Capitolo 48

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Sybil osservava la maestosa schiena di Hanz Becker davanti a lei. La schiena che spesso aveva guardato pervasa da mille dubbi, riguardo soprattutto il motivo per cui quell'uomo aveva permesso che lei lo seguisse, e trovasse uno scopo nella vita. Si chiedeva sempre se Hanz conoscesse qualcosa riguardo il suo passato, i ricordi che aveva perso.

In quel determinato momento però, i dubbi che ronzavano nella testa di Sybil erano altri.

I volti impauriti, disperati delle persone che dal basso evitavano lo sguardo di Hanz, così come quello di Sybil e i suoi due compagni Russell e Tora, la atterrivano ogni momento di più.
Si trovavano su una piattaforma al centro della piazza principale di Cobalt, per scegliere a sorte i dieci schiavi di razza Guardian che quel mese sarebbero stati inviati all'Esercito Guerrigliero.

"Allora era vero... la questione degli schiavi corrispondeva a verità. Sono parte di questo, sono questo tipo di persona..." continuava a pensare la ragazza.
"... una schiavista."

Russell sembrava essere inflessibile riguardo la situazione, così come Tora. Evidentemente, lo sapevano già da tempo, mentre a lei non era stato mai rivelato, probabilmente per evitarle proprio questo tipo di pensieri, questi sensi di colpa opprimenti.

"Io non voglio più fare parte di questa organizzazione. Vorrei andarmene. Ma dove potrebbe mai andare una smemorata come me? Non sopravvivrei mai, il mondo mi rifiuta e continuerà sempre a farlo.
Non mi è concesso nemmeno l'accesso ai miei ricordi, cosa potrebbe sperare in fondo una come me?" Sybil guardò Tora, il quale sembrava essersi accorto del suo disagio.

"Sybil, ricorda che i Guardians si sono macchiati di crimini di guerra pari a questi, se non peggiori negli anni. Non farti scrupoli." Le disse, avvicinandosi.

"Non si tratta di questo, io stessa sono di etnia Guardian, come anche il signor Becker e Russell. Stiamo togliendo la libertà a degli esseri umani, non importa a che gruppo etnico appartengano. È impossibile che io non mi faccia scrupoli." Rispose chiaramente Sybil.

Con Tora non si preoccupava di nascondere i suoi pensieri, era sempre stata legata a lui da una forte empatia. Si fidavano l'uno dell'altra.

"Capisco come ti senti, personalmente, io sono mosso dall'odio e il mio giudizio è offuscato, mi dispiace."

"Lo so, la tua famiglia è stata sterminata durante la guerra e sei rimasto orfano. Posso capirti, Tora."

Lui le rivolse un lieve sorriso come per infonderle coraggio, poi si voltò verso la folla inerme.
Sybil guardò Russell, che non lasciava trasparire emozioni.
Era sempre stato un tipo che trasmetteva, quasi imponeva coraggio solo con la sua presenza.

Dava l'impressione di essere forte e trasferiva quell'energia, quella sicurezza, agli altri semplicemente stando loro accanto.

Sybil lo rispettava profondamente e lo considerava estremamente affidabile. "Non ho un altro posto dove andare." Rifletté la ragazza, voltando ancora lo sguardo verso la sagoma di Hanz che si preparava a comunicare i nomi segnati su delle strisce di carta, che aveva estratto a sorte dalla popolazione della città.
"Il mio posto è qui insieme a queste persone, le uniche che mi abbiano mai accolto. Sono come loro, non posso negarlo.
Per sopravvivere in questo mondo che si rifiuta di donarmi persino la mia memoria, sopporterò anche questo peso." Sybil strinse forte i pugni e cercò di scacciare ogni preoccupazione e senso di colpa. Anche se il peso che sentiva gravare su di lei continuava a infastidirla, facendola innervosire e rendendola frustrata. "Per il destino è giusto che io soffra. E lo accetterò."

Intanto, Hanz aveva iniziato a comunicare i nomi, arrivando alla decima e ultima persona. "L'ultima persona prescelta è: Maria Pinkerton." Annunciò, freddo come il ghiaccio.

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