Capitolo 6

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Saga del Torneo della South Arena

"E questi da dove sono usciti?" pensò Peter

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"E questi da dove sono usciti?" pensò Peter.

Sembravano tutto tranne che guardie. Soprattutto l'uomo col cespuglio azzurro in testa, che non la smetteva di scaccolarsi con aria pigra. Quello dai capelli rossi sembrava avere almeno un atteggiamento più serioso, anche dal suo portamento più elegante rispetto all'altro. Ciò non toglieva che nemmeno lui pareva aver voglia di trovarsi lì.

"Quindi siete voi i vincitori, eh? Ma siete quattro mocciosi. Cavolo, è proprio vero che di questi tempi i veri guerrieri scarseggiano." esordì Cespuglio Azzurro, trascinando le parole.

"E saresti tu il vero guerriero?" lo incalzò il compagno.

"Sta' zitto, io appartengo a una razza in estinzione. Quella dei grandi guerrieri che puntano dritti al proprio futuro a testa alta."

"Ma se stamattina ti ho svegliato io, altrimenti non saresti neanche venuto perché avevi sonno." sbottò il rosso.

"Sarei arrivato in elegante ritardo." ribatté l'altro.

"Non saresti arrivato proprio!"

"Ora mi hai stancato, vuoi che te le dia qui? Eh?!" esclamò il cespuglio.

"Non aspetto altro!"

"Ehm... scusate." azzardò Alex.

"Che vuoi?!" sbottarono all'unisono i due.

"Vorremmo andare dal maestro Fujiwara. Sapete, il premio del concorso..." intervenne Dorothy.

"E perché mai vorreste andare da quel vecchio rimbambito? Perché invece non andate a farvi un panino? Con la licenza Guardian non pagate... ah!" La guardia dai capelli rossi aveva sferrato un calcio in testa a Cespuglio Azzurro.

"Non badate a questo pagliaccio, vi scorteremo subito dal maestro." disse, mentre l'altro continuava a sbraitargli contro insulti. "Io mi chiamo Okajima Saito e il buffone qui vicino è Isao Takeshi. Seguiteci, prego."

"Non saliamo sul furgoncino?" chiese Peter, visibilmente esausto dalle numerose fatiche affrontare durante il concorso appena vinto.

"Ah, questo? Non è nostro, è solo un furgone che abbiamo trovato in mezzo alla strada e su cui ci siamo appoggiati." replicò Saito.

"Ma questi ce l'hanno voglia di vivere?" bofonchiò, incredulo, Somber.

Seguirono dunque le due strane guardie e iniziarono a incamminarsi verso la dimora del misterioso maestro Fujiwara. Ormai il verde della zona oltre il boschetto andava diradandosi fino a sparire, facendo posto a un largo sentiero asfaltato che limitava alberi e cespugli alle zone confinanti laterali, distaccate di diversi metri. Davanti a loro si estendeva l'orizzonte, senza che si scorgesse nessun edificio o luogo abitato. A quanto pareva, il loro cammino sarebbe stato piuttosto lungo.

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