Guardians

By Reigan10

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[Completa - in revisione] In seguito alla terribile Guerra Rossa avvenuta dieci anni fa, il Continente centra... More

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Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
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Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 72
Capitolo 73
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Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90
Capitolo 91
Capitolo 92
Capitolo 93
Capitolo 94
Capitolo 95
Capitolo 96
Capitolo 97
Capitolo 98
Capitolo 99
Angolo Autore
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
Capitolo 109
Capitolo 110
Capitolo 111
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Capitolo 128
Capitolo 129
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Capitolo 131
Angolo Autore 2
Capitolo 132
Capitolo 133
Capitolo 134
Capitolo 135
Capitolo 136
Capitolo 137
Capitolo 138
Capitolo 139
Capitolo 140
Capitolo 141
Capitolo 142
Capitolo 143
Capitolo 144
Capitolo 145
Epilogo
Grazie!

Capitolo 71

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By Reigan10

"Bene, la tua temperatura si è abbassata di parecchio. Sembra che la febbre sia calata." Alex ritrasse la mano dalla fronte di Dorothy, visibilmente sollevato del miglioramento della compagna.

"Mi spiace avervi fatto preoccupare..." mormorò lei.

Era passato un giorno da quando Dorothy si era sentita male dopo aver curato le ferite di Alex, Sybil e Karen. In quel momento, la ragazza dagli occhi dorati si trovava sotto le coperte del tatami, all'interno della camera da letto del dojo di Fujiwara, ben pulita e insolitamente libera dalla polvere, grazie ad Alex che si era curato di spolverare le pareti, le travi e il pavimento in legno.

Il giovane si era preso cura di Dorothy per tutta la giornata precedente ed era rimasto sveglio per sorvegliarla durante la nottata, sciacquando uno straccio sulla sua fronte e girandole il cuscino sotto il capo quando diventava rovente.

"Adesso cerca solo di riposare, ok? Hai bisogno di ritornare in forze." Alex voleva evitare assolutamente l'argomento Somber per il momento, così come la situazione legata a Peter, che non era ancora tornato dopo un giorno intero d'attesa.

Karen iniziava a preoccuparsi terribilmente e non faceva altro che fissare speranzosa il sentiero di ghiaia oltre il cancello principale del dojo, dove con ogni probabilità Peter sarebbe apparso qualora fosse tornato.

"Va bene, resterò qui." Gli sorrise Dorothy. "In fondo mi piace sentirmi così coccolata da te..."

Alex le rivolse un'espressione amorevole, dopodiché si avvicinò e le baciò la fronte, prima di allontanarsi. "Ora vado a controllare la situazione nel cortile, torno subito."

"Tranquillo, sto bene."

Il ragazzo le rimboccò le coperte, scambiandosi un altro sorriso affettuoso con lei, e poi uscì all'esterno del dojo, dove si trovavano Karen e Sybil.

Non appena fu all'aperto, l'aria fresca che mitigava il calore di fine luglio gli sfiorò la pelle, trasmettendogli un certo piacere.
Come al solito, notò Karen in canottiera che fissava il cancello di ingresso, in attesa. Decise di andare a parlarle per tentare di tranquillizzarla un po'.
Sybil intanto, seduta con la schiena poggiata alla staccionata sulla destra, osservava la scena.

"Ehi, ancora qui?" Esordì Alex, avvicinatosi a Karen.

"Mh..." annuì lei. "Non riesco a darmi pace. E se non tornasse? Senza Peter cosa farei? Forse dovrei andare a cercarlo..."

Alex sospirò. "Vorrebbe solo dire correre un pericolo inutile, è probabile che i Vulture sorveglino ancora quella zona. Oltretutto, non credo che Peter sia a Slum Lagoon: è passato un giorno intero." Affermò.

"Mi sa che hai ragione. Credi che farà ritorno a breve?"

"Se non è ancora tornato, avrà avuto le sue ragioni. Di sicuro starà benone però, quella testa dura non è tipo da darsi per vinto facilmente, credimi." Rise Alex con aria solare.

Karen fu contagiata dal suo ottimismo e sorrise a sua volta, i tratti dolci del suo viso parvero rilassarsi rispetto a prima. "Vero! In fondo mi ha promesso che sarebbe tornato da me e io mi fido ciecamente della sua parola." Concluse, sicura di sé.

Alex le poggiò una mano sulla spalla con affetto e lei gli ammiccò, grata del suo supporto.

"Dovrei andare a cercarlo?" Rimuginò il ragazzo, mentre si allontanava da Karen. "Se non dovesse tornare entro sera mi metterò in viaggio, inizio a preoccuparmi anch'io." Aveva calmato Karen poiché stava iniziando a diventare eccessivamente irrequieta e questo non giovava alla sua salute mentale, ma in un certo senso Alex condivideva i suoi timori riguardo l'assenza prolungata di Peter.

"Sei sempre gentile con tutti." Senza che se ne rendesse conto, Alex si era ritrovato accanto a Sybil, vicino alla staccionata che delimitava la rigogliosa proprietà.

Sua sorella gli stava rivolgendo un'espressione sinceramente ammirata e benevola. Il ragazzo avvertì quell'aria familiare che aveva provato anche a Northfield in sua compagnia, e che lo metteva sempre di buonumore.

"Provo solo a mantenere l'equilibrio tra noi, se iniziassimo ad andare nel panico uno a uno, sarebbe la fine!" Rispose allegramente Alex, mentre si accomodava sull'erba umida accanto a lei.

"Sei stato gentile persino con me quando ero tua nemica, dopo che avevo ingannato te e Peter, approfittandomi di voi. Questa tua dote, essere sempre ben disposto nei confronti degli altri... all'inizio non riuscivo a capirla, sai? Mentre ero a Northfield con Mary-Beth, per ristabilire il mio nome, ci pensavo spesso, e più riflettevo, più non capivo come potessi essere così ingenuo..." Sybil sembrava proiettata altrove con la mente, i suoi occhi blu marino erano più intensi che mai, mentre i capelli grigio scuro svolazzavano, cullati dalla brezza estiva che frusciava negli spiragli tra le assi di legno della staccionata.

"Sybil..." sussurrò Alex.

"Poi, iniziando ad aiutare le persone, a donare pasti e denaro a coloro che avevo perseguitato in precedenza, ho iniziato a sentirla. Quella sensazione di calore nel corpo, quella soddisfazione che si prova quando qualcuno ti sorride con gratitudine. Sentirsi dire grazie dalla gente fa stare così bene... è stato in quei momenti che ho capito perché tu sei fatto così, il motivo per cui sei buono con le persone." Sybil guardò Alex dritto negli occhi, con sguardo riconoscente. "Ognuno di noi ha una sensibilità e calpestarla senza nemmeno pensarci è qualcosa di disumano. Io ci ho messo un po' a capirlo, ma tu lo sapevi già per natura. Sei una brava persona, Alex, ed è la cosa che amo più di te. Io stravedo per te!"

Alex era largamente stupefatto dalle parole della sorella maggiore, così mutata al livello mentale rispetto a quando l'aveva conosciuta. In quel periodo lei era chiusa sotto ogni punto di vista e non mostrava nessun tipo di breccia per il suo cuore, così come non era affatto aperta al dialogo.
Leggere in lei quel netto miglioramento lo fece sentire spontaneamente felice.

Le mani dei due fratelli si intrecciarono con vigore, mentre si sorridevano, grati di essersi ritrovati nell'immensità del mondo, nonostante la mancanza di ricordi legati alla loro infanzia insieme.

Improvvisamente, avvertirono un rumore metallico: il cancello d'ingresso che veniva aperto.

Karen sobbalzò, sorpresa e inondata da una valanga di emozioni fortissime, nel momento in cui scoprì di chi si trattava.

Alex si alzò, euforico a sua volta.
Ma la gioia sparì nel momento in cui constatò le condizioni critiche in cui versava il suo migliore amico.

"Peter!" Esclamò allarmato, assieme a Karen.



Peter galleggiava sulla superficie del mare, circondato dalle onde che gli bagnavano tutto il corpo fino al mento. Spesso il livello di quella mistica acqua si alzava considerevolmente e il ragazzo iniziava a lamentarsi, inquieto, mentre veniva sommerso, sovrastato, e il mare diventava tempestoso.
E il sole spariva dal cielo, immergendo tutto nell'oscurità.

Alla fine però, quando credeva di non riuscire più a combattere, un forte sollievo si impadroniva di lui e le onde dell'immane distesa liquida calavano. I raggi luminosi coloravano di nuovo la sua superficie salata, tutto intorno tornava una quiete in cui il suo corpo spossato si ristabiliva lentamente.

Il processo si ripeteva più e più volte, sembrava quasi che stesse durando da mesi, ormai.
Arrivava la tempesta, trasportando dolore e irrequietezza, il cielo si oscurava e infine tornava la calma che leniva la sofferenza.

Da un momento all'altro però tutto questo finì, e Peter fu trascinato di nuovo nella realtà.
Aprì gli occhi, confuso e provato.
Si mise a sedere e realizzò di trovarsi su un tatami nel dojo del suo maestro.
Non ricordava nemmeno come ci fosse arrivato: dopo aver vagamente distinto i capelli rossi di Karen sopra di sé, si era lasciato cadere nel sonno più profondo e non si era destato prima di quel momento. Quanto tempo fosse passato per lui rappresentava un mistero.

"Finalmente hai aperto gli occhi, ci stavamo preoccupando." La voce era quella del suo amico d'infanzia, Alex.

Insieme a Karen e Sybil, stava vegliando su di lui. I volti dei presenti furono attraversati da un sorriso confortato a causa del suo risveglio.

"Quanto tempo ho dormito...?" Peter si sgranchì le ossa e capì di essere ancora indolenzito per le ferite. Era stato fasciato allo stomaco, alla gamba e dietro la schiena: le zone in cui Satyria e Peste Nera l'avevano ferito.

"Tutta la giornata di ieri, adesso è mattina." Gli spiegò la voce flebile di Karen. "Durante la notte ti agitavi spesso, così ti ho somministrato qualche antidolorifico dalla cassetta di primo soccorso." Aggiunse.

Si capiva benissimo che Karen era al settimo cielo per il miglioramento delle condizioni di Peter, ma risultava anche chiaro dalle sue occhiaie che avesse dormito poco e niente, probabilmente morta di preoccupazione per lui.

"Karen ha passato la notte accanto a te." Borbottò Alex tossendo, con una vena ironica nella voce.

"E-era inquieto, quindi ho pensato che in quel modo si sarebbe tranquillizzato!" Balbettò Karen imbarazzatissima, mentre le sue guance diventavano simili a due peperoni.

"Grazie, Karen." Peter le sorrise con gratitudine.

"N-non c'è di che, niente di incredibile." La ragazza abbassò lo sguardo con un'espressione allietata, seppur timida.

"Che dolce!" Pensò Sybil, ammirandola.

Sebbene si sentisse felice tra quei volti amici, non appena l'immagine del sorriso angelico di Misty nella baracca di Slum Lagoon gli tornò in mente, Peter fu assalito da una disperazione intensa e inesorabile e si fece scuro in volto.

"Che hai, Peter? Senti ancora dolore?" Domandò Alex, il quale se n'era accorto.

"N-no... ora sto bene, tranquillo. Voglio solo prendere un po' d'aria." Rispose l'amico.

"Ce la fai da solo?" Chiese Karen.

"Non sono mica un malato cronico? Potete smettere di preoccuparvi!" Sbottò Peter. "A dire il vero... vorrei parlavi di una cosa che mi è capitata a Slum Lagoon." Il ragazzo si avviò verso il giardino e gli altri lo seguirono.

Quando spostarono il pannello in legno e cartapesta per uscire, il volto di Dorothy fu illuminato dalla luce mattutina e i suoi occhi si aprirono pian piano.

Notando la sagoma di Peter che si dirigeva nel cortile, si alzò di colpo e si accinse a seguirlo, ma a metà strada udì delle cose in particolare nella sua conversazione con Alex e le altre che la turbarono, dunque decise di rimanere a origliare dietro la parete.



"Capisco. Dunque, questa ragazza, Misty, era prigioniera di quella donna che incrociammo sulla strada per arrivare al circo. Avevo percepito una brutta sensazione legata a lei, in effetti..." riepilogò Alex, pensieroso, dopo che Peter gli ebbe raccontato la sua disavventura.

"Che cosa orribile!" Esclamò Karen.

"E hai detto che la conoscevi già? Misty, intendo." Fece Sybil.

"Non mi sembra di averla mai vista, o perlomeno non lo ricordo. Ma quando ero con lei... era come se la conoscessi da sempre. Provavo un qualcosa che non riuscivo a spiegare, e tutt'ora non sono in grado di farlo." Spiegò Peter, mentre i suoi occhi blu diventavano malinconici al ricordo della ragazza che gli aveva sconvolto così tanto l'animo.

"Non so cosa ci facesse lì questa ragazza, ma se ti ha lasciato fuggire dalla baracca di Kiryuu è probabile che sia stata punita... se non addirittura uccis-"

"Lei è viva." Peter interruppe bruscamente Alex, negando totalmente e all'istante quella possibilità.

Alex rimase sorpreso da quella presa di posizione così estrema da parte del suo amico. Sembrava quasi volesse convincersene da solo, e questo lo allarmò molto per ciò che riguardava il suo stato mentale.

"Ma, Peter..." tentò di argomentare Karen.

"È ancora viva, ne sono certo. E io andrò a tirarla fuori da quella baracca schifosa, potete giurarci!" Esclamò lui, raggiante.

L'ipotesi che Misty potesse già aver pagato per il suo gesto di ribellione non gli sfiorava nemmeno la mente, Peter era completamente positivo riguardo la vicenda. Sebbene motivi in virtù dei quali si potesse pensare al peggio, ce ne fossero eccome. Anche più rispetto a quelli per cui sentirsi rassicurati.

"D-d'accordo, ma esattamente come intendi agire?" Domandò Alex.

"Ve lo dico io cosa bisogna fare." La voce di Dorothy si fece prepotentemente largo tra quelle dei quattro all'aperto, mentre li raggiungeva con un'aria piuttosto contrariata sul volto. "Invece di concentrarci su degli sconosciuti, dovremmo discutere su come riportare indietro Somber." Gli occhi dorati di Dorothy incrociarono quelli blu di Peter, confusi ma anche adirati per il modo in cui la compagna aveva definito Misty.



"Quindi, quell'idiota è andato via così, di punto in bianco? Maledetto, come ha potuto?! Per unirsi all'Esercito Guerrigliero poi, i nemici dello stato!" Peter era su tutte le furie dopo essere venuto a conoscenza delle azioni di Somber.

"Credo avesse le sue ragioni, dopotutto. Eppure, non riesco a evitare di provare un senso di mancanza. Avrebbe almeno potuto parlarne con tutti noi, prima. Potevamo aiutarlo, magari..." Alex al contrario aveva preso la faccenda con più filosofia, ma la notizia gli aveva trasmesso una dolorosa tristezza, che provocava in lui una pesante morsa allo stomaco.

"Prima di andarsene mi ha detto che non avrebbe mai fatto del male a nessuno di noi. Ma nonostante questo, lasciarmi è stata la cosa che mi ha ferita di più da parte sua... non voglio perdere la certezza della presenza di Somber al mio fianco, lui c'è sempre stato e non averlo più qui è qualcosa che semplicemente non riesco ad accettare." Disse Dorothy, con gli occhi abbassati.

"Ma ci dev'essere qualcosa che l'abbia spinto a farlo, Dorothy. Tu che hai vissuto insieme a lui per molto tempo dovresti saperlo." Ipotizzò Karen.

Il volto di Dorothy si indurì, ricordando la notte in cui trovò Somber in un mare di sangue, accanto al corpo senza vita del suo maestro, che era stato un vero padre per lui anche se per poco.
Quella volta l'aveva cullato fino a quando i sensi non lo avevano abbandonato, ma questo Somber non lo rimembrava e lei non aveva mai ritenuto necessario parlargliene. Temeva che rievocare quel dolore avrebbe potuto allontanarlo, ma alla fine era successo lo stesso. Dopotutto, forse era davvero inevitabile che prima o poi nella mente del suo amico sarebbe scattata una scintilla del genere, senza che Dorothy potesse evitarlo in nessuna maniera.

"Lasciamo stare, non serve che tu ricordi per forza quei momenti. Somber avrà avuto i suoi motivi, anche se non condivido il modo di fare di quel depresso cronico." Affermò Peter, posando le mani sulle spalle di Dorothy.

"Questo è il modo di Peter per dire che gli manca..." pensò Alex, divertito.

Rassicurata dal tono autorevole di Peter, Dorothy gli sorrise, sentendosi sicura di poter risolvere la situazione insieme ai suoi amici.

"Quindi cosa facciamo, Pete? Quando andiamo a riprenderlo?" Chiese, pimpante.

Le mani di Peter si irrigidirono e il suo sguardo diventò più titubante. Alex girò scomodamente gli occhi di lato: aveva già intuito cosa passava per la mente dell'amico.

"A-allora? Dai, non tentennare. Quando inziamo a cercare Somber?" Dorothy era più turbata adesso, impaurita dalla probabile risposta di Peter.

Quest'ultimo le strinse ancora le spalle, cercando di mantenerla calma e razionale. "Ascolta, Dorothy..."

"No! Non ti voglio ascoltare! Dobbiamo recuperare Somber, punto e basta! Oppure vuoi dirmi che preferisci una ragazza che hai conosciuto appena ieri?" Tentare di contenerla fu inutile: Dorothy si ritrasse, iniziando a urlargli contro senza freni.

"Aspetta! Almeno ascolta cosa ho da dire. Qui non si tratta di preferenze, Somber ha preso la sua decisione e noi non siamo in diritto di metterla in discussione. Sarebbe una mancanza di rispetto nei suoi confronti, ti ha anche spiegato le sue ragioni, ribadendo inoltre l'affetto che cova nei nostri confronti. Non possiamo forzarlo a cambiare idea, così facendo non saremmo veri amici per lui." Peter cercò di essere il più persuasivo possibile ma non sembrò funzionare sulla testarda ragazza dalla chioma canuta.

"Ma cosa stai dicendo?! Ti senti quando parli? Lui sta andando a unirsi a coloro che sarebbero inevitabilmente nostri nemici se scoppiasse una guerra! Sarebbe al pari di uno dei Vulture! È questo che vuoi, Peter? Affrontare Somber come avversario in un conflitto aperto? Stai solo cercando scuse perché vuoi tornare da questa Misty!"

A quel punto Peter perse la pazienza. "Adesso mi hai stancato, sei solo un'infantile. Hai detto bene, Somber si sta unendo ai nostri nemici, e probabilmente a quest'ora già sarà entrato in contatto con loro. Cosa credi che succederebbe se da soli ci trovassimo nel bel mezzo di uno scontro con l'Esercito Guerrigliero? Moriremmo! Possibile che tu non riesca a capirlo con quella testa bacata che ti ritrovi?!" Gridò Peter, infuriato.

"Ehi, attento a come parli, razza di traditore. Stai iniziando a darmi sui nervi, lo sai? Se dovrò costringerti con la forza a venire a cercare Somber, allora lo farò senza problemi!" Esclamò Dorothy, che non avendo in quel momento con sé le pistole, infuse le sue mani nude di Kaika lucente.

"Perché non ci provi allora, bambina viziata?" Replicò Peter, minaccioso.

"Ragazzi, che succede? Calma!" Karen tentò inutilmente di intervenire, mentre Sybil assisteva alla scena con un'espressione addolorata.

"Dorothy, Peter, basta! Non c'è bisogno di arrivare a tanto. Parliamone civilmente! Siete entrambi ancora in condizioni precarie!" Disse Alex in tono grave.

"Sta' zitto, Alex. Tu sei troppo buono, non puoi comprendere la situazione." Dorothy lo liquidò bruscamente, ferendolo nel profondo dell'animo.

Il ragazzo non poté fare altro che guardare, inerme, mentre due dei suoi amici più cari si scontravano apertamente.

"Preparati." Bisbigliò con voce roca la ragazza, rivolta a Peter, di fronte a lei.

"Vieni." Si limitò a rispondere l'altro, in posizione offensiva.

I due si squadrarono per qualche secondo, l'atmosfera era pesantissima e molto tesa.

Poi, Dorothy urlò e si diede una spinta in avanti, producendo dei raggi di luce dai palmi delle mani. Ma Peter aveva anticipato il movimento.

Tutto finì in un attimo.

Peter e Dorothy si ritrovarono uno di fronte all'altra a mezz'aria, circondati dal flusso contrastante dei loro Kaika, e si scontrarono direttamente.

Il ragazzo centrò in pieno l'amica con un pugno elettrico sulla guancia.

Nell'istante in cui vide il volto di Dorothy deformarsi per l'impatto con le sue nocche, Peter provò immediatamente un senso di colpa e una tristezza insostenibili.
I suoi occhi si socchiusero in un'espressione di dolore puro, pari se non superiore a quello fisico provato da Dorothy.

Quando la disputa terminò, la ragazza andò a schiantarsi contro il cancello d'ingresso alle spalle di Alex, per poi atterrare sull'erba, che attutì la sua caduta rovinosa.

Peter invece aveva un ginocchio poggiato per terra, il capo rivolto verso il basso e il viso cupo, tremolante.

"Dorothy!" Alex le corse subito incontro per prestarle soccorso.
Lo sguardo colmo d'astio che rivolse a Peter spezzò definitivamente il cuore di quest'ultimo, che iniziò a piangere silenziosamente con il viso rivolto verso il cielo, così come stava facendo Dorothy, che versava lacrime amare sull'erba verde.

"Perché sono destinata a soffrire così?" Sussurrò la ragazza, con voce rotta.

Peter non riusciva nemmeno a guardare Alex negli occhi. "Sta cadendo tutto a pezzi." Singhiozzò, disperato.

Le sue guance erano bagnate, gli occhi lucidi e arrossati.

"È dura..."

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