Capitolo 97

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Takeshi fissava il cielo nero e annuvolato che prometteva pioggia, il volto duro e deciso, la spada dall'elsa azzurra riposta nel fodero, ma pronta a essere sguainata per ciò che presto avrebbe dovuto fronteggiare.

Quella a difesa di Haru, la capitale del Continente centrale, si prospettava come la più sanguinosa e straziante delle battaglie nella Guerra Rossa, e probabilmente anche quella decisiva a seconda dell'esito.
Se avessero perso la loro maggiore base e miniera di risorse belliche, il conflitto sarebbe volto nettamente a vantaggio dei Guardians, e nel giro di pochi mesi i nativi avrebbero perduto la loro terra, già contaminata in gran parte dalla presenza degli invasori.

Accanto a Takeshi, troneggiavano in prima posizione nell'avanguardia Karasu, Saito e Antonio con le loro lunghe tuniche.
Il migliaio scarso di militi che accompagnavano i quattro in quell'impresa li osservavano ammirati: solamente la loro presenza sul campo spoglio e brullo che precedeva di un centinaio di miglia la città di Haru contribuiva a sollevare il morale alle stelle.

Isao Takeshi nella sua tunica azzurra, una fascia attorno ai capelli della medesima tonalità, veniva chiamato l'Inugami Celeste, poiché proprio come un cane da guardia restava sempre vigile di notte a proteggere il dojo a cui faceva ritorno dopo gli scontri. E così si comportava anche in tutti gli accampamenti che presiedeva nelle lunghe operazioni di guerra.

Asmodeus Karasu, vestito completamente di nero, era conosciuto come il Corvo della Morte, per la ferocia con la quale la sua sagoma scura piombava su ogni nemico.

Okajima Saito, in vesti rosse, e Antonio Santos, nella sua armatura d'ebano composta da Kaika solidificato, per tutti erano il Cervo Insaguinato e la Nera Armatura, per le forme che acquisivano le loro tecniche uniche con le quali mietevano centinaia di vittime.

Nel giro di pochi minuti i Guardians sarebbero apparsi all'orizzonte simili a cavallette nelle loro verdi corazze, luccicanti come la brina in una mattina d'inverno e sferraglianti come pentole.

Nessuno parlava, si attendeva solamente l'arrivo dei nemici, e il conseguente segnale d'attacco del generale Masamune.

Nonostante fossero in inferiorità numerica, ogni soldato si fidava delle capacità strategiche del generale, nonché dell'enorme forza che risiedeva nei quattro più grandi guerrieri del continente presenti quel giorno.

L'unico che mancava all'appello era Fujiwara Taiyo. Apparentemente colto da un misterioso quanto improvviso malore, era rimasto tra le mura di Haru, sebbene nessuno l'avesse più visto dopo la strana notizia legata al suo malessere.

I minuti volarono e, dopo poco, il suono di migliaia di passi preannunciò l'apparizione dei Guardians. Tra di loro Takeshi riconobbe alcuni volti famigerati: Larina Sadame guidava il mastodontico esercito e ai suoi lati, feroci nel loro stoicismo, avanzavano a passo rapido Mary-Beth Bloomfield e Hanz Becker: i più grandi maestri d'Energia Oscura conosciuti.

"Hanno portato i pezzi pregiati." Sprezzante, Saito spezzò il silenzio, anche se non la tensione.

"Vogliono chiuderla oggi stesso." Gli fece eco Karasu.

Takeshi, come gli altri, poggiò un mano sull'elsa della spada. "Ci siamo."



Lo scontro si svolse in fretta.

Dopo che Larina ebbe alzato una mano, imitata subito da Masamune, tutto ciò che chiunque riuscì a distinguere sul campo di battaglia furono grida, spari e fendenti vibrare nell'aria, a volte cozzando sonoramente contro l'acciaio nemico.
Oltre ai soldati semplici, muniti di fucili e pistole dai proiettili in Kaika o Galena, vi erano quelli speciali, utilizzatori di Kaika ed Energia Oscura, sebbene questi ultimi in particolare fossero praticamente solo due, ovvero Hanz e Mary-Beth.

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