Guardians

By Reigan10

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[Completa - in revisione] In seguito alla terribile Guerra Rossa avvenuta dieci anni fa, il Continente centra... More

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Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
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Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
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Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
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Capitolo 24
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Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
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Capitolo 45
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Capitolo 71
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Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
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Capitolo 85
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Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90
Capitolo 91
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Capitolo 94
Capitolo 95
Capitolo 96
Capitolo 97
Capitolo 98
Capitolo 99
Angolo Autore
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
Capitolo 109
Capitolo 110
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Angolo Autore 2
Capitolo 132
Capitolo 133
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Capitolo 137
Capitolo 138
Capitolo 139
Capitolo 140
Capitolo 141
Capitolo 142
Capitolo 143
Capitolo 144
Capitolo 145
Epilogo
Grazie!

Capitolo 64

72 11 186
By Reigan10

Amber attendeva seduta al tavolino accanto alla vetrata di un bar nella zona est di River Town, non molto distante dal dojo del maestro Fujiwara.
Batteva nervosamente l'indice in maniera costante sulla superficie legnosa del tavolo, guardando a tratti fuori dalla finestra, in attesa della ragazza con cui doveva incontrarsi.

Dal paesaggio urbano all'esterno, si poteva intuire che si trovava in una zona periferica della città, ben lontana da quella principale, a nord, dove si poteva ammirare in lontananza la maestosa South Arena, in cui ogni anno si tenevano grandi eventi.
I marciapiedi, che delimitavano verticalmente in ambo i lati la strada, erano pieni di piccole panche in pietra, spesso con alcuni graffiti disegnati sopra, e a volte sormontarti da alberelli che offrivano una piacevole ombra per rifugiarsi dalla calura estiva.

Sulla parte dirimpetto al bar, si estendeva un muretto non molto alto e interrotto da una breve serie di scalini marroni in salita, subito seguita da una in discesa, che conduceva a un rione dalle abitazioni compatte e ravvicinate.

È da quelle scalinate che Amber vide arrivare Dorothy, abbigliata con una canottiera sportiva gialla, pantaloncini bianchi e un berretto blu sui morbidi capelli.

Il cuore di Amber sobbalzò quando la notò.

"Eccoti, grazie per essere venuta." La accolse con un gran sorriso.
Lei, al contrario della giovane, indossava la sua divisa lavorativa blu scuro ben abbottonata, nonostante il caldo.

"Ciao, Amber! Sono contenta di chiacchierare un po' da sole. Ho sentito che stanno per organizzare un altro evento alla South Arena, ne parlano tutti qui in città!" Raccontò Dorothy, arzilla.

"Grandioso... chissà di cosa si tratta." Fece Amber, titubante.

"Tutto a posto, Amber? Volevi parlarmi di qualcosa in particolare?" Chiese Dorothy, ordinando nel frattempo un'aranciata con ghiaccio, mentre Amber prese un caffè macchiato.

"A dire il vero, sì... riguarda Summer." A quel nome, il viso di Dorothy mutò in un istante espressione, divenendo malinconico e sofferente. "Lei per te... significava molto, vero?" Domandò Amber, fissandola con i suoi profondi occhi verdi.

Dorothy abbassò lo sguardo. "Era tutto ciò che rimaneva della mia famiglia. Lei conosceva mamma e papà, e io non ne avevo mai sentito neanche parlare. Ascoltarla mentre mi raccontava di loro mi rendeva così felice..." Dorothy socchiuse gli occhi, che furono riempiti da tutto il dolore che la ragazza provava al ricordo della compagna. "Perché me lo chiedi, comunque?"

Amber deglutì, con fare ansioso. "Io non voglio renderti triste facendotela ricordare, proprio ora che hai ritrovato Somber e ti sei riunita con Peter e Alex, ma ho bisogno di scusarmi, Dorothy... non sono riuscita a proteggerla, anche se ero lì con lei nel Continente orientale, al suo fianco! Mi dispiace, piccola, mi dispiace così tanto..." Amber aveva le labbra tremolanti e allo stesso tempo le braccia irrigidite per delle fitte provocate dalle ferite che conservava, intensificate inoltre dall'aria condizionata nella caffetteria. "Per colpa mia hai perso tutto quello che ti restava della tua famiglia." Quasi mormorò la donna con un'espressione profondamente addolorata.

Dorothy la fissò in modo intenso per qualche secondo, con occhi tristi.
Poi, allungò le mani verso le braccia di Amber.

"Eh?" Esitò lei, stupita.

"Sta' ferma, altrimenti non posso lenire il tuo dolore." Dorothy emise un flebile e pallido bagliore giallo, che si propagò sulle pelle chiara di Amber.

"C-cosa? Non sento più le fitte alle braccia. Anche mentre le chiedo scusa, lei pensa a essere gentile con me?" Pensò la donna dai capelli biondi, mentre osservava il volto tondo e delicato della ragazzina che la stava curando. "Sembra un angelo..." non poté fare a meno di constatare nella sua mente.

Una volta finito di guarirla, Dorothy le rivolse un'espressione dolce e amorevole. "Non c'è proprio niente per cui tu debba chiedermi scusa, Amber. Hai dato tutta te stessa per proteggere una persona che io amavo come una sorella, e posso solo esserti grata per questo. Considerare anche te come una sorta di sorella maggiore. Perché è questo che tu rappresenti per me, lo sai?" Disse, tenendole le mani.

"Oh, Dorothy... sei così buona! Non meritavi ciò che ti è successo, non proprio tu!" Amber le strinse forte a sua volta le esili dita.

Gli angoli della bocca si Dorothy si incresparono in un sorriso rassegnato e al contempo sereno, che Amber trovò in un certo senso molto maturo.

"Lo so. Ma andiamo avanti e viviamo, tenendo sempre Summer nei nostri cuori... ok?" Sussurrò.

Amber ricambiò il sorriso. "Sì." Rispose, convinta.

Le mani intrecciate delle due ragazze rimasero unite con forza per diversi secondi, come a formare un legame indissolubile.

"Sei proprio cresciuta, Dorothy." Rifletté, benevola, Amber.



"Non posso credere che vi conosciate già, non è giusto! Mi sento un po' esclusa, ecco!" Soyo si stava lamentando ad alta voce, mentre procedeva spedita a passo felpato insieme a Karen e Sybil, affiancata dalle sue volpi di Kaika: Ping e Pong.

Le tre giovani si trovavano in una zona terrosa dal pavimento brullo e rossastro, in cui ogni tanto si ergevano alcune collinette o alture rocciose e arrotondate.
Per diverse miglia non si scorgeva nulla, nessun traguardo o nastro da raggiungere, tantomeno altri partecipanti al concorso annuale per Guardians.

"È una storia complicata, impiegheremmo troppo tempo a spiegarla." Se ne uscì Sybil, evitando l'argomento scomodo davanti a Karen.

"Già, concordo..." affermò la ragazza dai capelli rossi.

"Uffa... voi due siete fin troppo mansuete. O dovrei dire autocontrollate? In fondo ve la cavate entrambe a difendervi." Disse Soyo con un ghignetto malizioso.

"Ci hai attaccate tutte e due con quelle strane volpi, cosa potevamo fare? Di cosa sono composte, poi?" Chiese Sybil, scrutando i due animaletti, che ricambiarono il suo sguardo con uno turpe.

"Il mio è Creation Kaika di tipo nebbia, è di questo che sono fatte le mie volpette. Sono molto affettuose, sapete? E anche piuttosto obbedienti... quasi sempre, almeno!" Spiegò Soyo, mentre il suo ciuffetto ribelle a campanellino ondeggiava a destra e a sinistra tra i capelli neri.

"Nebbia? Molto inusuale come elemento." Commentò Karen. "Ora capisco perché quando vengono colpite sono capaci di dissolversi e tornare in un attimo come prima."

"Però è incredibile, hai creato due vite vere e proprie con il tuo Kaika. Non è una cosa da poco, la quantità d'energia che hai usato deve essere stata enorme." Intervenne Sybil.

Soyo divenne scura in volto.

Karen lesse per un attimo sul suo viso un'attitudine completamente diversa da quella spensierata e ironica mostrata fino a quel momento: in quel breve istante, aveva chiaramente intravisto l'oscurità celata dietro la maschera di quella ragazzina.

"Diciamo che non ho potuto farne a meno. È stato più che altro per necessità..."

Karen e Sybil decisero di non domandare oltre e lasciar morire l'argomento.
Le ragazze tacquero per qualche minuto, continuando a calpestare il suolo friabile sotto i loro piedi, innalzando della polvere rosea.

"A ogni modo, questo posto è veramente strano, siamo passati da un bosco verde a questa landa desolata. Ci sono luoghi così terrosi in questa zona di Southfield?" Spezzò il silenzio Karen, analizzando l'ambiente circostante.

Soyo scrollò le spalle. "L'avranno alterato con il Kaika, non sarebbe strano in prove come questa ricorrere a stratagemmi del genere." Ribatté.

"Forse hai ragione." Concesse Sybil. "Comunque, v-voi perché siete qui?" Domandò, incerta, in seguito, volgendo con timidezza i suoi occhi blu marino verso Karen.

Lei fissò il terreno sotto i suoi piedi, osservata con curiosità da Soyo.

"È per un ragazzo, vero? Il tuo innamorato! Lo sapevo, l'avevo capito subito!" Squittì Soyo, anticipandola.

"L-lo sapevi? In che senso, si vede così tanto...?" Karen arrossì, mentre l'altra la punzecchiava con dei colpetti di gomito.

"Lontano un miglio! Sei la classica ragazza che farebbe di tutto per il suo amato, che tenera!" Soyo quasi cantilenava con grande esuberanza, mentre Karen diventava sempre più imbarazzata.

"E-tu-invece-Sybil?!" Letteralmente urlò, senza staccare le parole.

"Ecco... anch'io voglio diventare una Guardian per rendere qualcuno fiero di me." Sybil sorrise sognante, con gli occhi rivolti verso il basso, addolciti da qualche vago ricordo che stava rivivendo nella sua mente.

Karen la guardò intensamente assieme a Soyo. "Buona fortuna, Sybil." Le augurò con sincerità la prima, rivolgendole un'espressione benigna.

"Anche a te." Sorrise Sybil.

Le due, un tempo avversarie, sebbene non si fossero mai affrontate direttamente, iniziarono a provare empatia l'una per l'altra, avvicinate dalla volontà in comune di impegnarsi per delle persone a cui tenevano.

"Tu invece come mai hai partecipato al concorso, Soyo?" Le chiese Karen.

"Oh, niente di complicato o nobile come nel vostro caso." Canticchiò la ragazzina. Incrociò gli occhi neri come il carbone con quelli delle due compagne al suo seguito.
"Io mi sto solo divertendo."



Le tre compagne continuarono a camminare indisturbate per almeno dieci minuti, fino a quando intravidero in lontananza un'enorme altura solitaria con un'insolita cavità sulla sua superficie, che alle ragazze parve quasi una sorta di ingresso.

"Ehi, guardate. Sembra che conduca da qualche parte." Avvisò Karen, accelerando il passo.

"Magari tirando dove c'è la cavità potremmo liberare il passaggio." Ipotizzò Sybil.

Le due concorrenti tentarono di spostare il masso, ma senza alcun risultato, se non quello di tagliuzzarsi le mani sulla superficie ruvida della roccia.

"Ehi, aiutaci, Soyo! Ti sembra il caso di oziare?" La chiamò Sybil, innervosita.

Soyo intanto se la stava godendo a guardare le nuvole, appoggiata sul lato destro dell'altura. "Il lavoro fisico non fa per me, pensateci voi. Su, su!" Fece segno di andar via con le mani, come se stesse scacciando un cane.

"Ma guarda questa qui..." mormorò, infastidita, Sybil.

"Dev'esserci un modo per aprirla. Magari se sparo un'ondata di fiamme..." suggerì Karen.

"Attireresti solo qui tutti i concorrenti nei paraggi, ammesso che ce ne siano ancora. Sembra che prima di incontrare noi, Soyo ne abbia messi un bel po' fuori combattimento, perché non la divertivano. Da non credere." Bofonchiò Sybil, con le mani appoggiate alle ginocchia per la fatica.

"Beh, è anche normale voler battere i propri avversari in questi concorsi, anche se io mi sono limitata a evitarli finora." Rispose Karen.

Nel frattempo, Soyo si era alzata e le aveva raggiunte. "Ancora nulla?"

"Ti lamenti pure?! Non stai facendo niente!" Esclamò Sybil, sempre più nervosa.

Soyo sospirò, annoiata. "E va bene, va bene... ci penso io, basta che la smetti di fare l'oca." Concesse con aria di superiorità, scrollandosi la polvere rossastra dai pantaloncini viola.

"Cosa?" Sbraitò Sybil.

"Forza, Ping, Pong. Tocca a voi!" La ragazza mingherlina allungò le braccia in avanti in modo da ordinare alle volpi di nebbia di caricare.
I due animali abbaiarono sommessamente e avanzarono veloci verso l'altura rocciosa.

"Che hai intenzione di fare?" Karen si era avvicinata a Soyo, dubbiosa.

"Aspetta e vedrai."

Le volpi entrarono per un momento in collisione con la parete rocciosa e l'attraversarono; poco dopo, questa iniziò a cedere, sciogliendosi velocemente in pochi secondi davanti agli occhi increduli di Karen e Sybil.

La roccia fu completamente annullata in breve tempo, liberando il passaggio oltre il quale Ping e Pong aspettavano allegre la loro padrona.

"Ho alterato la composizione molecolare della parete rocciosa tramite l'elemento della nebbia. Le cellule si sono allargate tra loro e la roccia si è disciolta." Spiegò, ridacchiando, Soyo.

"I-incredibile..." commentò Karen. "E pensare che mi aveva attaccata con quelle volpette... che paura!" Pensò.

"Avanziamo, allora, non c'è bisogno di vantarsi." Sybil accelerò il passo mentre Karen accarezzava timidamente il muso delle volpi di nebbia.

"Dai, non essere gelosa, Sybilletta!" Esclamò Soyo con un ghigno malizioso.

"Non chiamarmi Sybilletta!"

Le tre entrarono nel passaggio buio e immediatamente precipitarono nel vuoto, in una specie di scivolo nascosto dalle pareti lisce e levigate.



Dopo aver urlato per tutta la caduta, Karen fu la prima a ritrovarsi in una stanza a forma di rombo con pareti lisce quanto quelle dello scivolo da cui erano precipitate.
Sulla punta del rombo disegnato sul perimetro della zona, di fronte a Karen, c'erano delle sbarre d'acciaio che conducevano all'esterno. La ragazza poteva intravedere già dalla sua posizione che il paesaggio era di nuovo verde e pianeggiante oltre quell'uscita sbarrata.

"Che sia l'ultima prova?" Rifletté.

Poi, si voltò verso la fine dello scivolo di pietra levigata alle sue spalle, ponendo una mano accanto alla bocca per chiamare le compagne.

"Ehi, ragazze! il traguar-" non finì la frase, poiché Soyo le atterrò a braccia e gambe larghe addosso, scaraventandola con la nuca a terra. "Ohi, ohi... sta' più attenta!" Si lamentò.

Soyo la scrutò qualche secondo con aria interrogativa. Dopodiché, le rifilò un ceffone.

"Ah! Mi hai dato uno schiaffo? Perché l'hai fatto?!"

"Non mi piace essere rimproverata." Soyo mise il broncio.

"Non ti stavo rimproverando!"

"Invece sì! Scema!"

"Chi è la scema?!" Karen decise di lasciar correre, prima di perdere le staffe.

In quel momento fece capolino anche Sybil, finendo faccia a terra. Appena alzò il viso, Soyo le gettò della polvere in faccia con il piede, facendola tossire.

"Ma sei impazzita?" Urlò Sybil, dopo essersi ripresa.

"Sono arrabbiata..." l'altra si piegò di spalle sui talloni, intristita. "Ok, mi sono ripresa!" Esclamò, balzando in piedi dopo un secondo.

"È stata veloce!" Commentò Sybil.

"Certo che è dispettosa, eh...?" Bisbigliò Karen.

In quell'istante percepirono una presenza alle loro spalle.
Karen e Sybil si voltarono di scatto, mentre Soyo lo fece con tutta calma, attraverso una specie di danza buffa.

"Bene, bene... chi abbiamo qui, tre prede indifese? Che carine sono..." sussurrò con tono minaccioso un uomo alto dai capelli rasati e gli occhi azzurri.

"Fammi giocare un po' con loro, Donny!" Fece un altro, basso quanto Soyo, con una capigliatura spettinata, verde come i suoi occhi piccoli e penetranti. Era sempre curvo su sé stesso e aveva un tono di voce esageratamente stridulo.

"Prima vorrei conoscerle meglio. Sembrano dei bei bocconcini." Affermò un terzo, rivolgendo loro uno sguardo lascivo. Aveva capelli neri pettinati all'indietro e alzati col gel, mentre i suoi occhi erano giallognoli.

"Uh, tre nullafacenti che vogliono campare di rendita! Non pensavo esistessero davvero!" Canticchiò Soyo, con aria tranquilla.

"Che hai detto, mocciosetta? Sai, una volta ottenuta la tessera per Guardians potrei anche decidere di farvi mie tutte e tre. Vi farei vivere come regine! Che ne dite?" L'uomo dai capelli gelatinati si leccò le labbra, disgustando Karen.

Una frazione di secondo dopo si ritrovò Sybil davanti a mezz'aria, pronta a colpirlo.

"Ma che co-" prima ancora di accorgersi delle sue intenzioni, il suo viso fu deformato da un calcio potentissimo di Sybil, che lo scaraventò sul muro alla sua destra, mettendolo fuori gioco.

Karen la guardò sorpresa, si era davvero infuriata. "Sembra sempre posata e gentile, ma in realtà perde facilmente le staffe..." pensò.

"Mi fai schifo." Tuonò Sybil, con i capelli grigi che le ricadevano lateralmente lungo le tempie, gli occhi socchiusi in un'espressione furiosa. "Vedete di levarvi dai piedi, se avete recepito il messaggio." Aggiunse.

"Ooooh, la santarella si è arrabbiata..." scherzò Soyo da dietro.

"Zitta, tu!" Gridò Sybil, esasperata dalla ragazzina impicciosa e costantemente sarcastica.

I due avversari rimasti in piedi esitarono un istante, ma poi raccolsero il coraggio e ritrovarono la loro spavalderia. "Luride troie, pagherete caro questo affronto. Non riceverete nessun trattamento di favore adesso, vi faremo urlare di dolore!" Sbraitò con gli occhi arrossati l'uomo di nome Donny.

"Già, preparatevi, sgualdrinelle." Gli fece eco l'uomo basso dalla voce stridula.

Soyo percorse qualche passo in avanti, afferrando Karen per il colletto della canottiera e trascinandola con sé.
L'altra la lasciò fare, simile a un cucciolo di gatto trasportato dalla madre.

"Sybilletta, lascia che ci occupiamo noi del tipo grosso e stupido, ok?" Raccomandò.

"Come vuoi." Rispose Sybil con aria disinteressata.

L'omone ringhiò, cospargendosi di Armor Kaika. "Vi farò a pezzi!" Ringhiò.

"Oh? Dunque sanno usare il Kaika, o almeno le sue basi... interessante. Karen, tu attaccalo dall'alto: il resto lascialo a me." Ordinò Soyo con tono autorevole. Così autorevole da costringere Karen a ubbidire senza storie.

"O-ok." Quella ragazza continuava a sorprenderla, il suo atteggiamento variava continuamente, a volte infantile all'estremo e altre straordinariamente autoritario.

Dandosi la spinta con le fiamme dai palmi delle mani, Karen partì all'attacco.
Intanto, Soyo richiamò a sé Ping e Pong, dando loro l'ordine di attaccare frontalmente.

"Andate Ping, Pong!" Esclamò, dopo averle accarezzate sul dorso nebuloso.

"Due animaletti d'energia non sono niente, li toglierò da mezzo e poi penserò a quella rossa focosa!" Disse con aria vincente Donny. Ma le volpi si dissolsero dinanzi a lui prima che potesse fare qualsiasi cosa, oscurandogli la vista. "Che?"

Un istante dopo, dal mare di nebbia sbucò Soyo, uno sguardo terrificante negli occhi, spalancati al massimo e iniettati di sangue.

Donny ebbe paura.

Tra le mani di Soyo si formarono due falcetti di nebbia dal colore azzurrino nel grigio, attraverso le quali la ragazza trapassò con un attacco a tenaglia i fianchi del nemico. L'uomo però non riportò nessuna ferita.

"Che succede...?" Si chiese, confuso, provando improvvisamente un dolore enorme.

"Oh, niente, ti ho solo rotto quattro costole con i miei falcetti di nebbia. Loro possono passare direttamente attraverso il corpo per colpire il bersaglio che preferisco, sai?" Cantilenò Soyo, sorridendogli da vicinissimo. "Karen, dai, finisci il lavoro." Aggiunse senza nemmeno lasciar rispondere l'altro.

"C-cosa?!" Tentò di argomentare lui.

La ragazza intanto era arrivata sopra il nemico e si preparava a investirlo con una scarica infuocata. "Prendi questo!" Urlò, sovrastandolo con una grande ondata di fuoco dall'alto.

Donny perse i sensi, coperto di bruciature, e cadde al suolo.

Karen atterrò male sul terreno e si schiantò di faccia. "Oof! Ancora non so controllare perfettamente le fiamme, ma almeno ho fatto progressi!" Pensò.

L'uomo basso intanto stava digrignando i denti con aria rabbiosa. "Maledette, ora la pagate!"

Ma prima che potesse fare qualcosa, sopra di lui apparve come un lampo Sybil, che indirizzò sulla sua schiena una miriade di piccoli cocci grigiastri, composti di litio, eseguendo una capriola aerea in avanti e atterrando dietro di lui.
L'altro grugnì di dolore e dopo qualche secondo svenne, cadendo anch'egli in avanti.

"Il mio litio non sarà durissimo, ma è appuntito e velenoso, quindi sta' attento." Sussurrò Sybil, voltata di spalle.

Le ragazze si riunirono tra loro.

"Bel lavoro, ce l'abbiamo fatta!" Esultò Karen.

"Ora apriamo quel cancello, guarda, ci sono due leve ai suoi lati. Era previsto che arrivassimo almeno in due qui, e dunque che collaborassimo tra noi." Notò Sybil.

"Spesso le coppie più famose di Guardians si sono formate proprio tramite il gioco di squadra nei concorsi, non è certo una cosa nuova. Forza, tirate quelle leve, schiavette!" Proclamò Soyo, tutta contenta.

"Ti stai prendendo tutto il braccio, adesso..." biascicò Sybil, avviandosi verso la leva a sinistra.



Una volta che le sbarre si abbassarono, le tre compagne furono allo scoperto, nuovamente in un paesaggio verde ed erboso, circondato da alberi di media altezza. A più o meno trecento metri da loro, scorsero il traguardo finale con una linea bianca tracciata a terra e due guardie dall'aria pigra, una con i capelli azzurri e un'altra rossi, ad aspettarle.

"Ci siamo, ce l'abbiamo fatta!" Karen strinse a sé le due partner. "Grazie per l'aiuto, ragazze! Ormai siete amiche per me!"

Soyo sembrò inizialmente scossa da quella manifestazione d'affetto, stretta con benevolenza sotto il braccio di Karen.
"Eh eh! Guarda un po', sei proprio un tipo amorevole tu, eh?" Disse con fare evasivo. "A ogni modo, ora devo andare, ci becchiamo poi!" Fece per allontanarsi in fretta, balzando su un albero vicino.

"Aspetta, dove vai? Devi ricevere la tua tessera per essere diventata una Guardian." La chiamò Karen.

"Non ve l'ho già detto? Io sono solo qui per divertirmi! La tessera non mi interessa affatto. Ci si vede, schiavette!" Soyo si dileguò insieme alle sue volpi, saltellando via tra gli alberi.

"Che strana ragazza..." commentò Sybil. "Ehm, Karen?" Azzardò poi, dopo pochi secondi.

"Sì?"

"Ecco... anch'io ti considero mia amica adesso, e sono contenta di aver intrapreso questo percorso insieme a te." Le confessò timidamente.

Karen sorrise di cuore. "La faccenda a Northfield è ormai acqua passata, Sybil. E tu sei una persona migliore. Non c'è nessun problema tra noi, te lo assicuro!" Affermò con serenità, mentre il fresco venticello della zona boscosa circostante le faceva danzare nell'aria i selvaggi capelli rosso fuoco con sfumature gialle.

"Grazie..." sussurrò Sybil, sollevata.

"Dai, prendiamoci la nostra ricompensa!" Disse Karen.

"Certo!" Sybil le sorrise, felice. "Alex, adesso mi sento autorizzata a vivere insieme a te. Fratello mio." Rifletté.

Karen ammirò il cielo estivo, azzurro e limpido, sentendosi in pace con sé stessa. "Sarai fiero di me quando ti mostrerò i risultati dei miei sforzi, Peter?" La ragazza arrossì, soddisfatta del suo raggiungimento ed estasiata al pensiero della reazione che il suo compagno avrebbe avuto a quella notizia.



Nel frattempo, Soyo era sulla sporgenza di un albero a osservare in lontananza le due ragazze, che aveva appena lasciato, superare il traguardo e salutare Isao Takeshi e Okajima Saito.

Due suoi nemici.

"Allora? Che te ne pare?" Un ragazzo era apparso su un ramo alle sue spalle, avvolto in un lungo mantello con cappuccio blu scuro.

"Yuki, mi pedini?"

"Dovevo accertarmi che non finissi di nuovo nei guai, non possiamo compromettere le nostre attività a causa della tua leggerezza." Mormorò l'altro con voce fredda, ma molto avvolgente.

"Pff! Comunque sia, le reclute di quest'anno non sono male, ma niente di incredibile. Il bracciale della ragazza rossa però mi preoccupa, è di galena. Potrebbe celare un grande potere.
Comunque sia, ho rischiato: Isao Takeshi mi ha scrutata in lontananza, non so se mi abbia riconosciuta." Spiegò Soyo.

"Ti sei lasciata trasportare troppo, come al solito. Ricorda che sei un ufficiale dell'Esercito Guerrigliero. Kojiro si aspetta molto da te." Avvisò Yuki, abbassandosi il cappuccio.
I suoi capelli, metà bianchi e metà neri, ondeggiarono nel vento, scoprendo i penetranti occhi verde chiaro.

"Lo so, lo so. Non c'è bisogno che tu mi faccia da babysitter." Soyo mise il broncio.

"A volte mi sembra di sì, invece. Sei un'eterna bambina."

L'altra sbuffò, voltando il capo di lato. "Dai, rientriamo."

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