Larina.

Akira gettò una rapida occhiata ai genitori di Nozomu, che le stavano rivolgendo dei goffi pollici alzati in segno di assenso.
Sembrava che avessero già discusso con la misteriosa donna.
Nell'euforia del gesto a Shinobu caddero anche gli occhiali per terra, non finiti in frantumi solo grazie all'erba soffice e bagnata.

"Va bene." Concesse la ragazza, porgendo Nozomu a Shinobu per farlo stare fermo. "Ti ascolto."

"Grazie infinite." Si chinò ancora Larina. "Verrò subito al dunque. Allora: domani sera ho intenzione di farti fuggire da qui."

"Come?!" Per poco Akira non scivolò dalla sorpresa.

Era un risvolto totalmente inaspettato in un momento così disperato, oramai si era quasi rassegnata al suo destino dopo lo scontro con Goro.
L'unica cosa su cui aveva continuato a scervellarsi era stata come convincere gli invasori a lasciar andare almeno il piccolo Nozomu.

"Ascolta cosa ha da dire, Akira. Possiamo coinvolgere anche Hatori e suo padre nella fuga!" Intervenne Katsura, raggiante.

"È tutto così improvviso." Sussurrò Akira, confusa, abbassando il capo.

"È normale che tu ti senta così, ma sta' a sentire la mia proposta e giudica tu stessa. Questa persecuzione disumana a cui voi Araumi siete sottoposti non è stata approvata da nessuno all'interno del governo, Goro l'ha organizzata di sua iniziativa alle spalle del nostro presidente, Joshua Faraday. Crede che sfruttando le vostre enormi potenzialità per fabbricare armi, costrutti e così via, condurrà i Guardians in uno stato di vantaggio nei confronti dei ribelli in caso di una lunga guerra civile.
Ciò che viene fatto alla tua gente è inaccettabile dal mio punto di vista, nemmeno in tempi come questi bisognerebbe subire certe torture..."

Akira ascoltava sconvolta le parole di Larina: sebbene avesse già intuito che le intenzioni di Goro fossero violente, non si sarebbe mai aspettata che stesse agendo in sordina, praticamente in maniera illegale.

"Ma quindi, questo vuol dire...!" Annaspò la giovane.

"Proprio così, dato che questo genocidio in piena regola non è autorizzato ufficialmente dalle autorità belliche e amministrative del nostro governo, nessuno vi inseguirebbe se fuggiste di nascosto. Ho già organizzato una piccola scorta che vi proteggerà fino ai confini di River Town, da lì potrete mimetizzarvi tra la gente della città, iniziando una nuova vita. Posso farvi partire domani all'imbrunire." Spiegò Larina.

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