Capitolo 144

23 5 160
                                    

La spiaggia su cui era situato l'accampamento era finalmente tranquilla, affrancata dal fracasso fino a qualche ora prima assordante per i preparativi e l'organizzazione dell'accampamento. Le tende e gli alloggi punteggiavano la zona, contaminando la bianca purezza della sabbia, accogliendo i raggi del sole con i loro tessuti opachi. In quell'ambiente momentaneamente pacifico, gli occhi color cielo di Emily perscrutavano la foresta che si estendeva per miglia e miglia dinanzi a lei, lo sguardo apprensivo che era lo specchio della sua preoccupazione.

Prima dell'addentrarsi nella vegetazione da parte dei gruppi di esplorazione designati da Amber, un ragazzo che ormai lei conosceva bene le si era avvicinato con aria urgente e un'espressione che lasciava trapelare tutto il suo disagio.

Somber.

Emily ricordava ancora in quel momento, mentre le sue iridi erano perse nel punto in cui lo spadaccino era sparito con Peter, le parole che le aveva rivolto. Parole di scusa. Parole che non si sarebbe mai aspettata, non da lui. Soprattutto se non erano necessarie.

La morte di Soyo e Takao non era certo stata colpa sua, così come quella di abbandonare i ribelli era stata una sua scelta ponderata, su cui non avrebbe potuto esprimersi, e a cui opporsi sarebbe stato inopportuno. Avrebbe voluto dirgli queste parole, ma come spesso accadeva, Emily non era riuscita a dar voce alla sua logica, seppur innata, a causa dei suoi sovrastanti sentimenti.

Era una lotta continua e violenta, quella tra ragione e cuore dentro di lei. Una confusione che spesso la portava a esprimere a gesti impulsivi ciò che pensava, il frutto dei suoi tormentati processi mentali.

Così, d'impulso, l'aveva abbracciato.

Sentire l'iniziale rigidità di Somber sfociare quasi in morbidezza nel momento in cui aveva ricambiato le aveva riempito il cuore di quel calore di cui necessitava sempre. Era un affetto goffo quello che mostrava il cupo spadaccino, ma proprio per questo le era sembrato spontaneo. Andava bene così.

Avrebbe voluto dirgli quanto ancora lo adorasse, di non convincersi mai del contrario, ma alla fine erano stati quegli intensi eppure fugaci secondi a parlare per entrambi.

Ora Emily sentiva che andava tutto bene con lui, che la sua vita poteva ricominciare senza questioni in sospeso, dopo la spedizione.

"Ehi, avete sentito? Qualcosa si avvicina..." La voce vicina di Ater catturò la sua attenzione.

Quando si voltò, il lampo di paura nei suoi occhi sconvolse in un attimo il suo stato d'animo. La calma e la speranza di prima furono distrutti in una frazione di secondo.

Soprattutto quando attivò a sua volta il Vision Kaika, e lo percepì.

Quel potere assoluto. Puro. Terrificante.

Proveniva dai boschi, e si avvicinava lentamente, eppur inesorabilmente. Ineluttabile.

"L-lui... è lui..." balbettò la ragazza.

In breve, Sybil le fu accanto, assieme ad Ater, a guardare insieme il punto centrale nei boschi da cui proveniva quell'energia.

Amber uscì dalla tenda principale in cui sostava e rivolse un'occhiata carica di tensione verso quella direzione, stringendo il pugno con vigore. Senza batter ciglio, cominciò a ordinare a gran voce a tutti i membri dell'equipaggio incapaci di combattere di evacuare il luogo, e raggiungere la nave ormeggiata a riva con le scialuppe d'emergenza.

"Non sento il Kaika degli altri. Alex, Somber... nessuno." Disse Sybil, tremante.

"No. Ci sono, ma debolissimi. Sono stati sconfitti." La corresse Ater. "E ora sta venendo qui. Vallkai." Il suo stesso nome era una promessa di morte.

GuardiansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora