Capitolo 24

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Dorothy guardò bene Jansen Dolberg. Ne studiò ogni parte con attenzione, imprimendola a fondo nella memoria. Era lui, allora. Era lui la causa di tutte le sue sofferenze, la persona per la quale era finita in mezzo a una strada, preda di un mondo crudele e spietato. Colui che l'aveva condannata alla solitudine schiacciante. Alle torture, le molestie che il suo corpo aveva subito. A crescere violentemente, troppo presto.

"Ti uccido." mormorò Dorothy, continuando a guardarlo con occhi spiritati. Sprigionò un'aura lucente immane dal suo corpo, estrasse le pistole e si preparò ad aggredirlo.

Una mano ferma, tuttavia, le si posò sulla spalla, trattenendola.

Dorothy tornò in sé di getto. "Eh? Cosa fai?" chiese senza quasi pensare alla donna che l'aveva bloccata.

Summer le stava sorridendo come avrebbe fatto una sorella maggiore, o una maestra. Una figura che non aveva mai conosciuto. "Non attaccarlo con tutto il tuo odio, non servirebbe a niente. Lui è più esperto di te, Dorothy."

"E anche voi, statevene buoni per ora." intervenne Bonny, brusca, rivolta a Peter, Alex e Somber che si erano già preparati a combattere insieme all'amica.

"Che razza di persone saremmo se lasciassimo dei novellini affrontare la peggior banda criminale esistente?" le fece eco Koyomi.

"Saremmo feccia." concluse con un mezzo sorriso Cornelius.

Il gruppo di Guardians esperti si mise in posizione di combattimento davanti ai quattro novellini. Quelle schiena ampie, quelle sagome alte e rassicuranti, sembrava brillassero di luce propria ai loro occhi.

"Lasciate fare ai grandi." Bonny sogghignò con aria sprezzante, curva in posizione di combattimento.

Peter li osservò con un misto di ammirazione e invidia. Erano Guardians esperti, guerrieri navigati da prendere come esempio. Gli trasmettevano autonomia, indipendenza e forza. Li percepiva come un traguardo da raggiungere, negli anni di formazione che lo attendevano. E la prospettiva lo rendeva euforico.

Jansen esibì una risata aspra, lacerando quel momento di contemplazione. "Ok, ok, non ho ben capito quale parente stretto dovrei avere ucciso in passato, non tengo mica il conto! Ma state sicuri che presto sarete dall'altra parte anche voi, così chiunque sia in lutto avrà un po' di sollievo." minacciò con voce roca e un tono divertito.

"Faresti meglio a non sottovalutarci." tuonò Cornelius. "Io e la mia partner qui ci prenderemo la tua testa." aggiunse, posizionandosi insieme a Bonny di fronte a lui.

"Ben detto, Corn!" esclamò la compagna.

Karasu e Antonio nel mentre si stavano scrutando, l'atmosfera tra di loro era tesa mentre lo sguardo dell'uno schermava quello dell'altro al centro del molo. Nelle loro teste, forse, stavano scorrendo le immagini del passato che un tempo avevano condiviso. Oppure solamente il modo più veloce per togliere la vita al nemico, poiché era questo ciò che rappresentavano l'uno per l'altro, ormai.

"Bene, bene... ecco l'allievo straniero del maestro Fujiwara. Mi sorprende che non te ne sia già tornato strisciando nel Continente meridionale, Antonio Santos." provocò Karasu.

"È perché, a differenza tua, io ho ancora qualcosa da proteggere qui, Asmodeus Karasu." rispose per le rime Antonio.

"Mi piacerebbe stare qui a confutare questa tua sciocca affermazione, ma direi che sono più attratto dall'idea di ammazzarti come un cane e prendere possesso della tua nave."

Antonio inarcò ancora di più le folte sopracciglia marroni, sconcertato dalle parole dell'ex compagno. "Troviamo un posto più tranquillo, dunque, che ne dici?"

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