Capitolo 63

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Peter, Alex, Dorothy e Somber osservavano l'uomo davanti ai loro occhi, intimiditi dalla sua imponente presenza, sebbene non fosse un gigante di stazza.
Non si sarebbero mai aspettati di trovare il capo dei Vulture, Asmodeus Karasu, proprio fuori dal dojo del maestro Fujiwara, che i quattro amici consideravano un vero e proprio rifugio contro qualunque intemperie esterna.

"Immagino siate sorpresi di vedermi qui." Esordì Karasu, con il tono mellifluo e minatorio che lo contraddistingueva. "Eppure, non è strano voler rivedere la propria dimora." Continuò.

Nei suoi occhi albergava una malinconia che colpì Peter in maniera particolare. Non avrebbe mai creduto che in profondità quell'uomo potesse covare sentimenti d'affetto per qualcosa.
"Che senta la mancanza di questo luogo? In fondo, stando alle parole di Takeshi, Saito e Antonio, un tempo lui viveva qui insieme a loro." Pensò. "Finora non avevo mai riflettuto su ciò che potesse provare Asmodeus Karasu."

Dorothy si fece avanti con fare aggressivo, come a volerlo sfidare.
Nel frattempo, Takeshi osservava la scena fingendo di dormire, pronto a intervenire.

"Che cosa vuoi? Hai intenzione di crearci problemi?" Minacciò la ragazza.

L'atmosfera pesante fu immediatamente spezzata da un sorriso sereno di Karasu, il quale si avvicinò ai quattro Guardians senza che nessuno di loro avvertisse l'impulso di fermarlo, o di ritrarsi.

"C-cosa fai?" Azzardò Alex, mentre Takeshi si accingeva ad alzarsi per difenderli.

Somber si preparò con poca convinzione a evocare la Mugenyoru, per contrattaccare.

Con grande sorpresa dei presenti, però, tutto ciò che Karasu fece, fu posare le mani sulla testa di Peter e Dorothy con un tocco straordinariamente gentile, mentre fissava con aria nostalgica tutti i nuovi allievi del suo vecchio maestro.

"Questa sensazione... che strano..." sussurrò Peter.

"È... piacevole. È calda e benevola." Rifletté Dorothy nello stesso momento, mentre la mano di Karasu premeva delicatamente sul suo capo.

"Ma che cosa?" Disse tra sé e sé Takeshi.

Karasu volse i propri occhi corvini verso Peter e i suoi compagni.
Le foglie dei ricurvi alberi verdi intorno al vialetto pietroso, all'esterno del cancello d'ingresso al dojo, svolazzavano nell'ambiente, donandogli maggiore serenità e trasmettendo un totale senso di pace.

"Sembra così gentile in questo momento." Pensò Alex.

"Ma cosa gli è preso?" Somber era piuttosto confuso riguardo la situazione, nonostante si sentisse in qualche modo attratto da quel comportamento, da quel conflitto interiore che aveva percepito nel samurai vestito di nero.

"Mi raccomando, non lasciate che il mondo in cui vivete vi corrompa. Il vostro legame è prezioso." Mormorò Karasu. Il suo sguardo era molto triste mentre elargiva loro quelle parole.
Rivolse gli occhi stanchi ancora una volta verso la piccola ma accogliente abitazione di fronte a lui, poi ritirò i ruvidi palmi dai capelli di Peter e Dorothy, e fece per dileguarsi con calma.

"Karasu, cosa hai fatto, maledetto?!" Esclamò Takeshi, arrivando agitato davanti allo spadaccino.

L'altro gli mostrò un ghigno molto più simile a quelli che Peter e gli altri erano abituati a vedere sul suo volto.
"Li hai captati i segnali, Takeshi? Sta per succedere qualcosa, la squallida pace autoimposta a cui sei tanto devoto verrà finalmente cancellata. Non temere, presto potrai confrontarti con me un'ultima volta." Sibilò, con voce bassa e serpeggiante.

"Bastardo... non avvicinarti mai più a loro, mi hai capito?" Tuonò Takeshi, un'espressione dura nei suoi accesi occhi azzurri.

"Tu che proteggi seriamente qualcuno? Se questo non è il colmo, allora non so quale possa essere..." replicò Karasu, voltandogli poi le spalle e incamminandosi lontano dal dojo.

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