Capitolo 40

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SAGA DI NORTHFIELD

Il sole illuminava il centro della città di Gloomport Town, mentre il rumoroso via vai delle persone indaffarate rendeva più vivo che mai l'ambiente circostante. Gli eventi di quella notte di una settimana prima sembravano un lontano ricordo, qualcosa ormai appartenente al passato.

Era quasi come se non fosse successo nulla.

Ma nella mente del ragazzo seduto su una panchina verde e un po' arrugginita all'interno del parco, quegli avvenimenti erano ancora più vividi che mai. Le urla, gli sguardi feroci e disperati, i rumori della battaglia al molo gli riecheggiavano ancora nelle orecchie, mentre i raggi solari che penetravano attraverso le foglie degli alberi attornianti si posavano sui suoi capelli castani, rendendoli a tratti più chiari.

Aveva le gambe divaricate, le mani incrociate e appoggiate su di esse e il piccolo cellulare che faceva girare nervosamente tra le dita. Quello appartenuto a Bonny Jordan: la ragazza Guardian che aveva combattuto al molo insieme a lui e ai suoi amici, e che era stata tra le vittime dell'assalto, uccisa da Jansen Dolberg. Peter aveva ricevuto da Antonio Santos il compito ingrato di consegnare il cellulare ai genitori della ragazza, e stava per farlo quando, accendendolo per sbaglio, aveva notato la foto che mostrava quelli che probabilmente erano gli anziani genitori di Bonny, con un messaggio di congratulazioni per la sua partecipazione alla spedizione nel Continente orientale.

"Come faccio a consegnare loro questo oggetto? Con quale faccia posso dare questa notizia?" Pensò Peter.

Gli venne in mente come Bonny gli fosse stata subito simpatica, a prima vista. Il suo atteggiamento ironico, il suo viso dolce.

"Una ragazza così bella, non è giusto..." sussurrò, gli occhi che iniziavano a farsi lucidi. Non sapeva cosa fare, continuando a girarsi tra le dita il piccolo oggetto che gli era stato affidato.

"Yo, che ci fai in quella posizione tutto solo? Devi cagare e non trovi il bagno?"

Peter si voltò, riconoscendo quella voce un po' nasale e quel tono pigro.

"Takeshi!" Lo salutò, sollevato di vederlo.

"Non essere così sorpreso, mi hai visto una settimana fa." Borbottò lo spadaccino dai capelli azzurri e arruffati.

"Ma dov'eri finito? Sei sparito dopo la battaglia al molo." Chiese Peter.

"Diciamo che ero stanco dopo aver stanato un cagnaccio che voleva infiltrarsi..." affermò Takeshi in modo vago.

Peter lo guardò, dubbioso. "Almeno tu stai bene..."

Takeshi pose il suo sguardo sul cellulare che il giovane teneva tra le mani, notando la sua espressione atterrita.

"Devi consegnarlo ai parenti di una delle vittime?"

Peter annuì.

"Su, da' qua. Questo lo consegno io. Non è giusto che un pivello come te debba compiere questi lavori ingrati." Sbottò col solito tono distaccato.

"Non ti pesa doverlo fare?" Domandò Peter.

"Ho compiuto gesti ben peggiori nel corso della mia vita, credimi." Rispose Takeshi, cercando di rimanere sarcastico.

Peter tacque, chiedendosi a cosa si riferisse. Takeshi era sempre stato una sorta di mistero per lui. "Ti ringrazio. Ma voglio farlo io." Concluse. Per quanto gli fosse possibile, Peter voleva cercare di alleviare qualunque fosse il fardello che lo spadaccino si portava dietro, e non di caricagli sulle spalle anche il suo.

"Come preferisci." Takeshi sorrise. "A ogni modo, dov'è l'altro pivello?" Aggiunse.

"Ti riferisci ad Alex? Lui sta comprando i biglietti per il traghetto che ci porterà a Northfield." Disse Peter con aria confidente.

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