Capitolo 1

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Saga del concorso speciale per Guardians

Era il tramonto e Peter si trovava disteso sul tetto, com'era sua abitudine, a guardare il cielo e pensare

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Era il tramonto e Peter si trovava disteso sul tetto, com'era sua abitudine, a guardare il cielo e pensare. Faceva caldo, cosa normale dato che era una sera di fine estate, ma spirava un dolce venticello a rendere il clima gradevole.

"Ecco dov'eri, dovevo aspettarmelo da uno sfaticato come te. Allora, pronto per stasera?" Il ragazzo che l'aveva disturbato era Alex, il suo migliore amico. Aveva tredici anni, uno in meno rispetto a lui.

Il giovane intento a fissare assorto il firmamento fino a pochi secondi prima assunse un'aria corrucciata e lo osservò per qualche istante: i capelli di un biondo acceso si sposavano bene con il color cielo dei suoi occhi tenui, ad adornare un viso dai tratti delicati e uno sguardo perennemente dubbioso.

"Vieni sempre a rompere, eh? Ovvio che sono pronto, abbiamo pianificato a lungo la fuga." rispose Peter. Lui invece aveva un aspetto più selvaggio, caratterizzato da arruffatissimi ciuffi castani e due iridi blu scuro come le acque dell'oceano. La mascella prominente gli conferiva una certa durezza che intimoriva a una prima occhiata.

"Per caso c'è qualcosa che non ti convince?" aggiunse. "Se hai dubbi è meglio che lo dici subito, Alex."

"Sai che ti seguirò per darti manforte, e poi anch'io sono stufo di stare qui senza far nulla, ma spesso mi chiedo perché tu voglia fuggire con tanta urgenza. Ormai ti mancano due anni e uscirai comunque." Alex si distese vicino a lui come sempre, contemplando il cielo a sua volta, mentre il sole tramontava, tingendolo di rosa e oro.

Peter sospirò. "La verità è che io non sono il tipo da fughe e avventura. Ho amato questi anni calmi all'orfanotrofio e miss Gilda mi mancherà, è sempre stata gentile. In realtà, tutto quello che vorrei è avere una vita semplice e tranquilla, il mio piccolo posticino nel mondo, si può dire. Ma sai..." mormorò, mentre d'un tratto un bagliore esaltato illuminava i suoi occhi. "C'è una cosa che mi ha sempre tormentato, è più forte di me. Voglio scoprire chi fossero i miei genitori. Fino a quel momento, sento che non riuscirò a godermi la vita serena che auspico."

"Io non ho questo bisogno di saperlo." ribatté Alex. "Se mi hanno lasciato qui, vuol dire che non volevano avere niente a che fare con me, o che sono morti. Preferisco guardare avanti." sentenziò.

La sua poteva sembrare una visione cinica delle cose, ma la verità era che Alex cercava sempre di vivere seguendo la razionalità e la sicurezza, perché sapeva che lasciarsi andare alle fantasie che spesso gli popolavano la mente il più delle volte significava rimanere delusi.

"Senti..." chiamò ancora l'amico, dopo qualche secondo. "Credi davvero che diventare un Guardian ti farà scoprire qualcosa sui tuoi genitori? Ho sentito che in questo genere di concorsi la gente muore."

Era vero: diventare Guardian voleva dire che sapevi il fatto tuo, e che eri pronto anche ad affrontare situazioni di vita o di morte. Dopotutto, era la branca più varia del governo Guardians che era subentrato allo Shihaiken, il precedente regime famoso per i suoi leggendari samurai, dopo la Guerra Rossa. Un conflitto, quello, che aveva portato solo morte e disperazione, secondo quanto udito dai due ragazzi.

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