Guardians

By Reigan10

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[Completa - in revisione] In seguito alla terribile Guerra Rossa avvenuta dieci anni fa, il Continente centra... More

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Capitolo 100
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Capitolo 102
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Capitolo 105
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Capitolo 140
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Capitolo 142
Capitolo 143
Capitolo 144
Capitolo 145
Epilogo
Grazie!

Capitolo 128

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By Reigan10

Il terreno era smosso dalla flebile corrente sulla sconfinata e brulla distesa che era il campo all'esterno della città di New Spring, anche conosciuta dalla gente originaria del Continente centrale come Haru, la capitale. Tutto era pronto per lo scontro che avrebbe determinato per gran parte le sorti dell'infinita guerra combattuta tra Guardians ed Esercito Guerrigliero.
Quella che si era protratta a lungo già dal primo conflitto, foriera di odio al suo termine.
Sentimento alimentato e amplificato dalla causa ribelle, dall'esistenza dell'organizzazione dedita alla vendetta chiamata Vulture, dal malcontento dei guerrieri reduci dagli orrori visti durante le battaglie e i massacri in quell'insensato scenario bellico.

La rabbia, l'orgoglio spezzato, l'umiliazione avevano condotto al culmine della sopportazione, sfociando in un ulteriore susseguirsi di morte e dolore.

Nella Seconda Guerra Rossa, che adesso era alle sue battute finali.

La battaglia di Haru non sarebbe stata l'ultima, ma di certo i suoi protagonisti erano al corrente di quanto una vittoria avrebbe significato quel giorno. Per i soldati Guardians difendere la capitale e fonte di maggiori risorse belliche era vitale, così come per i ribelli conquistarla avrebbe voluto dire essere a un passo dal dominio totale sul continente.

Larina Sadame, in testa all'esteso esercito di cui era generale, imperava con il suo portamento regale e vigoroso. La manta blu che indossava sull'armatura svolazzava nella brezza spettrale di quel pomeriggio mortifero, mentre la lama della sua spada nel fodero risplendeva al contatto coi raggi pallidi del sole. Pronta a macchiare la sua candida superficie del rosso del sangue nemico.

Pensando alla battaglia che aveva combattuto sullo stesso fronte dieci anni prima, trovò ironico il fatto che allora stava tentando di conquistare la città che adesso invece era in procinto di difendere. Eppure, i suoi occhi gialli come la sabbia non tradirono neppure un accenno di emozione, puntati con freddezza dritti contro le truppe avversarie, a circa cinquecento metri di distanza.

Alla spalle della donna, rispettivamente a destra e a sinistra, Dorothy e Alex osservavano con la stessa impassibilità l'orizzonte. I loro sguardi promettevano morte, i loro muscoli erano rilassati e pronti a scatenare la loro potenza al segnale di Larina.

Somber non era presente. Alla fine, aveva deciso di non combattere per nessuna fazione, affermando che aveva delle cose importanti di cui accertarsi.
Peter, invece, non era ancora riuscito a stabilizzato al massimo la sua riserva di Kaika e per il momento non era in grado di partecipare. Così aveva spiegato Karen, in quel momento in piedi poco dietro Dorothy e Alex.

L'esercito dei Guardians era arricchito dalla presenza di diverse truppe appartenenti agli alleati di Lyam, capitale del reame principale nel Continente meridionale.

Tutto era pronto. Il silenzio che dominava prepotente sul campo recava con sé la tensione accumulata da ogni singolo combattente, pronta a essere scaricata in una volta sola attraverso la violenza più pura.

Alex strizzò gli occhi, e riconobbe tra le fila nemiche il crine opaco dal colorito arancione di Nakajima Kojiro, leader dei ribelli. Così come, ai suoi lati, Tokugawa Soyo, Miyamoto Yuki e quello che identificò come Takao, accompagnato da Emily, sua amica d'infanzia. Entrambi si erano distinti nella battaglia di Greywatch, mesi prima.

Il biondo sospirò e volse per un attimo lo sguardo verso la ragazza dal candido crine che amava, la quale se ne accorse e ricambiò con un sorriso accennato. La paura, si resero conto entrambi, non sarebbe mai sparita del tutto, per quante volte si rischiasse di andare incontro alla morte.

Ciononostante, la presenza dell'uno per l'altra infondeva coraggio nelle loro membra tese.
Anche quella volta avrebbero affrontato il pericolo consci delle loro certezze, della forza del loro legame.

"Ci siamo." Sussurrò Alex, deciso, dando forma a due rilucenti asce ghiacciate tra le mani.

Poi, la fragile quiete fu interrotta dalla spada di Larina alzata verso il cielo.



Il suono sordo delle suole che calpestavano la terra a ritmo forsennato, delle armature crepitanti nei loro scossoni, riempì l'aria assieme all'odore di ferro e polvere mentre i militi correvano gli uni contro gli altri tra urla e ruggiti guidati da ira, coraggio o paura.

Il rumore delle spade, mazze e asce risuonò dappertutto, rendendo sordi i presenti, prede di una malia violenta. I movimenti volti a deviare le armi nemiche, a sfondare le loro difese attraverso furiose cariche, a scoccare dardi o sparare proiettili rendevano i guerrieri come parte di una melodia furente, una sinfonia truce e sanguinosa che perforava i timpani lentamente e senza preavviso.

Ben presto fu l'aroma denso di sangue e morte a perpetrare l'atmosfera, inaridendo le narici di chi lottava disperatamente per la propria vita.

I guerrieri a cui erano state assegnate armi di Kaika e galena erano nelle retrovie, e decimavano da ambo i lati cospicui gruppi di vittime con la potenza devastante che possedevano. Oltre al rosso del sangue, il terreno e l'aria iniziavano a recare con loro l'acre odore della carne bruciata dai colpi d'aura.

Gli utilizzatori di Kaika a loro volta erano pochi ma ben noti, così come temuti da tutti. Coi loro poteri, mietevano in poco tempo più del doppio delle vittime di un soldato comune, compiendo veri e propri massacri.

Soyo, accompagnata dalle sue volpi di nebbia, continuava a impugnare dei falcetti composti del suo elemento Kaika con i quali penetrava la carne delle sue vittime senza nemmeno perforarla. Raggiungeva direttamente i punti vitali che le interessavano e stroncava vittime all'istante, lacerando tendini, strappando organi dall'interno dei corpi e spezzando ossa. Il suo viso era sporco di terra e sangue, gli occhi spalancati in un'espressione indiavolata, diversa dalla sua solita natura ludica. Eppure, sorrideva.
Ping e Pong intanto dissolvevano i malcapitati che le incontravano balzando dentro di loro per poi riapparire alle spalle, disgregandone l'essenza.

La rabbia per la perdita di Somber rendeva Soyo ancora più spaventosa di quanto non fosse quando appariva sadica e giocosa.

Emily e Takao le coprivano le spalle, affrontando i nemici insieme con schemi e tattiche ormai collaudate. Il carbone ardente della ragazza ustionava i piedi degli avversari ricoprendo il suolo a zone, alché Takao poneva rapidamente fine alle loro vite con ampie artigliate al plasma, le sue unghie aumentate di massa col Reinforcement Kaika e il suo sguardo sgranato nel vuoto in una crudele apatia.

"Takao, dove sono i loro utilizzatori di Kaika?" Gli urlò Emily, durante un momento di pausa tra un abbattimento e un altro.

Subito dopo la carica iniziale, Dorothy, Alex e Karen erano scomparsi dalla loro vista e adesso sul campo di battaglia, assieme ai soldati semplici, solamente Larina falciava i nemici in massa con la sua lama e le potenti scariche di vento che emetteva da essa.

"Non saprei, forse hanno azzerato il loro Kaika per non farsi identificare, ma sarebbe strano in piena battaglia." Replicò Takao, sporco di fanghiglia in viso. "Se è come credo, è probabile che abbiano ideato una tattica. Restiamo attenti. Sicuramente anche Soyo e Yuki se ne saranno accorti."

Intanto Kojiro era rimasto indietro, a godersi lo spettacolo dalla distanza con un sorriso enigmatico, insieme a una piccola guarnigione. Il suo ingresso ritardato nello scontro avrebbe potenzialmente soverchiato i nemici, cosicché il loro morale fosse abbattuto dal suo potere.
Almeno, questo era il ragionamento che la sua mente contorta aveva eseguito.
Il suo sguardò, però, proprio in quel momento captò qualcosa di strano. Avendo una visione completa dello scenario, poté individuare solo all'ultimo momento, quando le loro aure tornarono percepibili per colpire, i Kaika distintivi di Dorothy Goover e Alex ai due margini della distesa di terra.

"DARK BREAKER!" Si udì gridare, prima che Kojiro vedesse il grande raggio di luce sfondare le file nemiche da est.

Al contempo, sul vertice opposto, il terreno fu liquefatto e da esso fu poi formato un'enorme onda d'acqua simile a uno tsunami, dall'altezza che sfiorava i quindici metri.

Infine, dall'alto, un mare di sfere infuocate cosparse ogni cosa che si trovava sotto di esse, bruciando la carne di decine di militi ribelli. Una ragazza dai capelli rossi macchiati da una sfumatura gialla svettava sullo spettacolo, tenendosi sospesa attraverso delle propulsioni fiammeggianti immesse dai piedi nudi.

Kojiro capì in quel momento che quei tre guerrieri Guardians utilizzatori di Kaika avessero messo a punto una tattica astuta prima dello scontro. Con ogni probabilità, la mente era stata Larina Sadame, forse aiutata da Alex.

Ma lui non era stato da meno.

Infatti, gli attacchi furono per gran parte attutiti dalle tattiche di difesa ribelli: Soyo riuscì a smorzare quasi del tutto il raggio lucente grazie alle sue volpi che si tramutarono in un muro nebuloso, disfacendo la struttura molecolare del Kaika di Dorothy.

Inoltre, Takao bloccò lo tsunami di Alex con le sue mani al plasma dalla massa ingrandita, insieme a Emily, che eresse un grande muro di carboni ardenti svettante sul versante ovest e fumante come un vulcano attivo in miniatura.

Una cupola di cera solidificata invece fu formata da Yuki, salvando molti soldati da morte certa e limitando di parecchio le vittime di Karen.
I ribelli avevano risposto prontamente all'assalto a sorpresa dell'èlite Guardian presente a Haru.

"Perfetto, sono proprio fortunato ad avere compagni così bravi!" Canticchiò allegramente Kojiro. "Adesso è finalmente il momento!" Allargò le braccia con fare teatrale. "L'ora di intervenire, per fare a pezzi il loro morale!"




I muscoli di Larina erano sotto costante sforzo, il sudore le imperlava la fronte inumidendole la chioma blu dalle sfumature rossastre, simile a una fiamma isolata che divampa nella notte, o all'aurora boreale che tinge il cielo. Miriadi di avversari erano già caduti per opera della sua spada, la Skywind, che conteneva il potere del vento rilasciato grazie al Release Kaika della guerriera.

Mentre di fronte a sé gli scontri continuavano a infuriare, lei ansimava in un breve momento di stasi, cercando di analizzare la situazione a mente lucida. Il loro attacco a sorpresa era stato sventato dalla difesa dei ribelli che si era fatta trovare pronta a respingerla. Il talento nell'adattarsi dei loro utilizzatori di Kaika l'aveva alquanto stupita. Scorrendo la zona con lo sguardo, vide Dorothy impegnata in uno scontro aereo con Soyo, che le volava attorno su di una nuvola di nebbia sulla quale era seduta. Karen invece era impegnata con Yuki, e Alex stava affrontando Emily e Takao insieme.

"Così non va, la situazione è equilibrata e siamo in leggero svantaggio numerico... avevamo tentato di prenderli in contropiede proprio per questo, ma hanno saputo reagire. Devo pensare a qualcos'altro." Rifletté la donna, digrignando i denti. "Ho bisogno di liberare tutta la mia potenza."

Larina alzò la lama a due mani sopra la testa, in una maniera che spesso si era vista con l'Inugami Azzurro, Isao Takeshi, quando combatteva in guerra anni addietro. La maniche della sua manta blu oscillarono al vento come le ali di un'aquila in picchiata. Era pronta a scatenare la sua forza in un unico grande colpo che avrebbe spazzato via numerosissimi uomini. "Devo fare attenzione a non coinvolgere i nostri." Sussurrò.

Poi, rilasciò tutto in una volta il vento denso accumulato in enorme quantità attorno alla Skywind.

"SKYWIND: HEAVEN SHEAR!"

Decine di lame ventose furono emesse dall'arma ricurva, insinuandosi con precisione simmetrica tra le fila dei guerrieri, e squarciando di netto esclusivamente le carni di coloro che indossavano l'armatura grigia dello Shihaiken. Fiotti di sangue si riversarono sul terreno battuto tra arti tranciati di netto, toraci penetrati e teste staccate dal collo. Era una vera e propria carneficina: di getto il numero di soldati ribelli calò in modo vertiginoso, sopperendo quasi totalmente alla differenza di numero tra i due schieramenti.

"Non è abbastanza, devo riprovare..." Larina riprese fiato, pronta a colpire ancora. Il suo alito si condensava davanti alle sue labbra schiuse, e il baluginio nelle sue iridi trasmetteva un alone di morte.

Alzò ancora la spada, che fu caricata nuovamente da un ammasso impetuoso di Kaika del vento. Le braccia erano tese come corde di violino, toniche ma armoniose al contempo.

"SKYWIN-"

Ma dovette calare la spada più rapidamente del previsto, per difendersi da un attacco giunto in un baleno, quasi come se il suo fautore si fosse materializzato dal nulla. In effetti, per Nakajima Kojiro così era stato. La punta dell'arma corta e oblunga era premuta contro quella spessa di Larina, pericolosamente vicina alle labbra di lei.

"Non starai un po' esagerando, dolce Larina?" Cantilenò Kojiro. La pressione che esercitava sull'elsa per spingere la spada verso l'avversaria era secca e insistente. "Mi costringi a tagliare altre parti del tuo bel viso..."

Larina scrutò con la coda dell'occhio il lato sinistro del suo volto, dove i capelli coprivano l'orecchio che le mancava, perso a Greywatch proprio a causa del terribile attacco finale di Kojiro per cui centinaia di uomini avevano perso la vita.

"Dannato, sei tu quello che sta esagerando! Ci penserò io qui e ora a porre fine alle tue pazzie!" Ringhiò Larina, furente per lo spirito violento che straripava dentro di lei.

"Oh oh, che parole! Ma non penso tu ne sia in grado, sai?" Kojiro diede uno strattone alla spadaccina e arretrò, per poi fissarla con aria languida.

L'atmosfera sembrava tremare per il tremendo agonismo e l'intento omicida che permeava entrambi.




Impegnata in un combattimento aereo ad alta intensità, Dorothy sfrecciava tramite la propulsione scaturita dalle sue fedeli pistole per tentare di mettere in difficoltà Soyo e le sue volpi. Queste ultime due però le rendevano la vita davvero dura, poiché erano in grado di fluttuare nell'aria e la insidiavano da ogni dove, cercando di caricarla. Se l'avessero colpita, sarebbero state in grado di scioglierle la pelle scomponendo le sue molecole con l'attributo della nebbia.

Per questo motivo, la ragazza prestava la massima attenzione per tenerle a distanza, cercando al contempo di resistere agli assalti di Soyo sulla sua nuvoletta volante.

Con un raggio verso la sua sinistra, fece esplodere in un mare di gas azzurrognolo uno dei canidi che l'aveva aggredita da quella direzione, ma l'animale era in grado di rigenerarsi entro pochi secondi, e lo stava già facendo. Dorothy strinse i denti con rabbia.

"Merda, queste maledette volpi sono una bella scocciatura! Non solo, quell'insopportabile cagna della loro padrona ne approfitta per aggredirmi sfruttando la mia distrazione!" Pensò, ringhiosa.

Soyo dal canto suo appariva divertita, un ghignetto beato stampato sul viso. "Che c'è, miss Stella di Dismal, sei un po' in difficoltà? È cooosì facile farti perdere le staffe! Fai proprio ridere!" Esclamò con vocetta stridula.

"Te la faccio ingoiare quella linguaccia, infame!"
Mentre Ping e Pong già si preparavano a volare ancora verso di lei da direzioni opposte, Dorothy puntò una pistola all'indietro. Un aureo bagliore si propagò tutt'attorno all'arma, e un istante dopo la scia dorata che fu emessa sospinse la guerriera verso la sua nemica, a velocità supersonica.

La gamba di Dorothy in picchiata collise con il gomito alzato di Soyo, causando un tremolio nell'atmosfera per l'onda d'urto che conseguì all'impatto. I due arti tremavano immettendo forza l'uno contro l'altro, tra gli sguardi accaniti e feroci delle combattenti.

Dorothy, in volo al di sopra della sua avversaria, tentò di spararle con le sue pistole, caricando un devastante colpo d'aura nelle canne. Nello stesso momento, però, Soyo creò nella mano libera, la sinistra, un uncino ricurvo composto di nebbia, e con un movimento ad arco dal basso verso l'alto effettuato con gran rapidità lo piantò nel malleolo della pistolera che premeva sul suo braccio.

Il colpo però non causò nessuna ferita. Semplicemente, l'uncino penetrò nella pelle senza tagliar nulla, etereo.

Soyo sogghignò con sadismo e, sotto gli occhi costernati di Dorothy, roteò improvvisamente il braccio, conferendo tangibilità alla sua arma. La gamba della ragazza canuta compì un movimento scomposto, girandosi in maniera innaturale.

Dorothy urlò di dolore e guardò con la paura sul volto l'orrido spettacolo, mentre Soyo rideva come un'ossessa.

"Adesso lo facciamo anche allo stomaco, che dici? Voglio vedere le tue interiora!" Cinguettò la ribelle, il ciuffetto a campanella sul capo che pareva guizzare per la frenesia.

"Togliti di dosso!" In un moto d'ira, Dorothy irradiò tutta l'energia che aveva accumulato nelle pistole sulla rivale, in un rilucente raggio d'oro.

"DARK BREAKER: FULL SHOT!"

Soyo fu investita in pieno dal colpo di luce, non aspettandosi una reazione tanto veloce dopo averle messo fuori uso un arto. Precipitò fino al terreno, riuscendo però ad arrestarsi prima dello schianto grazie a Ping e Pong che guizzarono alle sue spalle, formando una soffice nuvola che sostituì la precedente.

"Ahi, ahi... cavoletti, è coriacea, c'è da dirlo." Sbuffò Soyo.

Volgendo lo sguardo al cielo, notò che la sua avversaria aveva già utilizzato i poteri curativi di cui disponeva per rimettersi in sesto la gamba e si preparava ad attaccarla ancora.
Intorno, la battaglia continuava a infuriare e tra le tante dispute confuse e i mucchi di soldati intenti a trapassare carne e spezzare ossa, notò Karen, a testa in giù e con le mani poggiate a terra, che tentava di infiammare Yuki con degli acrobatici calci infuocati sferrati dai piedi nudi, schivati con maestria da lui. Nel frattempo, il nemico la teneva a distanza con dei flussi di cera liquida che arginavano le fiamme, condensandosi attorno a esse.

"Ma quella è Karen! Il suo controllo del Kaika è migliorato tanto dall'ultima volta, e brava!" Frinì. "Spero proprio che Yuki la risparmi, magari potremo portarla dalla nostra parte una volta finita qui."

"Che fai, ti distrai?!" Dorothy era già piombata su di lei a tutta forza.

Soyo schivò la sua doppia tallonata volante con una giravolta all'indietro, la divisa si alzò fino al petto, mostrando la pancia scolpita ricoperta di addominali. Nel punto dove si trovava pochi secondi prima fu scavato un cratere per la collisione rimbombante dall'alto causata dalla Guardian.

Soyo la fissò con scherno e abbassò volutamente la guardia, come a intimarla ad avvicinarsi. Era già pronta ad affondare di nuovo i ganci di nebbia nella sua carne, pregustava la smorfia di dolore sul volto della sfidante.

Ma tutt'a un tratto Dorothy si concentrò, e l'aura attorno a lei divenne calma, immobile, come se un ruscello avesse improvvisamente arrestato il suo perpetuo flusso.
La giovane spalancò gli occhi dorati, l'aura luminescente che li avvolgeva le dava quasi l'aspetto di una dea. I capelli furono attraversati dal Kaika divino della sua tecnica definitiva, variando anch'essi dal bianco all'oro.

"WEB OF LIGHT: GODSENSE." Mormorò.

"Oh no, quella roba... che noiosa sei, ti appoggi sempre a questa tecnica quando sei in difficoltà. Non è giustooo!" Mise il broncio Soyo.

Dorothy sbuffò. "Se non sei al mio livello non è un problema che mi riguarda." Si vantò, sorridente.

In tutta risposta, Soyo appoggiò la lama curva dell'uncino nebuloso sulla guancia, esibendo un gran sorriso a trentadue denti ricolmo di carica combattiva, le palpebre spalancate più del normale a mostrare i suoi abissi nerissimi.

"E chi ha mai detto questo? Non vedo l'ora di disossarti!" Esclamò.


In concomitanza con lo scontro tra Dorothy e Soyo nel pieno della violenza bellica, sul versante ovest del campo Alex stava tenendo impegnati in un due contro uno i più giovani combattenti dotati di Kaika tra i ribelli.
Takao ed Emily lo incalzavano con attacchi combinati molto rapidi e precisi, forgiati dalla loro esperienza e salda intesa reciproca.

A discapito di ciò, però, il Guardian era in grado di tenerli a distanza senza subire alcun danno coi suoi poteri di alterazione dell'acqua, basati soprattutto su attacchi a medio e lungo raggio. Come se non fosse bastato, evitava anche di ferirli troppo gravemente.

La ragione principale era proprio Emily Park, sua vecchia compagna d'infanzia all'orfanotrofio di Jolly Hall. Non aveva intenzione di farle del male, se possibile.

"Devo cercare un modo per metterli fuori gioco senza ucciderli o menomarli in modo serio." Iniziò a pensare. "Immobilizzarli potrebbe essere una buona idea, ma quel Takao è veloce e difficile da acciuffare. Poi, Emily ha un'ottima difesa e capacità di inspessimento tramite Hardening e Amor Kaika. Sarà dura."

Takao apparve alla sua sinistra mentre formulava quelle analisi interiori, le sue mani erano due artigli di plasma blu fluorescente e le calzature erano rivestite di uno spesso strato dello stesso elemento che gli conferivano estrema forza e velocità. Nei suoi occhi violetti Alex lesse pura volontà di ucciderlo.

L'artigliata però terminò dritta contro il muro ad arco di ghiaccio che il biondo formò tra sé e l'avversario, graffiandolo, ma senza scalfirlo più di tanto. Alex liquefece subito dopo la parete e la trasformò in una grande onda che travolse il nemico e lo spazzò a qualche metro da lì.

Nello stesso momento, Emily tentò di centrargli il volto con un calcio alto ricoperto di carbone ardente, che l'altro bloccò piazzando il braccio nel mezzo e rivestendo anch'esso di ghiaccio, per poi dar forma a varie sfere d'acqua nei pressi dello stomaco di Emily e farle esplodere al contatto con la sua pelle.
La ragazza si piegò in due per la mancanza di fiato, e fu infine scagliata lontano da un gancio ghiacciato che le si frantumò sul volto.

Si ritrovò in affanno, già piuttosto spossata per quei pochi ma durissimi colpi che le erano stati inferti. "Cazzo..." imprecò, dolorante, le mani premute contro la pancia e i capelli color cioccolato che ricadevano lungo i fianchi stretti. Era ben addestrata, ma un avversario come quello raramente l'aveva incontrato. "La potenza dei suoi attacchi è paragonabile a quelli di Somber..."

"Emily." La chiamò Alex. "So che ricordi i momenti passati insieme a Jolly Hall. Non c'è bisogno che lottiamo tra noi, ignoro perché tu ti sia unita ai ribelli, ma c'è sempre una possibilità per riprendere in mano la tua vita. È davvero questo ciò che vuoi? Questo squallore?" A braccia larghe, utilizzò parole delicate, che avrebbero penetrato facilmente qualsiasi cuore insicuro con la gentilezza del tono con cui erano espresse.

Ma il cuore di Emily non era affatto insicuro.

"Non dire assurdità." Ringhiò. "Sei diventato bello forte rispetto a quando eri solo un orsacchiotto da proteggere, è vero. Io e Peter non facevamo altro che difenderti, e ora guardati... però, io non mi lascerò abbindolare solo perché un tempo eravamo amici inseparabili. Ho creato legami qui, ho un valido motivo per mantenerli e continuare a combattere... quindi, per favore, smettila di tentare di convincermi con le tue parole dolci! Mi fai solo innervosire!" I suoi occhi brillavano di pura determinazione, un fuoco che incuteva timore e che sorprese persino Alex.

Per questo, quasi non notò Takao a mezz'aria sopra di lui, pronto a colpirlo con una tallonata volante dall'alto, dritto sulla nuca.

"Muori, Guardian!" Pensò il ragazzo.

All'ultimo momento, Alex riuscì a ruotare il busto di novanta gradi, mandando a vuoto il killer che frantumò solo il terreno sotto di lui. Emily però aveva già posto due mani al suolo e, con un ruggito gutturale, fu in grado di alterarlo e renderlo di carbone incandescente in modo da bruciargli i piedi.

Il biondo piazzò a sua volta un palmo a terra e fece propagare una grande distesa d'acqua che puntualmente solidificò, e che avanzò fino a Emily, intrappolandone tutta la parte inferiore del corpo.

La ragazza urlò, avvertendo il gelo penetrarle fin dentro le ossa. Un suono che ferì Alex.

Takao fu reso a sua volta prigioniero all'interno di una collina di neve che l'avversario innalzò intorno a lui, prima che tentasse di squarciare la gola del nemico con un affondo degli artigli al plasma dal basso.

Per qualche istante, tutto tacque.

Alex rilassò i muscoli, sospirando. "Restate pure un po' buoni, ok? Cavolo, avete fatto sudare un utilizzatore di ghiaccio!" Scherzò.
Non era arretrato nemmeno di un passo dall'inizio dello scontro.

In quell'istante però, la trappola che imprigionava Emily fu sciolta da un calore immenso che la avviluppava, riversandosi all'altezza delle sue caviglie. Alex la osservò, notando che era coperta quasi interamente da una sorta di armatura di carbone rovente.

Un paio di secondi dopo, anche Takao riuscì a liberarsi grazie alla potenza rilasciata dal suo plasma fortificato.

Si ritrovarono entrambi, spossati, ansimanti e piegati dalla fatica, di fronte al rivale, che nella sua postura perfetta non lasciava trasparire debolezze.

Il suo sguardo era freddo come l'inverno stesso e le sue braccia salde e forti. Takao ed Emily provavano paura al cospetto della sua superiorità. Si sentivano atterriti.
Nonostante la debolezza, allungarono una mano l'uno verso l'altra e si sostennero a vicenda.

"Non ci arrenderemo." Disse Emily, in un roco vagito.

"Continuiamo, Emily. Possiamo farcela." Le fece eco Takao.

Alex parve spiazzato da quella scena, dalla forza di volontà che entrambi mostravano insieme. Gli ricordarono il legame che lui condivideva con i suoi amici e il modo in cui avevano affrontato mille difficoltà insieme negli anni, allo stesso modo.
Si sentiva a disagio di fronte a loro.

"Santo cielo..." si grattò la testa con aria indulgente. "Che brutta situazion-"

A un tratto, un terrificante Kaika in avvicinamento lo destabilizzò totalmente. Dalle espressioni di Emily e Takao, capì che era stato così anche per loro.

Alex si voltò di scatto verso la direzione da cui proveniva quell'energia mastodontica, che mai aveva avvertito prima. Strabuzzò gli occhi, sconvolto.

"Che succede? Un Kaika di tale portata... non sarà mica..." sussurrò.

"M-ma quando è arrivato?" Disse Takao, il terrore dipinto sul viso.

La postura curva dell'uomo anziano che si stava avvicinando a passi pesanti in un'aura tempestosa di fulmini era inconfondibile per chiunque.

Tutto si fermò, persino gli scontri tra i soldati, all'avvicinarsi al cuore del fronte da parte del presidente del governo Guardians. Joshua Faraday.

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