Capitolo 33

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"Ehi, Masami, muoviti con quel laser!"

"Non è un laser, è un raggio di uranio, imbecille."

"E non è la stessa cosa?"

"No!"

Nella parte inferiore della nave galleggiante solitaria nel mare si aprì un varco, da cui fuoriuscì la testa di Ishii Masami, intento a guardarsi intorno con aria circospetta. "Sembra non ci sia nessuno nei paraggi, via libera, amici." sussurrò.

"Di certo non sono tuo amico, razza di nano da giardino." gracchiò Danny Wolf dall'interno, l'unico a fare baccano insieme al compagno di squadra nella stiva.

"Smettetela, voi due, o volete farvi sentire dal nemico?" sibilò dall'interno la voce tagliente che apparteneva a Peste Nera. "Avanti, usciamo di qui."

Masami si sporse per calarsi lentamente dalla fessura circolare che aveva creato col sottile e preciso raggio d'uranio che aveva emesso dal sito, ma Danny lo spinse via con un calcio, facendolo cadere di peso in acqua.

"Maledetto bastardo, questa me la paghi, te lo giuro!"

"È colpa tua che sei lento. La mia gamba ha avuto un riflesso nervoso." borbottò Danny, raggiungendolo con un tuffo subito dopo.

"Bene, sembra che i Guardians si stiano dividendo in gruppi per esplorare la zona, è la nostra occasione." affermò Peste Nera, il becco appuntito che fuoriuscì dalla parete lignea dell'imbarcazione. "Nuoteremo silenziosamente fino a un punto della spiaggia lontano da loro, due alla volta. Dopo dieci minuti dalla partenza di una coppia, si caleranno altre due persone in modo da non destare sospetti. Ogni duo si dividerà e ucciderà i gruppi Guardians che gli capiteranno a tiro: è tutto chiaro?" chiese, dopo aver spiegato il piano d'azione.

"E non farla tanto lunga, Jack. Ne abbiamo già parlato mille volte durante il viaggio." si lamentò Jansen, appoggiato alla parete di legno.

"Non chiamarmi mai più con il mio nome, Dolberg, o potresti pentirtene. Lo sai bene." lo minacciò con voce sommessa Peste Nera.

"Sì, sì. Che rompipalle." fece il gigante, annoiato.

"Non serve a nulla discutere, cerchiamo di essere professionali." Il vocione di Bartolomeu tuonò alle loro spalle, seduto a gambe incrociate sulla superficie cigolante della stiva, tra vecchie casse polverose e cianfrusaglie varie.

"Non ti scalfisce mai nulla, eh? Hai mai sorriso in vita tua?" lo punzecchiò Dolberg.

"Dacci un taglio, Jansen." soggiunse Masamune, che stava controllando lo stato dei suoi spallacci e dell'armatura in generale con estrema cura.

"Certo che siete noiosi, voialtri..." bofonchiò l'omone.

"Allora noi partiamo, cominciate a tenere il conto!" Danny salutò i colleghi, iniziando ad allontanarsi a nuoto insieme a Masami, verso la zona a ovest della riva, lontano dall'accampamenfo dei Guardians.

Peste Nera li guardò nuotare sotto la fioca luce celestina dell'ora che precede l'alba. I loro nemici erano ancora addormentati ma non lo sarebbero stati per molto, e c'erano sicuramente turni di guardia in atto. Inoltre, se avessero deciso di attaccarli in quel momento, sicuramente Faraday se ne sarebbe accorto in qualche modo. Non potevano rischiare di finire in uno scontro in inferiorità numerica, soprattutto se quel maledetto vecchio era tra gli avversari.

No, li avrebbero uccisi uno alla volta, divisi tra loro, soverchiandoli e schiacciandoli in gruppi separati e con scaltrezza. Poi, avrebbero preso il controllo dell'isola, e una volta radunati gli altri membri dell'esercito ribelle, sarebbe diventata una vera e propria base ricca di spazio e risorse da sfruttare. Un nuovo mondo che avrebbe funto da motore per la sottomissione dell'ordine attuale nel Continente centrale.

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