Guardians

By Reigan10

12K 2.1K 31.2K

[Completa - in revisione] In seguito alla terribile Guerra Rossa avvenuta dieci anni fa, il Continente centra... More

Premi 🏆
Mappa
Aesthetic e Bozzetti
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90
Capitolo 91
Capitolo 92
Capitolo 93
Capitolo 94
Capitolo 95
Capitolo 96
Capitolo 98
Capitolo 99
Angolo Autore
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
Capitolo 109
Capitolo 110
Capitolo 111
Capitolo 112
Capitolo 113
Capitolo 114
Capitolo 115
Capitolo 116
Capitolo 117
Capitolo 118
Capitolo 119
Capitolo 120
Capitolo 121
Capitolo 122
Capitolo 123
Capitolo 124
Capitolo 125
Capitolo 126
Capitolo 127
Capitolo 128
Capitolo 129
Capitolo 130
Capitolo 131
Angolo Autore 2
Capitolo 132
Capitolo 133
Capitolo 134
Capitolo 135
Capitolo 136
Capitolo 137
Capitolo 138
Capitolo 139
Capitolo 140
Capitolo 141
Capitolo 142
Capitolo 143
Capitolo 144
Capitolo 145
Epilogo
Grazie!

Capitolo 97

40 9 258
By Reigan10

Takeshi fissava il cielo nero e annuvolato che prometteva pioggia, il volto duro e deciso, la spada dall'elsa azzurra riposta nel fodero, ma pronta a essere sguainata per ciò che presto avrebbe dovuto fronteggiare.

Quella a difesa di Haru, la capitale del Continente centrale, si prospettava come la più sanguinosa e straziante delle battaglie nella Guerra Rossa, e probabilmente anche quella decisiva a seconda dell'esito.
Se avessero perso la loro maggiore base e miniera di risorse belliche, il conflitto sarebbe volto nettamente a vantaggio dei Guardians, e nel giro di pochi mesi i nativi avrebbero perduto la loro terra, già contaminata in gran parte dalla presenza degli invasori.

Accanto a Takeshi, troneggiavano in prima posizione nell'avanguardia Karasu, Saito e Antonio con le loro lunghe tuniche.
Il migliaio scarso di militi che accompagnavano i quattro in quell'impresa li osservavano ammirati: solamente la loro presenza sul campo spoglio e brullo che precedeva di un centinaio di miglia la città di Haru contribuiva a sollevare il morale alle stelle.

Isao Takeshi nella sua tunica azzurra, una fascia attorno ai capelli della medesima tonalità, veniva chiamato l'Inugami Celeste, poiché proprio come un cane da guardia restava sempre vigile di notte a proteggere il dojo a cui faceva ritorno dopo gli scontri. E così si comportava anche in tutti gli accampamenti che presiedeva nelle lunghe operazioni di guerra.

Asmodeus Karasu, vestito completamente di nero, era conosciuto come il Corvo della Morte, per la ferocia con la quale la sua sagoma scura piombava su ogni nemico.

Okajima Saito, in vesti rosse, e Antonio Santos, nella sua armatura d'ebano composta da Kaika solidificato, per tutti erano il Cervo Insaguinato e la Nera Armatura, per le forme che acquisivano le loro tecniche uniche con le quali mietevano centinaia di vittime.

Nel giro di pochi minuti i Guardians sarebbero apparsi all'orizzonte simili a cavallette nelle loro verdi corazze, luccicanti come la brina in una mattina d'inverno e sferraglianti come pentole.

Nessuno parlava, si attendeva solamente l'arrivo dei nemici, e il conseguente segnale d'attacco del generale Masamune.

Nonostante fossero in inferiorità numerica, ogni soldato si fidava delle capacità strategiche del generale, nonché dell'enorme forza che risiedeva nei quattro più grandi guerrieri del continente presenti quel giorno.

L'unico che mancava all'appello era Fujiwara Taiyo. Apparentemente colto da un misterioso quanto improvviso malore, era rimasto tra le mura di Haru, sebbene nessuno l'avesse più visto dopo la strana notizia legata al suo malessere.

I minuti volarono e, dopo poco, il suono di migliaia di passi preannunciò l'apparizione dei Guardians. Tra di loro Takeshi riconobbe alcuni volti famigerati: Larina Sadame guidava il mastodontico esercito e ai suoi lati, feroci nel loro stoicismo, avanzavano a passo rapido Mary-Beth Bloomfield e Hanz Becker: i più grandi maestri d'Energia Oscura conosciuti.

"Hanno portato i pezzi pregiati." Sprezzante, Saito spezzò il silenzio, anche se non la tensione.

"Vogliono chiuderla oggi stesso." Gli fece eco Karasu.

Takeshi, come gli altri, poggiò un mano sull'elsa della spada. "Ci siamo."



Lo scontro si svolse in fretta.

Dopo che Larina ebbe alzato una mano, imitata subito da Masamune, tutto ciò che chiunque riuscì a distinguere sul campo di battaglia furono grida, spari e fendenti vibrare nell'aria, a volte cozzando sonoramente contro l'acciaio nemico.
Oltre ai soldati semplici, muniti di fucili e pistole dai proiettili in Kaika o Galena, vi erano quelli speciali, utilizzatori di Kaika ed Energia Oscura, sebbene questi ultimi in particolare fossero praticamente solo due, ovvero Hanz e Mary-Beth.

Chi poteva affrancarsi della propria aura faceva uso delle armi più svariate, quasi sempre katane per quanto riguardava i guerrieri dello Shihaiken, spade dritte, asce o altre varietà per i Guardians.
Perfino tra i soldati speciali però, alcuni erano su un altro piano di potenza e potevano garantire decine e decine di uccisioni da soli.

Takeshi era tra questi, così come i suoi compagni e il loro generale: le fiamme azzurre inondavano il terreno e devastavano corpi, emanando un nauseante odore di pelle bruciata che sarebbe diventato impossibile dimenticare del tutto per chiunque, compreso il samurai stesso.

Le spinte e le alterazioni gravitazionali di Karasu fracassavano ossa e sbaragliavano interi gruppi di militi, ma allo stesso tempo Larina mieteva vittime su vittime, in modo da pareggiare il numero di perdite sui due fronti.
Non stava nemmeno utilizzando la sua specialità Kaika, si limitava alle basi e ciò bastava e avanzava. Era un'autentica furia, il volto in ombra sporco di sangue, gli occhi dischiusi in un orrido sguardo apatico, le braccia assorte in un impeto furibondo di morti concatenate.

Gli uomini e le donne al suolo privi di vita si susseguivano, l'odore del sangue impregnava l'aria e la morte si impadroniva dell'ambiente, come anche dell'anima dei sopravvissuti.

I ribelli erano in numero minore, ma attraverso una tattica ideata da Masamune erano riusciti a controbilanciare quella mancanza: Saito e Antonio avevano guidato due gruppi isolati che avevano accerchiato i nemici da entrambi i lati, formando una vera e propria circonferenza attorno a essi. Grazie alla loro immensa forza, addizionata a quella di Takeshi e Karasu che sfondavano centralmente, diversi varchi erano stati aperti tra le fila nemiche e le sorti della battaglia stavano quasi iniziando a volgere a loro favore.

I soli suoni che venivano emessi dai quattro compagni erano ruggiti d'ira e furore nel momento in cui trafiggevano avversari o vi scaricavano contro il loro Kaika.
I nemici dinanzi a loro iniziarono ad avere paura di avvicinarsi, diventando sempre più radi. Fu proprio allora che Takeshi e Karasu intravidero all'orizzonte un'alta e sovrastante figura curva su sé stessa farsi sempre più vicina, a passi lenti quanto pesanti, seminascosta dalla polvere aerea.

"Quello..." in un primo momento Karasu non identificò il pericolo, al contrario di Takeshi.

"Non è possibile, anche lui è qui?" Grugnì lo spadaccino dalla chioma arruffata.

Nel momento in cui la possente sagoma sollevò con una mano lo spadone sopra la testa, i due non ebbero più alcun dubbio.

Un fulmine precipitò dal cielo fino all'enorme arma innalzata verso di esso, e centinaia di ribelli vennero spazzati via dal potere propagatosi da Joshua Faraday.



"È lui. Karasu, dove cazzo sono Saito e Antonio?" Urlò Takeshi.

"Ho attivato il Vision Kaika per localizzarli, la loro aura si trova ai due lati orizzontalmente opposti della zona... vicinissime ai luoghi in cui ho avvertito quelle di Hanz Becker e la sua compagna." Lo informò Karasu.

"Dunque, sono stati intercettati." Takeshi stesso utilizzò il Vision Kaika per accertarsene, e oltre alla loro aura percepì anche quelle di Masamune e Larina sovrapporsi l'una all'altra. "Anche il generale è impegnato, hanno isolato i più potenti apposta, ma evidentemente non avevano abbastanza guerrieri d'élite per tutti." Dedusse Takeshi. Poi alzò la lama sopra la testa, cospargendola di fiamme azzurre. "Karasu, tocca a noi il compito di fermarlo."

L'altro lo guardò, indeciso, per qualche istante.
Poi sollevò a sua volta la spada accanto a quella del compagno, in modo da renderla ben visibile dalla distanza al leader di tutti i Guardians, il quale continuava a percorrere metri e vaporizzare decine di soldati ribelli in successione.

"Forza, allora. Andiamo, fratello!" Ululò Karasu.

Partirono in corsa nel medesimo momento, accorciando gradualmente la distanza con Faraday, mentre la loro energia cresceva ancora e ancora e ancora...

Furono a un palmo di muso dall'avversario, il suo Kaika era così opprimente che minacciava di schiaccarli al suolo con la sua sola presenza.
L'azzurra lama infuocata di Takeshi e quella nera, devastante di Karasu puntarono dritte contro Faraday, il quale indirizzò con una spazzata lo spadone ricoperto di fulmini verso i loro corpi a mezz'aria.

Gli occhi dei tre guerrieri in collisione erano sgranati e privi d'umanità, mentre lottavano per la loro vita.

Finì tutto in un istante.

In seguito a un'esplosione pirotecnica di gigantesca portata, Takeshi e Karasu si ritrovarono distesi sul campo desertico.

Davanti ai loro occhi, come se niente fosse accaduto, la sagoma di Joshua Faraday proseguiva nel suo cammino.

Takeshi provò ad alzarsi, ma si accorse che faceva una fatica tremenda anche solo a muoversi, e così era anche per Karasu.

"D-dannazione, è inarrestabile... perderemo..." mormorò, dolorante, il samurai del fuoco.

"Guarda, Takeshi. Quello...!" Karasu indicò lentamente la posizione pochi metri oltre Faraday, dove qualcuno stava andando incontro al presidente.

Riconobbero immediatamente la sua andatura, il kimono polveroso, il passo lungo e costante, la katana sottile e curva composta da fiamme gialle.

"Vecchio...?" sussurrò Takeshi.

I compagni d'arme, insieme a molti altri, poterono solo osservare, attoniti, i due guerrieri più potenti del Continente centrale fronteggiarsi apertamente.



D'un tratto, un portale dimensionale comparve davanti a Takeshi e Karasu.
Entrambi guardarono sorpresi il varco, e capirono in un secondo momento che era opera di Fujiwara. Dall'altro lato infatti, il dojo dove erano cresciuti era immerso nella quiete più totale, in perfetto contrasto con l'ambiente che circondava i due amici.

La sola visione della loro casa bastò per trasmettere loro nostalgia e volontà di tornarvi immediatamente. I loro cuori trovarono pace attraverso i ricordi di tutta la loro vita passata assieme in quel luogo tanto benevolo, pacifico.

"Energia Oscura, il vecchio ce ne ha parlato ma non credevo fosse in grado di usarla a sua volta..." disse Takeshi.

"Ma perché ci ha mostrato il dojo? Vuole che ce ne andiamo?" In un primo momento Karasu non comprese le intenzioni di Taiyo, poi, dopo pochi attimi di riflessione con il sospetto dipinto sul suo viso come fosse una tela, realizzò cosa volesse comunicare a entrambi.

Tornate da Shinzo.

"Takeshi, varchiamo subito il portale! Shinzo potrebbe essere in pericolo, credo che il maestro Fujiwara abbia avvertito qualcosa con il Vision Kaika!" Chiamò a gran voce il compagno.

"Cosa? Il vecchio può rilevare presenze a una tale distanza? Ma chi farebbe mai del male a Shinzo?" Chiese l'altro, inorridito.

"Non lo so con esattezza, ma noi iniziamo a raggiungerla, il maestro spiegherà al generale Masamune il motivo della nostra assenza. Dobbiamo fidarci di lui, Saito e Antonio!" Esclamò Karasu.

Takeshi annuì, a sua volta preoccupato per il possibile messaggio di pericolo mandato da Fujiwara.
"D'accordo, andiamo." Concordò, infine.

Attraversò il varco dimensionale per primo e si ritrovò nel cortile del dojo, attorniato dal verde del prato sgombro, dai cinguettii degli usignoli e dal dolce e pacato lamento del vento che precede un temporale.

Shinzo però non c'era.

Si voltò verso il passaggio da cui era arrivato, ma inaspettatamente non vide l'amico seguirlo, poiché circondato da nemici, che lui stava facendo fluttuare e schiantare al suolo con la sua alterazione gravitazionale.

"Karasu!" Takeshi gridò il suo nome, ma il varco si stava già rimpicciolendo: Fujiwara non poteva mantenerlo aperto a lungo e affrontare Faraday allo stesso tempo.

"Va' da Shinzo!" Urlò di rimando Karasu.

Dopodiché, il portale si chiuse e lui non riuscì a oltrepassarlo.

Takeshi restò solo.



Il giovane avanzò lentamente sull'erba umida e fresca. Il suo aspetto malandato e le sue vesti insanguinate stonavano in maniera netta con la tranquillità e l'innocenza dello scenario circostante.

In quel momento, la porta scorrevole del dojo fu spalancata e la figura esile di Shinzo fece capolino dall'abitazione.
"Takeshi?" Squittì, stupefatta e confusa.

"Shinzo, stai bene?" Il ragazzo le corse incontro, ricambiato da lei, che l'abbracciò d'istinto nello scatto.

"Cosa ci fai qui, sei ferito? Dove sono gli altri...?" Shinzo ebbe un tuffo al cuore e il suo viso si contorse per un attimo in una smorfia di puro terrore.

Takeshi la tranquillizzò subito, appoggiando una mano coperta di sangue rappreso e polvere sulla sua spalla.
"Sono tutti vivi, non preoccuparti. Il vecchio mi ha incaricato di venire qui a controllare che stessi bene." Le spiegò. "E ora che ci penso è molto strano, dato che non sembra esserci nessuno qui a parte te..." aggiunse, sospettoso, aggrottando le sopracciglia chiare.

"Non capisco... che succede, Takeshi?" Domandò Shinzo.

"Vorrei saperlo anch'io." Replicò lui, guardandosi intorno con fare circospetto.

Shinzo allora gli prese improvvisamente il viso tra le mani, facendolo arrossire, gli occhi blu scuro pieni di gioia.
"Non importa, io sto bene e tu sei qui, sono felicissima, Takeshi. Fremevo per darti una grande notizia!" Esclamò.

"U-una notizia? Che genere di notizia?" Chiese lo spadaccino. La vicinanza del viso della compagna al suo lo rendeva molto nervoso e impacciato. Lo induceva ad abbandonarsi a lei e dimenticare tutto il resto, finalmente in pace. Eppure, non riusciva a scrollarsi di dosso un cattivo presentimento riguardo quell'assurda situazione. Perché il maestro Fujiwara aveva voluto che giungesse fin lì? Che cosa stava accadendo?

"Takeshi, io ho finalmente appreso come attivare il mio Kaika!" Rivelò Shinzo. "Potrò essere utile alla causa, potrò fermare questo dolore e far sì che tu possa sempre stare con me senza correre pericoli! Mi basterà solo imparare a controllare bene il flusso del mio Kaika in modo da sopprimerlo quando lo voglio!"

"Dici sul serio? Quando ti sei allenata?" Le chiese Takeshi. Si sarebbe aspettato tutto tranne quella novità. E le intenzioni di Taiyo gli erano ancora più oscure, adesso.
"Il vecchio non vorrà mica che la porti sul campo di battaglia, o addirittura che le faccia completare il suo addestramento? Mi chiedo se sia impazzito..." pensò.

"Mi sono addestrata nel bosco oltre il dojo, da sola, nemmeno il maestro Fujiwara ne è a conoscenza. Lo sai solo tu." Shinzo confutò all'istante la sua congettura, e gli impedì di formularne un'altra quando avvicinò il volto al suo fin quasi a sfiorarlo. Il profumo fresco che emanava inebriò le narici del giovane guerriero. "Hai sempre detto che questo conflitto non ha senso, che la guerra provoca solo dolore e morte senza arrivare a nessuna conclusione accettabile per tutti..." bisbigliò la ragazza, sorridente. Takeshi era rapito dalla sua purezza, dalla bontà che i suoi occhi racchiudevano, come conchiglie che celano dei diamanti al loro interno. "Allora ci penserò io a porre fine a tutto quest'odio, Takeshi, così potremo vivere felici tutti insieme, proprio come vuoi tu!"

Il ragazzo non sapeva cosa rispondere, si lasciò accarezzare dallo sguardo dell'amica, le afferrò i polsi dalla pelle levigata, poi le sfiorò una guancia con le dita, scostando dolcemente i suoi soffici capelli castani come nocciole.

Accadde tutto quasi involontariamente, il loro respiro che si univa, l'intimità del momento, i corpi così vicini, tutto ciò condusse d'improvviso i due in uno stato di trance nel quale esistevano solo loro e il desiderio che provavano l'uno per l'altra.

Lei chiuse le palpebre e, sorridendo, avvicinò piano il volto al suo, finché le loro labbra non si incontrarono.

Un fuoco ardente avvolse i loro corpi, Takeshi dimenticò tutto: il dolore, le urla, il sangue, il rumore degli spari, tutto fu sostituto dal profumo di Shinzo e dalla morbidezza delle sue labbra simili a petali di rose appena sbocciate.

"Takeshi..." sussurrò lei, iniziando a tastare il suo tonico addome con le mani.

Anche lui la strinse più forte, ma senza farle del male, con dolcezza, mentre le sfilava lateralmente le vesti, liberando le sue spalle lisce.

Tutto però venne interrotto con la stessa velocità con la quale era iniziato. A un tratto Takeshi avvertì tre Kaika ostili a pochi centimetri da loro.

Si lanciò all'indietro, ma non poté evitare di essere raggiunto da una catena nera, che fu avvolta attorno ai suoi polsi da due uomini coi volti coperti da dei turbanti.

"Galena!" Constatò con orrore.

Allo stesso tempo, Shinzo urlò e fu presa in ostaggio da due uomini, uno dei quali aveva il volto scoperto e Takeshi riconobbe all'istante.

"Non mi sarei mai aspettato di trovare l'Inugami Azzurro a fare il cane da guardia anche con una battaglia decisiva in corso... sei stato un gran bel contrattempo, Isao Takeshi." Sibilò, con i suoi occhi rossi come rubini, Baltasar Rocha.


Takeshi avvertì le sue energie fisiche e spirituali calare vertiginosamente.

Si accasciò al suolo, i denti stretti per tentare quantomeno di lottare, di tenersi in piedi, ma era fin troppo arduo.

Le catene di galena erano spesse in maniera considerevole e prosciugavano poco a poco tutta la sua linfa vitale.
Vide con terrore Shinzo che si dimenava impaurita sotto la morsa di Baltasar Rocha, uno dei più temuti membri della Squadra d'Esecuzione Guardians, candidato a diventarne il prossimo leader grazie a tutte le voci riguardo i suoi numerosi successi collezionati in operazioni speciali.

"Rocha, bastardo... cosa diavolo vuoi da Shinzo? Lasciala, lei è innocente!" Ringhiò Takeshi, fuori di sé.

L'assassino sogghignò, compiaciuto dalla sua posizione di potere. "Oh, magari lei lo è, ma non le potenzialità che nasconde, mio caro Inugami. Ti chiederai come io faccia a saperlo, immagino. Diciamo che mi è capitato per le mani un certo rapporto su un incidente in cui un'intera famiglia è saltata in aria con misteriose circostanze..." il sorriso sul volto di Baltasar fece solo infuriare ancora di più lo spadaccino inerme.

"Come puoi essere entrato in possesso di un'informazione del genere? Doveva per forza essere conservata nei registri delle forze dell'ordine Shihaiken, è impossibile che tu ci abbia messo le mani sopra, a meno che-"

"A meno che non ci fosse una spia a consegnarmela, esatto." Concluse al posto suo il killer.

Takeshi strabuzzò gli occhi con incredulità. "Chi... chi avrebbe tradito l'intera causa?" Biascicò.

"Segreto dettato dal riserbo professionale, spiacente." Ghignò Baltasar. "Avresti dovuto captare meglio ciò che ti circondava invece di gettarti tra le braccia della tua amata, anche se ammetto che è praticamente impossibile rilevare il mio Kaika quando lo sopprimo, e lo stesso vale per i miei uomini. Solo quel dannato Fujiwara può riuscirci..."

In effetti, Takeshi si era accorto della presenza dei due che l'avevano imprigionato solo quando era ormai troppo tardi, e ciò non era certo dato solamente dal momento di debolezza con Shinzo.
Baltasar e i membri della sua organizzazione erano come spettri, che apparivano ai loro nemici solo quando loro stessi lo ritenevano opportuno.

"Maledetto pezzo di letame... cosa vuoi fare a Shinzo?" Chiese il samurai, rabbioso.

"Immagina se la portassimo al fronte di Haru e la inducessimo a scatenare tutta la sua potenza sulla capitale del Continente centrale e i militi che la difendono... basterebbe esporla al nostro Kaika più ostile e omicida per far risvegliare in fretta un potere tanto primordiale e devastante." Negli occhi di Baltasar risiedeva una follia che spaventò Takeshi. Diceva sul serio, voleva compiere una strage in piena regola per porre fine a una guerra che stava andando troppo per le lunghe.
Di certo lo spirito di ogni soldato, anche il più ostinato e resistente, sarebbe stato spezzato da una manifestazione di violenza di tale portata, da una serie di morti così terrificante e improvvisa.

"Sei pazzo, rimarrebbero coinvolte troppe persone, compresi voi!" Gridò Takeshi.

L'altro sbuffò. "Noi e i membri d'élite dell'esercito potremo sempre dileguarci con i portali di Mary-Beth Bloomfield prima dell'esplosione... il resto è un sacrificio necessario per la vittoria. Mi chiedo se persino Fujiwara possa non sopravvivere all'impatto, di certo non i tuoi amici: gli eroi, Antonio Santos e Okajima Saito."

Shinzo continuava ad ascoltare terrorizzata ogni parola dell'uomo che la immobilizzava con le sue braccia dalla presa salda e ineluttabile.

"Non puoi fare sul serio." Ormai la voce di Takeshi era un soffio roco, arrendevole.

Ma proprio mentre stava per perdere ogni speranza, la terra sotto i suoi piedi iniziò a tremare.

"Ma che...?" Sussurrò Baltasar, guardando prima il suolo con apprensione, poi la sua prigioniera.

"Shinzo?" Takeshi osservò il viso della ragazza: stava sorridendo.

La rassegnazione dominava i suoi occhi in preda alla disperazione.


L'aria iniziò a tremare e distorcersi a causa dell'incredibile quantità di Kaika che veniva sprigionata dal corpo di Shinzo.
Baltasar e i suoi tre seguaci furono costretti a indietreggiare.

Takeshi dunque ne approfittò all'istante per trarre vantaggio dalla situazione.

Si alzò con tutta la forza che aveva in corpo e, con uno sforzo immane, roteò su sé stesso urlando selvaggiamente, così da formare una grande cupola di fuoco azzurro e intenso dentro la quale si rinchiuse assieme a Shinzo.

Questo però portò il suo corpo, già sfinito per le catene in galena ai polsi, a esaurire definitivamente tutto il suo Kaika. A stento si manteneva cosciente.

Davanti a lui, la sua compagna continuava a tremare con violenza per il Kaika esplosivo che emanava. Sembrava stesse soffrendo molto.

"S-Shinzo... non lascerò che usino il tuo corpo a loro piacimento... non permetterò che tu sia la causa di morte e distruzione, tu che sei la persona più gentile che io conosca..." bisbigliò Takeshi, esausto e colto da spasmi irregolari.

Lei si avvicinò e gli prese di nuovo il viso tra le mani tremanti. "Allora sai cosa devi fare." Gli sussurrò sulle labbra. "Te l'ho detto, non so come fermarmi, ho attivato il mio potere come misura disperata per permetterti di fare l'unica cosa che ci resta."

Sul volto di Shinzo era dipinta un'espressione grave, ma lei non smetteva di sorridere, nonostante alcune lacrime le rigassero le guance pallide.

Quando Takeshi capì a cosa si stesse riferendo, scosse la testa con impeto e negò in modo netto ciò che l'amica asseriva.
"No! Non posso farlo, Shinzo. Ti prego, non chiedermelo... non voglio!" I suoi occhi diventarono lucidi, il mento e la bocca cominciarono a vibrare per la tristezza.

L'altra lo costrinse a guardarla in faccia, sollevandogli il capo con decisione. "Non abbiamo tempo, Takeshi! Non resisterai a lungo, la cupola cederà presto, loro ci staranno attendendo fuori e non potrai far nulla con quelle catene... non c'è altra soluzione." Sentenziò, come se non stesse parlando della sua stessa, malaugurata sorte.

"Ti prego..." Takeshi persistette, ma sapeva benissimo che le parole di Shinzo erano vere.

Fu lei stessa a estrarre piano la sua spada dal fodero, e a costringerlo a rimettersi in piedi.
"Fallo, Takeshi. Preferisco che sia tu a finirla, con le tue mani, piuttosto che loro, trascinando centinaia di vite innocenti insieme a me. Non voglio essere l'artefice di una catastrofe." Shinzo tirò la lama verso il suo stomaco.

Lo spadaccino non era capace di imprimere alcuna pressione, gli occhi azzurri persi in quelli blu della ragazza che amava.

Ci pensò lei a spingere la spada oltre le sue carni, trapassandosi da parte a parte.

Shinzo sussultò, così come Takeshi.

L'uomo si accasciò al suolo, il volto affondato nella pancia sanguinante della compagna, i capelli macchiati di rosso. Le lacrime roventi che inondavano le sue guance.

"Va tutto bene, va tutto bene... non è colpa tua..." continuava a ripetergli lei, accarezzandogli i ciuffi spettinati, il mento poggiato sulla sua testa.

Ma Takeshi non riusciva più a distinguere nulla, e non si accorse nemmeno del momento in cui Shinzo smise di parlargli, per non ricominciare mai più.



Lo scontro tra Joshua Faraday e Fujiwara Taiyo andò avanti per un'intera settimana. Il campo di battaglia si era ridotto solamente a loro due, tutti i militi sopravvissuti avevano abbandonato la zona, sentendosi semplicemente di troppo in quella concentrazione abnorme di potenza.

La sera della giornata in cui Shinzo morì, Karasu tornò al dojo insieme a Saito e Antonio, tutti e tre sopravvissuti al fronte di Haru, coperti di ferite, tagli e lividi.

Solo l'intervento dei due compagni impedì a Karasu di uccidere in preda alla furia Takeshi, ancora accovacciato con entrambe le braccia attorno al corpo in ginocchio e senza vita di Shinzo, sotto una pioggia scrosciante. Negli occhi di Takeshi non c'era nulla, nemmeno disperazione. Solo vuoto.

Era stato lasciato in vita da Baltasar poiché un soldato capace come lui sarebbe potuto essere utile a guerra terminata. Infatti il conflitto era ormai nella sua fase conclusiva: sebbene il fronte di Haru avesse resistito dopo che Fujiwara ebbe costretto Faraday a ritirarsi, le zone già in cospicuo numero sotto il controllo Guardians continuarono ad aumentare, fino a quando, due mesi dopo, l'assassinio dello shogun in un'operazione sotto copertura da parte di Baltasar Rocha portò alla sconfitta definitiva dello Shihaiken, oltre alla sua promozione a leader della Squadra d'Esecuzione.

La resistenza continuò per altri tre anni, ma la presenza degli invasori sul territorio del Continente centrale era ormai consolidata e radicata troppo a fondo.

La Guerra Rossa giunse al termine definivamente il 3 Marzo 4071, con la sconfitta dello Shihaiken in favore del governo Guardians. Da quel momento in poi tutti i samurai che avevano popolato il continente iniziarono man mano a scomparire.


Le fiamme azzurre continuavano a propagarsi, facendo pressione sulla massa gravitazionale che si opponeva a esse, nello spazio tra i due guerrieri ammantati dal verde scuro della palude che li circondava.

Takeshi e Karasu, memori del doloroso vissuto che condividevano, non smettevano nemmeno per un istante di guardarsi con ferocia negli occhi dalle cromature così differenti, quasi opposte, come perle azzurre che si specchiano un mare notturno.

Il fuoco andò diradandosi a un gesto di Karasu, spargendosi poi per tutta la zona dominata dal vuoto che scaturiva dal suo Kaika di gravità.

L'uomo dal nero impermeabile, strappato in vita e sul petto, unì le mani in preghiera, riunendo decine di alberi e rocce del luogo in una sfera grigia che si librò minacciosa nel cielo, scagliando la propria mastodontica ombra su Takeshi.

Quest'ultimo però non si lasciò impressionare: non appena Karasu indirizzò la sfera su di lui, emanò a sua volta dalla katana una grande palla di fuoco azzurra che esplose al contatto con la massa di legno e pietra del nemico, provocando un impatto dirompente che investì gran parte della palude.

Takeshi non ebbe nemmeno il tempo di respirare, perché subito dopo vide Karasu alterare ancora l'aria attorno a sé.

La tecnica precedente non era altro che un diversivo per coglierlo alla sprovvista con una più distruttiva, comprese.

Infatti, con occhi sgranati, notò che dinanzi all'avversario si era formata una distorsione scura dalla forma circolare di enormi dimensioni.

"Un buco nero...?" Pensò Takeshi, sconcertato.

Sul volto di Karasu era disegnata un'espressione indemoniata, una che solo dopo la guerra aveva imparato ad assumere.

L'altro dal canto suo non si lasciò risucchiare da quel nero vortice divoratore. Sollevò la spada con entrambe le mani sopra il capo, i capelli mossi dal forte vento provocato dal buco nero, e la circondò con il suo Kaika infuocato, che assunse la forma di un cane divino, un inugami.

Infine, la liberò tutta sul nemico, in un getto di portata immensa.

Durante la collisione tra le due terrificanti manifestazioni di potere, le fiamme dell'Inugami Azzurro raggiunsero un calore pari a quello di una supernova.
Ciò innescò una reazione esplosiva che rese entrambi gli spadaccini temporaneamente incapaci di vedere a un metro dai loro occhi, data la sua ampiezza, e distorse l'atmosfera del tetro ambiente.

Quando riuscirono di nuovo a distinguersi a vicenda, una volta che la polvere si fu in parte diradata, i due si fissarono con sguardo truce, inginocchiati sul terreno.

Entrambi avevano completamente esaurito il loro Kaika.

Ma non la loro voglia di combattersi.



Le lame ormai prive d'aura di Takeshi e Karasu cozzarono ancora, ma si spezzarono all'istante sotto l'ennesima pressione a cui erano state sottoposte, finendo ai piedi dei samurai.

Si scambiarono dunque un montante allo stesso tempo, avvertendo la mascella tremare.

"Hai ucciso Shinzo..." incespicò Karasu, fuori di sé.

"Non volevo!" Ruggì Takeshi, gli occhi iniettati di sangue.

Le vertigini li assalivano, a stento si reggevano in piedi, ma proseguirono nella loro lotta mortale, in fin di vita per le troppe energie spese nello scontro all'ultimo sangue.

Karasu assestò un diretto sulla guancia a Takeshi, ma quest'ultimo rispose con un gancio terribile sull'occhio destro del rivale per poi mozzargli il fiato con una ginocchiata allo stomaco.
Stava per percuoterlo ancora, ma cadde di schiena al suolo a causa di un pestone a tradimento da parte di Karasu, che si ritrovò sopra di lui. I loro volti erano vicinissimi, i capelli bagnati di sudore e crespi per l'umidità per poco non si intrecciavano.

Karasu iniziò a tempestarlo di testate veloci e violentissime, fin quando Takeshi non lo interruppe attraverso un pugno improvviso sul mento, allontanandolo infine con una potente ginocchiata nello stesso punto.

Lo spadaccino in nero arretrò, ma riuscì a scaraventare a un paio di metri il vecchio compagno d'armi, sferrandogli un calcio in cui a stento impresse dell'Hardening Kaika.

Dopo quella sfuriata i guerrieri crollarono al suolo, cercando la punta delle loro spade, e raccogliendo entrambi quella appartenente al rivale.

"Dopotutto, Karasu, entrambi abbiamo seguito gli insegnamenti del vecchio a modo nostro..." Takeshi, abbattuto, sussurrò delle ultime parole prima di accingersi a chiudere per sempre quella questione lasciata in sospeso per troppo tempo. "Il sentiero della distruzione e della protezione possono essere convergenti. Chi protegge ciò che rimane e chi rivendica ciò che è perduto sono mossi dagli stessi sentimenti, eravamo solo troppo orgogliosi per comprenderlo... che ironia farlo proprio adesso... adesso che è tardi." Tra le ferite e il sangue, sul viso di Takeshi fece capolino un sorriso che sorprese Karasu.

A sua volta però, lui ricambiò, stanco in volto.

I corpi di entrambi erano allo stremo, sul punto di spegnersi da un momento all'altro, assaliti da frequenti e dolorose convulsioni.

"La differenza sta negli intenti, ma la solitudine che portavo nel cuore era la stessa che assaliva anche te, l'ho sempre percepito..." rispose con un fil di voce. "E nonostante io non mi penta delle scelte che ho preso, di aver guidato anime vendicative e sole come me nella vita, non voglio esserlo anche nella morte, Takeshi."

"Non lo sei."

"Non lasciarmi solo..." La voce di Karasu si spezzò.

"Non lo farò." Mormorò Takeshi.

I due spadaccini, inginocchiati l'uno di fronte all'altro, lasciarono cadere con delicatezza le lame sul terreno.

Si strinsero con le braccia attorno al collo per attendere insieme che la vita fluisse via dai loro corpi, già da diversi minuti in condizioni disperate.

L'ultima cosa che videro fu la luce opaca del sole, tra le fronde degli alberi rimasti in piedi, illuminare le loro iridi, così simili a com'erano anni prima, quando si incrociarono per la prima volta.

Poi, tutto scomparve.

Delle piccole mani levigate afferrarono quelle dure e ruvide dei due, i quali alzando lo sguardo videro due trecce castane ricadere su di una candida schiena.

Sorrisero, seguendola verso la luce bianca che si stagliava loro di fronte.

Continue Reading

You'll Also Like

338K 14.1K 60
Quando Eislyn, unica figlia femmina del re, viene favorita ai fratelli per prendere la corona la sua vita viene completamente stravolta. Tra la ricer...
287K 5.2K 31
" Io: A..Adam... Adam: ciao amore... vedo che in un mese hai scordato le buone maniere che ti abbiamo insegnato a casa..."
481K 21.4K 38
Essere teenagers è dura, essere esseri sovrannaturali non aiuta, essere la futura regina dei vampiri e il futuro Alpha dei licantropi decisamente no...
223K 9.4K 40
Reincarnato ma privo di memorie certe sulla sua vita precedente, il protagonista ricorda solo che si trova in un gioco chiamato "The Garden of Iris"...