Guardians

By Reigan10

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[Completa - in revisione] In seguito alla terribile Guerra Rossa avvenuta dieci anni fa, il Continente centra... More

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Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
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Capitolo 29
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Capitolo 31
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Capitolo 39
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Capitolo 41
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Capitolo 81
Capitolo 82
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Capitolo 90
Capitolo 91
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Capitolo 97
Capitolo 98
Capitolo 99
Angolo Autore
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
Capitolo 109
Capitolo 110
Capitolo 111
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Capitolo 128
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Capitolo 131
Angolo Autore 2
Capitolo 132
Capitolo 133
Capitolo 134
Capitolo 135
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Capitolo 137
Capitolo 138
Capitolo 139
Capitolo 140
Capitolo 141
Capitolo 142
Capitolo 143
Capitolo 144
Capitolo 145
Epilogo
Grazie!

Capitolo 45

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By Reigan10

L'uomo dai capelli biondi continuava a fissare con aria annoiata il soffitto, appoggiato allo schienale della comoda sedia dietro la sua scrivania. Era in attesa ormai da ore per l'importante incontro che sarebbe avvenuto di lì a poco, e più che aspettare con ansia l'arrivo dell'evento, attendeva la sua fine.

A Hanz Becker non piaceva avere a che fare con l'uomo che sarebbe venuto in visita quel giorno, sebbene fosse per lui una grande fonte di guadagno e sicurezza, grazie alla sua influenza e al suo potere sempre in crescita nel Continente centrale, e in particolare a Northfield. Anche se il controllo che quell'uomo poteva vantare su Northfield era quasi esclusivamente frutto delle attività e degli scambi commerciali con Hanz e la sua compagnia: la Becker's Industries.

In quel momento, Hanz Becker si trovava nel suo ufficio all'ultimo piano della sede centrale della compagnia, dove avveniva anche il grosso della produzione delle merci, che si trovava nell'area gravitazionale intorno alla città di Cobalt, a pochi chilometri dal grande centro urbano.

Si sentì bussare alla porta. "Signor Becker, è arrivato il suo ospite." Lo informò una profonda voce maschile dall'altra parte.

"Prego, prego. Fallo passare, Tora." Fece Hanz con tono distaccato.

La porta fu spalancata da un uomo abbastanza alto dai corti capelli castani pettinati all'indietro e gli occhi neri. "Prego, signor Nakajima." Tora introdusse l'ospite, che fece il suo ingresso con fare disinvolto.

"Nakajima Kojiro." Esordì Hanz, sogghignando alla sua vista.

L'uomo che si era presentato davanti a lui a prima vista dava l'impressione di essere un tipo ordinario, con un sorrisetto compiaciuto stampato sul viso e gli occhi che sembravano essere costantemente chiusi, il che non lasciava mai trasparire il suo vero stato d'animo.

Aveva capelli di media lunghezza, di un arancione tenue, che ricadevano in modo disordinato davanti ai suoi occhi. Alto nella media e con un fisico asciutto, era il tipo di persona che non avrebbe dato minimamente nell'occhio se si fosse trovato in mezzo a una folla.

Hanz si sentiva sempre a disagio in sua presenza, soprattutto se pensava che in realtà quell'uomo era il leader dell'Esercito Guerrigliero.

"Ehi, caro Haaanz!" Lo salutò Kojiro con allegria.

"Siediti pure." Lo invitò Hanz, leggermente infastidito da quell'atteggiamento.

Kojiro si appoggiò al davanzale dell'ampia finestra di fronte alla scrivania, invece che sulla sedia indicata dall'altro.

Hanz sospirò. "Allora, volevi parlarmi di qualcosa in particolare?" Chiese.

"Credo che tu sappia già di cosa si tratta, caro Hanz! La merce è in ritardo questo mese, e volevo semplicemente accertarmi della motivazione. D'altronde, anche lo scorso mese c'è stato un ritardo nella consegna." Rispose Kojiro in tono confidenziale.

"Abbiamo riscontrato alcuni problemi nella produzione... ma la consegna verrà effettuata nei prossimi giorni. Cos'è tutta questa impazienza, Kojiro? Sei addirittura venuto fin qui di persona. Qualcosa non va tra voi ribelli dello Shihaiken, con tutta la galena che vi invio?" Domandò con un ghigno sarcastico Hanz.

Kojiro spalancò piano gli occhi, mostrando per un attimo un'espressione raggelante nelle sue iridi grigie, prima di tornare ai soliti modi amichevoli.

"Semplicemente, preferisco impegnarmi di persona per risolvere i vari problemi legati alla mia attività. Stroncandoli alla radice." L'ultima frase aveva una tonalità differente, sembrava quasi una minaccia.

"Direi che quadra, ma toglimi un'altra curiosità." Continuò Hanz, sempre sorridendo con malignità.

"Chiedi pure." Il glaciale sorriso sul volto di Kojiro non fece una piega, nonostante le provocazioni.

"Non ho mai capito perché uno come te comanda un gruppo di ribelli, non mi sembri il tipo che spreca il suo tempo a combattere per il passato." Affermò Hanz, massaggiandosi il mento coperto da una barbetta irsuta.

"La risposta a questa domanda si può ottenere con un'altra più specifica." Arguì Kojiro. "Conosci la differenza tra nazionalismo e patriottismo? Per farla breve: il primo consiste nell'attaccamento alla storia, agli ideali e a un'identità che un popolo appartenente alla stessa nazionalità condivide e vuole proteggere. Il secondo, invece, si può definire come l'orgoglio di appartenere a uno stato, più precisamente all'assetto politico e alla sovranità territoriale legata a esso. Quest'orgoglio, definito anche come patriottismo, può essere provato persino da persone di diversa nazionalità, mentre il concetto di nazionalismo è legato a un unico gruppo etnico."

Hanz pareva dubbioso. "Ma questo bel discorso non risponde alla mia domanda. Vuoi dirmi che sei un nazionalista convinto? Francamente, continui a non sembrarmi il tipo, Kojiro." Ribatté.

"Io? Ciò che voglio è una sola cosa. Il potere." Kojiro assunse un'aria maligna che fece gelare a Hanz il sangue nelle vene. "Questi vaghi ideali sono un movente molto comodo per agire nel nome del potere, io non faccio altro che servirmi di essi. Specialmente degli idealisti come Asmodeus Karasu. L'odio e la rabbia sono gli elementi più semplici da manipolare a proprio piacimento." Concluse l'uomo dai capelli arancioni, con uno sguardo colmo di sicurezza e malizia.

"Sarò anche uno schiavista senza cuore, ma devo dire che mi fai ribrezzo per quanto sei manipolatore." Disse Hanz, ridacchiando e appoggiandosi allo schienale della sedia con aria pigra.

"Così mi offendi, caro Hanz!" Kojiro tornò a comportarsi in modo giocoso come prima. "A ogni modo, dato che mi hai assicurato che la consegna avverrà a breve, penso che me ne andrò da questo incantevole luogo che è Northfield." Aggiunse, avviandosi verso la porta. Tora si offrì di accompagnarlo, ma lui rifiutò con gentilezza e lo rassicurò sul fatto che conosceva la strada. "Ci vediamo, Hanz. E non farmi tornare." Sussurrò. Dopodiché, sparì dalla sua vista.

Tora si avvicinò al suo capo. "È andata bene, signore?" Domandò con pacatezza.

"Sta' tranquillo, non tornerà per un po', per fortuna. Sinceramente, quel tipo mette i brividi." Rispose l'altro. "Fa' venire qui il responsabile della produzione merci, devo farci una chiacchierata."

Tora acconsentì, uscendo dall'ufficio e chiudendosi la porta alle spalle.

Hanz si avvicinò alla finestra, da cui si poteva ammirare Cobalt in lontananza. "Due ritardi in due mesi, ma a cosa starà pensando Sybil?"



Peter e Alex erano nel cortile a svolgere il solito allenamento, controllando il flusso del Kaika all'interno del loro corpo, supervisionati da Mary-Beth. Karen li osservava con aria stanca: aveva appena finito la sessione giornaliera per migliorare il proprio controllo dell'aura, con l'aiuto di Peter.

"Bene, allora io arrivo. Siete pronti?" Li avvisò la maestra.

"Certo!" Esclamarono insieme i due.

Mary-Beth partì come un fulmine verso di loro, apparendo in un istante davanti a Peter, pronta a colpirlo con una manata al collo.

Peter reagì in fretta e, senza alterare il suo flusso del Kaika, schivò il colpo cercando di colpire la donna con un calcio alto. Mary-Beth deviò con una rotazione del braccio che annullò completamente l'impatto, schivando poi subito dopo con un salto il pugno elettrico rapidissimo scagliato dall'allievo. Si muoveva con una grazia incredibile, era uno spettacolo vederla in azione, come testimoniava l'espressione ammirata sul viso di Karen.

Mary-Beth colpì con un calcio volante la mascella di Peter, che indietreggiò ma si ristabilì in un attimo.

"TORNADO!" Scagliò una grande scarica di vento verso la maestra, sicuro di travolgerla.

Il sorriso di Peter svanì quando si accorse che Mary-Beth aveva schivato l'ondata di vento da destra con una rapidità assurda.

La donna ricambiò il sorriso a Peter, che la osservò quasi rapito dalla sua eleganza.

Mary-Beth si approcciò velocemente al ragazzo e lo mise al tappeto con un attacco al petto, usando il palmo della mano rafforzato con l'Hardening Kaika.

Non l'aveva neanche sfiorata.

Alex si fece avanti subito dopo, senza aspettare che l'altra avanzasse, cercando di aggredirla con un attacco a tenaglia scagliato con due asce di ghiaccio a cui diede forma.

Lei balzò in aria, atterrando con gli esili piedi sulla superficie delle armi ghiacciate. "Tutto qui?" Lo schernì.

Alex indicò in alto con un'espressione sarcastica.

Mary-Beth alzò lo sguardo appena in tempo per vedere le lame d'acqua sopra di lei.

Con un gesto, Alex le fece discendere sulla donna.

Mary-Beth aprì un varco dimensionale all'ultimo istante, che fece sparire le lame d'acqua, le quali riapparvero ad alcuni metri di distanza, trapassando il tronco di un albero lì vicino con la loro velocità.

La maestra approfittò della delusione del suo allievo per attaccarlo con un calcio laterale, che lo atterrò.

I due ragazzi erano stati sconfitti senza nemmeno averla toccata una volta. Il tutto era accaduto in meno di trenta secondi, Karen era rimasta a bocca aperta.

"Bravissimi." Affermò Mary-Beth, sorridendo.

"Ma se non ti abbiamo neanche scalfita." Ribatté Peter, mentre si rialzava dolorante.

"È stato uno scontro a senso unico." Confermò Alex.

Mary-Beth si massaggiò il mento. "Però mi avete fatta sudare, e siete stati capaci di mantenere il livello del Kaika inalterato per tutto il tempo. Alex mi ha addirittura costretta a usare l'Energia Oscura e Peter mi ha messa in difficoltà con la sua esplosività." Spiegò la maestra.

"Ecco, a me siete sembrati incredibili. Complimenti!" Aggiunse Karen.

"Se lo dite voi..." sussurrò Alex.

"Anche tu hai fatto numerosi progressi, Karen. Me ne accorgo ogni volta che ti aiuto con l'allenamento." Disse Peter.

La ragazza arrossì. "Grazie, Pete..."

"Peter ha ragione. Avete tutti raggiunto livelli notevoli in questi due mesi di addestramento. Ed è per questo che ho deciso di introdurre concretamente Peter e Alex all'Energia Oscura." Proclamò Mary-Beth. "Tu, Karen, stai migliorando molto col controllo del Kaika, e vorrei ti allenassi ancora su quel frangente."

"Certamente. Ti ringrazio per il tempo che mi dedichi." Karen ormai le dava del tu.

In quei due mesi passati insieme, il rapporto tra i tre ragazzi e Mary-Beth si era intensificato ancora di più: oltre ai vari pomeriggi passati insieme ad allenarsi, spesso i quattro si riunivano per ascoltare Karen cantare, per consumare dei pasti in allegria o aiutare la maestra con l'orto alle spalle della casa.
Il tempo trascorso insieme aveva fatto sì che si creasse un forte sentimento di affetto tra tutti loro.

"Ehi, ho sentito bene?" Chiese Peter, raggiante.

"Ci insegnerai davvero a usare l'Energia Oscura?" Gli fece eco Alex.

"Sì, perché ve ne sorprendete? Tra poco dovremo entrare in azione contro la Becker's Industries. Ormai avete padroneggiato il controllo del flusso del Kaika e siete pronti fisicamente e mentalmente ad apprendere questo potere, o almeno le sue basi." Rispose, sicura, Mary-Beth.

"Evvai!" Gridarono i due.

La loro maestra rise. "Ehi, non gioite troppo! All'inizio sarà molto dura!"

"Non ci interessa, vogliamo imparare!" Esclamò Peter.

"Questo è lo spirito. Ok allora, iniziamo." Affermò Mary-Beth.



"Per cominciare, vi spiegherò come verrete a contatto con l'Energia Oscura per poterla utilizzare." Esordì. "Siccome ovviamente non siete per niente in grado di captarla, io fungerò da tramite. Entrerò in contatto con l'Energia Oscura per poi indirizzarla verso di voi, in modo che possiate riceverla e utilizzarla. Così facendo, dovreste imparare piano piano a riconoscerla e riuscire col tempo a manipolarla." Mary-Beth terminò la spiegazione, guardando Peter e Alex in attesa di un cenno di assenso.

"S-sì, d'accordo." Sbottò Peter.

"Facciamolo." Alex assunse un'espressione determinata.

"Preparatevi, allora. Il processo sarà snervante per voi e molto stancante per me. Dopo, potrei sembrarvi completamente senza forze, ma non preoccupatevi per me: starò bene."

Peter e Alex acconsentirono con un cenno e Mary-Beth iniziò a concentrarsi, chiudendo gli occhi.

Karen intanto scrutava la scena da un lato, pronta a soccorrere chiunque di loro si fosse sentito male.

L'aria intorno a Mary-Beth parve distorcersi per qualche secondo, poi, la donna tese le braccia verso i due allievi, come per passargli qualcosa. Peter e Alex sentirono una strana energia scorrere verso di loro.

Entrambi avvertirono una sorta di fastidio, un leggero dolore alle tempie che col passare del tempo aumentava gradualmente, fino a diventare quasi insopportabile. Digrignarono i denti per resistere alla sgradevole sensazione, come se un martello battesse ritmicamente all'interno della loro testa.

Anche Mary-Beth iniziava a dare segnali di sofferenza. Il suo esile corpo cominciava a sussultare ripetutamente, anche se lei non faceva una piega, continuando a fare da tramite per i due ragazzi.

Karen aveva un'aria preoccupata.

Il continuo martellare nella mente di Peter iniziava a farlo tremare, i suoi pensieri si offuscavano. "Che succede? Dove sono? Perché non ci sono più Mary-Beth e gli altri?"

Il ragazzo si trovava improvvisamente in uno strano spazio vuoto, dal colore blu chiaro. "Sto tremando... non mi controllo. Sento la sofferenza, eppure non sono più nel mio corpo...? Che succede? Perché provo tutta questa rabbia all'improvviso? Sono furioso." Intorno a Peter tutto iniziò a vacillare, come se della pittura si sciogliesse colando da una parete. Il ragazzo non fu più capace di ragionare.

"Ehi, maestra. Cos'ha Peter?" Karen appariva impaurita.

"Cosa..." Alex si voltò verso di lui.

Mary-Beth interruppe la trasmissione di energia, crollando subito in ginocchio, esausta. Peter aveva gli occhi spalancati in maniera quasi irreale, con un'espressione mostruosa sul viso.

Le pupille erano ritirate in modo che quasi non si vedevano all'interno dell'iride. Intorno a lui c'era una concentrazione incredibile di una strana aura blu indaco.

"Aaaaah!" Peter urlò senza nessun controllo di sé stesso, lanciandosi improvvisamente a tutta velocità verso Mary-Beth, che non poteva reagire per la stanchezza.

Il suo pugno sferrato con potenza pazzesca, cozzò contro qualcosa di solido e freddo.

"Che diavolo stai facendo, amico?!" L'ascia ghiaccata di Alex aveva fermato il suo colpo con un forte impatto. Peter non pareva nemmeno sentirlo, continuava a urlare, come indemoniato. L'aura si ostinava a sgorgare incessantemente dal suo corpo.

"Fermati!" Urlò Alex, tendendo i muscoli.

Peter lo colpì con una manata al mento che lo fece volare per diversi metri verso l'alto. Subito si diede lo slancio con le gambe, saltando verso Alex per tramortirlo ancora.

"Ehi, Peter!" L'ascia ghiacciata bloccò un altro colpo, che fece vibrare l'aria per la sua potenza. Peter rideva istericamente, privo di autocontrollo. "Ora basta!" Alex gli sferrò un pugno ricoperto di ghiaccio in pieno volto, facendogli roteare la testa, ma Peter girò nuovamente il viso verso di lui con il pugno del compagno ancora sulla guancia, sorridendo in manierq terrificante.

Centrò Alex con un calcio, mandandolo a schiantarsi violentemente al suolo.

Mary-Beth era frustrata. "Dannazione, non riesco a muovermi liberamente." Sussurrò, tremante.

Peter atterrò, girando lo sguardo verso Karen, che lo stava guardando incredula. Ridendo come un ossesso, si lanciò verso di lei a tutta velocità.

La ragazza era pallida, non riusciva a reagire, era terrorizzata e non voleva attaccarlo nonostante potesse utilizzare il suo Kaika infuocato.

A pochi centimetri da lei, mentre Alex si rialzava a fatica, Peter si bloccò di colpo.

Dei fili bianchi erano legati stretti attorno a lui e gli impedivano ogni movimento. Karen tremava alla vista del suo viso impazzito vicinissimo a lei, pieno di intento omicida.

Alle spalle di Peter, Mary-Beth aveva una mano tesa, e controllava i fili candidi con le dita.

"WEB ROBE." Sussurrò, compiendo movimenti velocissimi con le dita fino a formare sull'erba una vera e propria ragnatela di grandi dimensioni, che intrappolò Peter. Il ragazzo continuava a dimenarsi e urlare all'interno della tela. "Mi dispiace Pete, ma devo metterti a dormire." Bisbigliò Mary-Beth, avvolgendo tutto il suo corpo con altri fili bianchi e stringendoli forte attorno al suo collo. La furia di Peter iniziò a scemare, finché non perse conoscenza. Mary-Beth allentò così la stretta dei fili sul suo collo, lasciandolo appeso alla ragnatela, e crollò sull'erba, stanchissima.

"Incredibile. Era la tua abilità Kaika?" Chiese Alex, che aveva osservato la scena dietro di lei.

"Sì... posso controllare e manipolare la seta con l'Alteration Kaika. Ho alterato la struttura dell'erba per dare forma alla ragnatela, sono stata costretta. Povero Peter." Rispose col fiatone per lo sforzo che aveva sostenuto nonostante fosse già provata fisicamente.

Karen fissava Peter privo di sensi con occhi affranti. "Ma cosa gli è successo?" Chiese, tradendo un tremolio nella voce colma di preoccupazione.

Mary-Beth rivolse lo sguardo verso il ragazzo legato dal collo in giù con la ragnatela. "Non lo so con esattezza, ma ha sicuramente a che fare con l'Energia Oscura." Rispose faticosamente. Non poté fare a meno di affibbiare la colpa a sé stessa per quello che era successo. "Avrei dovuto stare più attenta. Credevo fosse solo la sua natura impulsiva a poter dare problemi, ma quella reazione... c'è dell'altro dentro di lui che ha interferito con l'Energia Oscura. Qualcosa che mi sfugge." Pensò.

"Maestra, che facciamo? Lo sleghiamo?" Alex la riportò alla realtà.

"Sì." Ribatté lei, alzando lo sguardo. "Karen, ti spiace pensarci tu col tuo fuoco?" Le chiese con dolcezza.

"Nessun problema." Karen iniziò a sciogliere la spessa tela con un lieve flusso di fiamme. Sembrava essere molto più a suo agio nell'utilizzo delle sue abilità, adesso. Una volta liberato, Karen appoggiò la nuca di Peter sulle sue gambe, aspettando il suo risveglio.

Alex si sedette a gambe incrociate sul terreno, osservando il cielo, mentre Mary-Beth tornò in casa per preparare un caffè.



Gli occhi di Peter iniziarono gradualmente ad aprirsi, abituandosi man mano alla fioca luce rosata del tardo pomeriggio. Sopra di lui, distinse delle lisce ciocche di capelli rosso chiaro, e un viso tondo e delicato che lo guardava con preoccupazione.

"Tu sei..." mormorò, dolorante.

"Sono Karen." Sorrise caldamente lei. "Ben svegliato."

"Cos'è successo?"

"Sembra che tu sia impazzito. Hai attaccato tutti all'improvviso..." la ragazza non scese nei dettagli per evitargli troppi grattacapi, distogliendo lo sguardo con aria afflitta.

"Oh. Mi dispiace." Peter non ricordava nulla, ma pensare che probabilmente avesse aggredito Karen, Alex o Mary-Beth lo fece sentire atterrito.

"Non è colpa tua, stupido." Karen gli accarezzò i capelli castani.

"Questo invece non mi dispiace." Scherzò lui, provando a risollevare il morale a entrambi. Lei arrossì.

"Ehi, hai ricevuto abbastanza cure amorevoli, direi." Intervenne Alex.

Peter si alzò, sentiva la testa pesante quanto un mattone. "Sei il solito rompiscatole." Rispose, ironico. "Scusa se ti ho attaccato, non ero in me..." continuò, senza riuscire a incrociare il suo sguardo.

"Lo so."

I due si strinsero la mano con fare amichevole e virile.

"Non ci pensare, ok?" Disse Karen.

"D'accordo, e scusate ancora." Ripeté Peter.

In quel momento, arrivò Mary-Beth. "Ti sei ripreso? Sono contenta."

"Ho combinato un casino, maestra." Affermò il ragazzo castano.

"Non devi rimproverarti, può succedere. Sarà meglio andarci piano con l'Energia Oscurà, d'ora in avanti. Il metodo che ho utilizzato oggi per farvela assimilare è il più veloce, ma è anche molto rischioso. Sono stata una stupida a pensare che non avrebbe avuto conseguenze, perdonami, Peter." Si scusò la donna.

"N-non dire così, sono io che non ho resistito e vi ho messi in difficoltà, dopotutto." Peter si affrettò a tranquillizzarla.

"Comunque sia, procederemo con più cautela d'ora in poi. Così facendo, forse riuscirete ad apprendere solo le basi dell'Energia Oscura, ma non vedo altra soluzione."

"Per me va bene. L'importante è non danneggiarci a vicenda." Disse Alex.

"Concordo." Confermò Peter.

Karen esibì un cenno d'assenso.

"Bene, allora venite dentro. Devo parlarvi di ciò che ci aspetta nei prossimi giorni: è il momento di agire concretamente contro Hanz Becker, e io ho un piano che può fare al caso nostro."

Non senza sorpresa, i tre ragazzi seguirono Mary-Beth in casa per ascoltare il suo piano.



"Ok, lasciate che vi spieghi. Innanzitutto, agiremo entro due settimane da oggi." Esordì la donna. Erano tutti e quattro seduti a tavola, a sorseggiare il caffè che aveva preparato. Naturalmente tutti trovarono squisito anche quello. "Tra due settimane, infatti, si terrà un'asta privata nella città di Cobalt, più precisamente all'interno del Cobalt Dome, dove si tengono numerosi concerti e grandi eventi del genere." Continuò Mary-Beth. "Prima del nostro incontro ho indagato sulla faccenda in città, e ho scoperto che all'asta parteciperanno anche alcuni membri affiliati alla Becker's Industries."

Peter, Alex e Karen fremevano dall'entusiasmo. Non vedevano l'ora di entrare in scena, dopo tutti gli allenamenti sfiancanti affrontati durante quei due mesi.

"Ma perché una società come la loro parteciperebbe a un'asta?" Domandò Alex, pensieroso.

"Vedi, Alex, molto spesso, soprattutto quando c'è un ritardo nella consegna delle merci, per portare a termine i loro scambi commerciali illegali in segreto e velocemente i membri della Becker's Industries nascondono il carico all'interno di altri beni, destinati a essere consegnati a individui abbienti con i quali prendono accordi. In questo modo, risparmiano grandi quantità di denaro, che altrimenti spenderebbero in costosi mezzi di trasporto a loro spese." Spiegò lei.

"Quindi, i membri della Becker's Industries vogliono far sì che un qualche riccone con cui si sono messi d'accordo vinca un bene specifico all'asta, per poter nascondere la galena all'interno del trasporto che effettuerà la consegna?" Ricapitolò Peter.

"Esatto, scommetto che sono in ritardo con la consegna di galena all'Esercito Guerrigliero, questo mese. Devono aver subito pressioni, così vogliono velocizzare i tempi di consegna tramite l'asta. Già il mese scorso hanno fatto ritardo grazie a delle mie... opere di disturbo, quindi non sono messi bene." Mary-Beth rivolse loro un sorriso complice.

"Vuoi che interferiamo con l'acquisto e ce lo prendiamo noi al posto loro?" Chiese Karen senza fare complimenti.

"Ma come parli?" Scherzò Alex.

"Ma che vuoi?! Chi sei, il re?" Karen mise il broncio.

"Quello che ha detto Karen è giusto: è proprio così che agiremo." Rise Mary-Beth.

"Avremo bisogno di molto denaro." Fece presente Peter.

"Tranquillo, il presidente Faraday mi lasciò un bel budget per l'occasione quando gli feci presente della cosa. A quanto pare, crede davvero in voi per risolvere questa faccenda una volta per tutte. Forse dopo tutti questi anni di sforzi, grazie al vostro aiuto, posso finalmente mettere fine a questa faida tra me e Hanz." Mary-Beth pareva piuttosto entusiasta, ma anche molto stanca e segnata mentre pronunciava quelle parole.

La cosa colpì profondamente Peter.

Poteva solo immaginare quali sforzi e sofferenze avesse sopportato quella donna per tutto quel tempo. Sempre completamente sola nella sua missione.

"Mi chiedo perché il governo Guardians ti lasci fare tutto questo da sola. Non è al corrente di ciò che succede qui? Non può intervenire per aiutarti?" Chiese in tono acceso.

Mary-Beth parve sorpresa da quelle parole. "Il governo non vuole che venga messa in discussione la sovranità sul suo territorio. Se si venisse a sapere che la Becker's Industries ha praticamente Northfield sotto controllo, nuocerebbe non poco alla sua immagine." Rispose Mary-Beth con calma.

"Capisco, però, ecco... non lo trovo giusto. Perché devi andarci a perdere solo tu? Soffri troppo in questo modo." Insistette Peter.

"Pete... guarda che è una mia scelta. Tu non conosci tutte le dinamiche."

"C-certo. Scusami."

"Non scusarti." Disse lei. "Ti preoccupi sempre per me, Pete. Grazie." Lo guardò intensamente con i suoi occhi rosa, sorridendogli con dolcezza, il viso appoggiato sul palmo di una mano.

"Ma no, ma no..." Peter non riuscì a sostenere quegli occhi così ipnotizzanti, e distolse lo sguardo.

Ridacchiando, Mary-Beth si mise in piedi, liberandolo da quella gradevole morsa.

"Allora siamo d'accordo. Continueremo gli allenamenti fino al giorno dell'asta, dove compiremo la nostra prima azione di disturbo per smantellare l'impero di Hanz Becker." Proclamò.

"Non vedo l'ora." Esclamò Alex.

"Già, anch'io!" Peter alzò il pugno in alto come in segno di vittoria.

"Peter, va' a riposarti un altro po'." Gli consigliò poi Karen.

"Oh, d'accordo, hai ragione." Convenne lui, che in effetti si sentiva ancora intontito e intorpidito per gli eventi di quel pomeriggio.

"Fate ancora i piccioncini, voi due?" Provocò Mary-Beth maliziosamente.

"Guarda come si preoccupa per il suo grande amore!" Alex resse il gioco alla maestra.

Peter e Karen arrossirono, dandosi all'istante le spalle, mentre gli altri due continuavano a ridere di loro.

"Non è cooosììì!" Urlò Karen, fuggendo in preda all'imbarazzo.

"Siete perfidi, altro che Becker's Industries!" Accusò Peter.

I quattro passarono la serata insieme, l'atmosfera si era molto alleggerita rispetto al pomeriggio, quando Peter era andato di matto. Si divertirono e mangiarono in compagnia, consci del fatto che più avanti avrebbero ripensato con nostalgia a quei preziosi momenti sereni.



La ragazza dai capelli grigio scuro avanzava con calma attraverso l'ampio corridoio. Non appena Tora l'aveva avvertita che il capo voleva parlarle, Sybil aveva lasciato immediatamente il centro di produzione dove si raffinava la galena e che lei supervisionava, e si era diretta verso l'alto edificio adiacente a esso in cui si svolgevano le varie attività logistiche e amministrative legate alla Becker's Industries.

L'ufficio in cui era attesa si trovava all'ultimo piano sulla destra, in fondo al largo corridoio all'interno del quale adesso stava avanzando.

Bussò alla porta.

"Signor Becker, sono io, Sybil." Si annunciò la ragazza.

"Entra." Udì rispondere dall'interno.

Lei spalancò la porta e si ritrovò davanti la figura di Hanz Becker, il suo capo e datore di lavoro. Anche se lei aveva ancora dubbi sulla ragione per cui le permettesse ancora di lavorare con lui, dopo tutti i problemi che aveva causato nel corso dei mesi.

Semplicemente, il lavoro in azienda non faceva per lei, sebbene sapesse che quella non era una comune azienda. Sybil non conosceva i dettagli delle loro azioni, si limitava a lavorare la galena, ma aveva capito che c'era qualcosa di losco dietro, legato ai ribelli dello Shihaiken. Quanto alla faccenda dello schiavismo, sperava fosse solo una voce.

"Buon pomeriggio, Sybil." La salutò Hanz.

"Buon pomeriggio." Ricambiò lei, guardandolo negli occhi.

La figura di Hanz Becker incuteva sempre un certo timore. Era un uomo piuttosto alto, con freddi occhi azzurri e i capelli biondi legati in un codino, che gli ricadevano lateralmente sulle tempie mostrando la fronte, perennemente corrugata. Il suo sguardo glaciale e penetrante avrebbe potuto facilmente mettere a disagio chiunque, ma Sybil non aveva paura di lui. Il loro rapporto era diverso, anche se lei non riusciva a comprendere perché.

"Che succede, me lo spieghi? C'è un ritardo anche questo mese con la consegna di galena. Cosa c'è che non va?" Domandò pacatamente Hanz.

"Proprio niente. Mi scuso se ho intepretato male i tempi di produzione, darò tutta me stessa per recuperare il più in fretta possibile." Cercò di rassicurarlo Sybil.

"Ce la fai entro due settimane?"

"Anche in una sola, in realtà."

"Bene. Lo scorso mese Mary-Beth Bloomfield ha interferito con la produzione avvalendosi dell'Energia Oscura, approfittando della mia temporanea assenza da Northfield, ma adesso non voglio ulteriori problemi." Disse Hanz.

"Non li avrà, signore. Mi scuso ancora." Sybil si piegò lievemente in avanti per rimarcare le scuse.

"D'accordo, torna pure al lavoro." Fece lui, congedandola con un rapido gesto della mano.

Sybil esitò qualche secondo di fronte a lui, rigida nella sua perfetta postura.

"Cos'altro c'è, Sybil?"

"Io... mi stavo chiedendo il motivo secondo il quale mi ha presa a lavorare con lei. Non sono una grande risorsa." Riuscì a domandare alla fine.

Hanz sospirò, assumendo un'espressione stanca, come se fosse stufo di sentirsi porre quella domanda da lei.

Eppure Sybil non riusciva proprio a capirlo.

Era solo una ragazza smemorata, abbandonata a sé stessa nei sobborghi di Cobalt. Quando Hanz Becker le aveva teso la mano in quel vicolo cupo tre anni prima, lei non aveva esitato ad afferrarla con gratitudine. Ma col tempo si era continuamente chiesta perché l'avesse fatto, e non riusciva a darsi una risposta.

"È davvero così importante per te saperlo?" Chiese lui.

"Sì, lo è." La giovane cominciava a spazientirsi. Per quanto all'esterno potesse sembrare costantemente persa e passiva agli eventi intorno a lei, Sybil era abbastanza irascibile di carattere.

"Mi hai fatto pena, è questo che vuoi sentirti dire? Che fai pena? Non perdere tempo e torna al lavoro, Sybil. Non ti fa bene pensare a queste cose."

Lei si morse il labbro per la frustrazione. "E va bene." Acconsentì con calma, nonostante la rabbia interiore.

Uscì in fretta dall'ufficio sbattendo la porta, colma di disperazione e fastidio per le perenni domande a cui la sua mente non trovava mai risposta.

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