Capitolo 76

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L'atmosfera vicino al litorale ai piedi di Araumi era tesa quanto una corda di violino.

Goro era circondato in entrambi i lati da Katsura e Shinobu, i quali con la loro postura minacciavano seriamente di aggredirlo da un momento all'altro.
I fulmini sul braccio rafforzato dal Kaika della donna sfavillavano, producendo uno sfolgorio radente, mentre l'aura ventosa dell'altro emanava un rumore sordo, simile a quello di un uragano in avvicinamento.

Il sudore freddo imperlava la fronte dell'anziano Guardian, che tutto si sarebbe aspettato tranne una reazione violenta di qualcun altro oltre Akira nel villaggio. All'inizio gli erano sembrate tutte pecorelle smarrite, impaurite dalla superiore tecnologia Guardian basata su armi dai proiettili in galena, che soffocava il Kaika e l'energia vitale altrui, e armature rinforzate.
Goro non aveva compreso perché lo avessero avvertito di fare attenzione agli Araumi, ma adesso capiva.

Quella gente era pacifica ma diventava spaventosa nel momento in cui si sentiva invasa, il loro Kaika era superiore a quello di ogni altra etnia e con la semplice presenza erano in grado di imprimere vero terrore negli oppositori.
Se non avesse inviato al più presto un netto messaggio per mettere le cose in chiaro, Goro pensò che probabilmente le cose sarebbero finite nel sangue, come d'altronde accadeva quasi sempre ormai in quei tempi di approssimazione a una guerra.

Il verso dei ribelli dello Shihaiken, dapprima un guaito, si era lentamente trasformato in un ruggito feroce e violento.

"Cos'avreste intenzione di fare, voi due? Avete deciso di morire tutti quanti? Osservate bene, guardate i miei uomini." Goro allargò le braccia platealmente, mostrando a tutte le anime inquiete presenti i soldati alle sue spalle, ognuno armato con lunghi fucili neri, con ogni probabilità carichi di proiettili fatti di galena. "Se attaccherete, scorrerà molto sangue, ve lo garantisco. Volete davvero rischiare per una misera ragazzina?"

"Liberala immediatamente." Gli occhi di Katsura erano due fessure svuotate di qualsiasi empatia, e Shinobu non era da meno.
Tutto ciò che si percepiva in loro era puro istinto omicida.

Goro ritrasse il collo, sentendo il calore dell'energia elettrica sfiorargli la pelle; avrebbe potuto reagire e dare l'ordine per sparare a tutti quei vermi, ma non era questo ciò di cui necessitava.
Quelle persone gli servivano. Il loro Kaika così straordinario era la sua priorità.
E in particolare quella ragazzina, capace di manifestarne uno puro e quasi infinito senza alcun elemento, e padroneggiare tutte e quattro le specialità, Goro aveva iniziato a considerarla una potenziale miniera d'oro.

"Hai sentito? Lasciala, ora!" Ruggì Shinobu.

Maschera-da-gatto aveva poggiato l'esile mano su qualcosa al di sotto del suo mantello blu.
I soldati puntavano le armi contro Katsura, Shinobu e il resto della popolazione mentre Hatori guardava il tutto, incredulo, con Nozomu in braccio.

Goro emise un verso a metà tra un sospiro e un grugnito di fastidio, e infine allargò i due blocchi di pietra che ancora incastravano Akira.

La ragazza cadde di schiena con un forte tonfo e un lieve gemito, intanto il suo corpo iniziava già a rigenerare le gravi ferite infertele.

"Come preferite, prendetevi la mocciosa." Borbottò.
Poi, gli angoli della sua sottilissima bocca coperta dalla barba si sollevarono malignamente. "Nonostante questo, il vincitore dello scontro sono io. Dunque, agirò come pattuito... giusto, ragazza?"
Goro rivolse ad Akira un ghigno disgustoso e lei non poté far altro che acconsentire.

Dopo un secco colpo di tosse annuì con un movimento tenue del capo. "D'accordo, puoi iniziare i trasporti..." concesse, un'espressione colma di frustrazione sul viso.

La situazione tornò calma, Katsura e Shinobu si allontanarono da Goro, piazzandosi accanto ad Hatori e Nozomu insieme alla dolorante, seppur in rapida ripresa, Akira.
La cosa certa era che, almeno per quel giorno, il Guardian non avrebbe dato ancora fastidio a loro cinque.



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