Capitolo 15

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L'interno dell'arena era buio. Si stava facendo sera e i quarti di finale si sarebbero tenuti l'indomani in mattinata. Tra i corridoi al piano superiore, dove si trovavano una accanto all'altra le stanze destinate ai partecipanti al torneo, si aggirava una misteriosa figura incappucciata dalla corporatura snella e minuta sotto una lunga cappa purpurea. La sagoma si fermò davanti alla porta numero tredici, la aprì con delle chiavi ed entrò. Si sedette su uno sgabello accanto al letto, cominciando a sfilarsi lentamente le scarpe, il viso celato dalla penombra del cappuccio.

"Ci rilassiamo, eh?"

La persona incappucciata si voltò istantaneamente, aggredendo con un coltello l'uomo nell'ombra seduto sul divanetto in tela rossa alle sue spalle.

Lui bloccò la mano che impugnava il coltello, afferrando saldamente il polso. Nello scatto il cappuccio scivolò, rivelando il viso di una donna molto affascinante dai capelli ramati, una lunga coda laterale che le pioveva lungo la spalla sinistra e occhi viola acceso puntati sull'assalitore.

"Oh, sei tu, Connor."

"Impetuosa come sempre, vero, Satyria?"

"Sta' zitto, mi hai spaventata." borbottò lei, seria, voltandosi di nuovo di spalle.

"Un membro dei Vulture si spaventa per così poco, adesso? Siete davvero caduti in basso..."

"Cosa vuoi?" la donna assunse un'aria accigliata.

"La vera domanda è l'opposta, mia cara. Cosa volete tu e la tua organizzazione in una manifestazione come questa? I cani Guardians si stanno innervosendo, sai..." bisbigliò Connor.

"Ammetto che la loro presenza qui è stata un fastidio non da poco. Ho dovuto nascondere bene il mio Kaika e le mie abilità, ma sono stata scoperta lo stesso, sembra."

"Non hai risposto alla mia domanda, dolce Satyria."

Lei mise il broncio. "Sei sempre stato uno che va' dritto al punto, eh? Se proprio vuoi saperlo, sono qui per te."

Connor sfoggiò un sorrisetto malizioso. "Hai finalmente ceduto al mio fascino?"

"Ti piacerebbe, eh? Sono qui per reclutarti. Unisciti alla nostra organizzazione, non essere più un cane randagio." Quella di Satyria era una richiesta, ma dal tono della sua voce appariva quasi come una supplica, qualcosa di più personale.

"Te l'ho ripetuto migliaia di volte, non mi interessa." rispose, freddo, Connor.

Lo sguardo di Satyria si fece malinconico per un attimo. Poi, diventò subito malizioso. "Neanche se mi avvicinassi così..?" sussurrò, appoggiandosi al petto di Connor e avvicinando il viso al suo. "È questo che vuoi? Il tuo prezzo?"

"Non provarci." la allontanò, un po' esitante, Connor. "Quei tempi sono finiti, e non mi piace ricordarli." aggiunse con tono leggermente irato.

"Già, immagino che sia così..." Satyria si voltò, assumendo un'espressione delusa.

Non c'era altro da aggiungere. Dopotutto, quella di infiltrarsi per provare a portarlo a sé era stata una sua iniziativa personale, di cui in realtà non sapeva niente nessuno, nemmeno nel suo misterioso gruppo.

Connor fece per andarsene, quando Satyria azzardò un ultimo tentativo. "A ogni modo, credo proprio che continuerò lo stesso il torneo. Ho sentito che ci sono diversi prospetti interessanti... mi piacerebbe proprio testarli io stessa."

Lui sgranò gli occhi. "Non osare ricattarmi..."

"Allora pensa alla mia proposta, in nome dei vecchi tempi." concluse con un falso tono dolce Satyria. Fare leva sugli ideali contorti di Connor sembrava ciò che si era riservata come ultima arma per convincerlo. E pareva anche funzionare.

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