Capitolo 90

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Peter induriva le proprie nocche e stringeva le dita a pugno fino a farne schioccare le falangi, mentre fissava coi suoi occhi blu scuro, colmi d'apatia, l'uomo di fronte a sé. Colui che il ragazzo nemmeno considerava più un essere umano, ma solamente un bersaglio da cancellare dall'esistenza. Non avrebbe mai potuto perdonare Peste Nera, per nessuna ragione al mondo, e oramai la sua identità celata non lo incuriosiva neanche più: voleva solamente porre fine alla tragica storia durata anni, riguardo la povera Misty, di cui quell'essere ignobile era stato un'immagine focale.

Peste Nera contraccambiava lo sguardo nel suo impermeabile nero, indecifrabile come al solito. Non tremava, non dava l'idea di essere irato né intimorito, ma forse, in un certo senso, solamente affascinato dal giovane nemico.

"Cosa aspetti, Peter? Non mi aggredisci? Non vuoi vendicare la piccola Misty? o dovrei dire Akira..." Lo provocò, sogghignante, dall'interno della maschera. "Non ti aspettare che faccia io la prima mossa, sono troppo curioso di vedere come tenterai di sfogare il tuo odio su di me..."

Peter mosse alcuni brevi, pesantissimi passi verso di lui, i capelli castani arruffati dall'aria pestifera della contorta e lugubre palude che attorniava i due.
"I morti non parlano. Perché è questo che sei per me, putrido verme." Rispose, gelido. "Tra poco raggiungerai Kiryuu nell'Aldilà, e ti assicuro che a entrambi aspetta l'inferno."

Peste Nera rise. Una risata soffocata e interiore, ma sinistra e prolungata allo stesso tempo.

"Che hai da ridere?" Sbraitò Peter.

L'altro uscì dalla lieve penombra da cui era parzialmente nascosto.

"Paradiso, Inferno, Purgatorio... quest'ordine utopico, volto a racchiudere le anime degne e indegne delle persone, non è altro che un mero tentativo di porre un senso laddove è chiaro che non esista: le nostre azioni e scelte durante la vita. Esiste solo ora, io, gli altri, e ciò che posso fare per prevaricare su di loro. Dio non esiste: Dio è l'Uomo, e l'Uomo è Dio. Se vuoi uccidermi, fallo e basta, Peter! Non in nome di una qualche superflua giustizia divina, ma solo del tuo autentico diletto personale..." gli occhi rossi di Peste Nera brillarono oltre la maschera a becco. Fece cenno a Peter di avvicinarci con i suoi guanti candidi, macchiati dal sangue di centinaia di vittime della sua follia.

"È proprio quello che farò, mostro. Adesso ti distruggerò, ti ridurrò a brandelli!" Esclamò Peter, aprendo in un istante un portale alle spalle dell'assassino.
L'aria vibrò e venne distorta, mentre dal varco appariva la mano del Guardian, che sparò un enorme raggio di vento misto a fulmini: una vera e propria tempesta.
"ELECTRO-TORNADO!"

Peste Nera fu reattivo, e balzò con una capriola all'indietro, cosicché l'attacco ritornasse dritto al mittente, anche se Peter era già pronto all'evenienza.

Aprì un nuovo varco dinanzi a sé, annullando il precedente, e la scarica riapparve a mezz'aria fuoriuscendo da un altro ancora, proprio nel punto in cui si trovava il Vulture.

Peste Nera poté solamente cospargersi di Armor Kaika e innalzare all'ultime istante un muro approssimativo, composto da tanti serpenti velenosi che esplosero al contatto con l'ondata tempestosa.

"WALTZ SNAKE" Cantilenò.

L'uomo atterrò, indenne, di nuovo dirimpetto a Peter, il quale lo fissò con indifferenza sotto la nube verdognola e grigiastra che li sovrastava.



Per pochi istanti, l'atmosfera silente della palude immerse i due mentre scrutavano l'uno negli occhi dell'altro. Poi, in un lampo, il ragazzo partì verso l'assassino a velocità devastante.

Tentò un gancio sinistro al volo, mentre si manteneva sospeso a mezz'aria con il Kaika del vento, schivato però con un movimento repentino verso il basso dall'altro; l'aura fulminea scaturita dal pugno si disperse nel vuoto, rendendo l'aria tremolante e instabile per qualche secondo.

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