Capitolo 57

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La ragazza dai capelli bianchi se ne stava appoggiata al freddo muro di cemento, reggendo un libriccino dall'aria malandata davanti al viso. I suoi candidi occhi scorrevano le pagine con fare annoiato, mentre l'atmosfera angusta della camera in cui era costretta a restare la immergeva totalmente, trasmettendole un certo malumore.

La stanza era di media ampiezza, con pareti dipinte di blu e soffitto imbiancato. Oltre a un letto bassino, il mobilio era composto da una scrivania affiancata da una bassa libreria piena di vecchi volumi, alcuni con le pagine stracciate o impolverate. C'era una sedia di legno, ma traballava e lei si trovava meglio a sedersi sul pavimento.

"Non sapevo ti piacesse leggere le poesie, Candidus." La donna dai capelli ramati, pettinati con una liscia coda laterale, era entrata nella stanza, rivolgendole la parola.

A Candidus bastò vedere Satyria, il capitano della squadra dei Vulture di cui faceva parte anche Ater, per ritrovare il buonumore. "Infatti le odio. Non ho trovato altro in questo postaccio per passare il tempo... perché non andiamo a mangiarci dei dolci in pasticceria, capo? Ci divertiremo!" Propose, raggiante, la ragazza.

"Sai bene che Karasu ci vuole qui per il momento, almeno finché non farà ritorno da Gloomport Town insieme a Kirai." Le infranse le speranze Satyria, sorridendo e usando un tono paziente.

Candidus emise un prolungato lamento, in segno del suo totale dissenso. "Ma io mi annoiooo, capooo! Quel morto vivente di Ater l'avete fatto andare a Northfield, però..." mise il broncio.

"Non ti lamentare, Candidus. Che c'è, ti manca Ater?" Ridacchiò la donna.

"Ma vuoi scherzare? Sto mille volte meglio senza di lui. Lo detesto." Il volto di Candidus si incupì.

Satyria la guardò con apprensione, poi si avvicinò, piegandosi sulle gambe di fronte a lei e poggiandole le mani sulle spalle.
"Lo sai che lui si sta impegnando per il vostro rapporto, no? Secondo te per quale ragione tutt'a un tratto è partito, per recarsi fin lassù?"

Satyria stava male al pensiero che ci fosse dell'astio tra i suoi due compagni, li considerava come una famiglia e tutto ciò che desiderava era l'armonia all'interno di quel suo gruppo. Ater e Candidus erano una sorta di isola felice per lei, una fonte di calore in cui amava rifugiarsi nei momenti peggiori. Le facevano dimenticare tutto l'odio e il rimpianto che provava per il suo passato.
Una cosa che invece Connor non era in grado di fare. Lui sapeva solo fuggire da lei, senza darle il conforto che gli chiedeva così disperatamente.

"Non mi interessa, può anche portarmi la luna stessa, per quanto mi riguarda. Mi ha ferita troppo, e oltretutto non ricorda nemmeno il perché..." Candidus si morse il labbro per la frustrazione.

"E se ricordasse? Farebbe differenza per te, Candidus?"

L'altra non rispose, mantenendo un ostinato silenzio.

Satyria sospirò, in seguito si alzò, diretta verso l'uscita. "Vado a comprare dei dolci, ok? Così ce li mangiamo insieme. Tu sorveglia l'edificio dal cortile, un po' d'aria fresca ti farà bene."

"Aaah, sì, capo!" Alla ragazza si illuminò il volto.

Vederla sorridere in quel modo provocò in Satyria un'immensa sensazione di tepore che la rese incredibilmente felice.
Amava Candidus, così come Ater, dal profondo del suo cuore.

"Allora, vado e torno." Si congedò, allegra, aprendo la porta.

"Capo?" La trattenne la giovane.

"Sì?"

"Ehm... quell'uomo con cui ti ho vista, sulle colline a Gloomport Town... cosa c'è tra voi?"

Satyria si rabbuiò per qualche secondo, facendosi pensierosa. Le rivenne in mente il giorno in cui aveva visto Connor curvo e gravemente ferito, dopo gli scontri al molo. Il terrore che si era impadronito di lei, solitamente sempre impassibile a tutto.
Lui era la sua unica debolezza, come lo erano Ater e Candidus. Le sole persone con cui non riusciva a celare ciò che provava. Quella volta però, Connor l'aveva respinta ancora, e lei non ne poteva più di inseguirlo.

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