Il prato nel cortile era ben curato, a parte per poche erbacce ostinate che infestavano le zone più prossime alla staccionata, con alcuni alberelli dai rami ricurvi e bonsai sparsi qua e là ad abbellire il tutto. Uno stretto sentiero ghiaioso circondato dagli alberi, su cui si trovavano i quattro ragazzi e le due guardie, conduceva al cancello aperto della staccionata da cui si accedeva alla proprietà.

"Eccoci arrivati." annunciò Saito.

"È stupendo." commentò Dorothy, ammaliata da quel luogo armonioso.

"Guarda che non siamo in vacanza, siamo qui per allenarci." la punzecchiò Alex.

"Lo so bene, idiota. Anzi, vedi di non fare brutte figure." ribatté la giovane.

"Ma come osi, brutta racchia?"

"Ritira quello che hai detto, sgorbio, altrimenti mi allenerò a sparare su di te!" esclamò Dorothy.

"Zitta, cozza!"

"Eh?! Come mi hai chiamato?!"

Mentre Dorothy e Alex andavano avanti così, Peter si rivolse a Somber, cercando di ignorare il trambusto tappandosi le orecchie con aria noncurante.

"Fa molto vecchio stile non trovi?" affermò.

"Sono i resti dell'era del governo Shihaiken. In molte zone le strutture nuove si mescolano con quelle vecchie come questa. Anche a Dismal di tanto in tanto c'erano vecchi luoghi abbandonati del genere." spiegò Somber.

"Come il dojo in cui ti allenavi con la spada?"

"Ehi, quello non era del tutto abbandonato, c'era ancora il suo proprietario all'interno."

"Eh?" mugolò Peter.

"Non aveva un luogo dove andare, quindi di tanto in tanto mi aiutava. Correggeva qualche mio movimento, si batteva con me e roba del genere. Vecchio pazzo..."

"Doveva essere un tipo fico. Chissà com'è Fujiwara Taiyo, invece... cosa ci aspetta." disse con occhi sognanti Peter.

"Il maestro sa quello che fa, diventerete sicuramente più forti di come siete adesso se davvero lo volete. Lui può darvi una spinta, ma la maggior parte dipende da voi e dalla vostra motivazione, non dimenticatelo mai." Takeshi, che aveva origliato, elargì loro i suoi inaspettati consigli.

Peter sorrise. "Sì!" esclamò.

"E non urlare... vuoi farmi diventare sordo per caso?" si lamentò la guardia.

"Oi, oi, cos'abbiamo qui? Due miei vecchi allievi ne accompagnano quattro nuovi. Volete proprio caricarmi di lavoro, eh?" un uomo leggermente più alto delle due guardie, immerso in un polveroso kimono verde, con capelli lunghi e ondulati biondo scuro e occhi color miele, era apparso davanti a loro uscendo dalla porta scorrevole del dojo.

Il maestro Fujiwara Taiyo.

Aveva uno sguardo stanco, come se dormisse poco, ma i suoi occhi trasmettevano una calma e un calore confortanti. Erano occhi che spingevano a fidarsi di lui.

"Non rompere e fa' il tuo lavoro, vecchio pigrone." grugnì col solito tono svogliato Takeshi.

"Guarda che non sono così vecchio, Takeshi..." si difese il maestro.

"E allora ti porti male la tua età."

L'uomo rise. "Sei diretto come sempre, eh?"

"Ehi, calmatevi voi due, o devo ricordarvi che siamo davanti a dei novizi?" sospirò Saito.

"Andiamo, non essere aggressivo, Saito, vieni a bere un po' di sakè..."

"Forse non ricordi che sono in servizio, vecchio."

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