I due ragazzi annuirono, tastandosi la nuca con indolenza e balbettando qualche parola di scusa ad Alex, che ancora tentava di sfuggire ai letali pizzicotti alle guance di Dorothy.

"Grazie, maestro Fujiwara." Disse alla fine Peter, quando tutti si furono calmati e allineati di nuovo. "Insomma, per i consigli e tutto... nessun orfano si aspetterebbe di essere trattato con tanto riguardo..."

"Già! Lei è il migliore!" Sorrise di cuore Dorothy, luminosa come un girasole.

"Ci sta facendo raggiungere livelli davvero elevati. Si tratta di un privilegio." Alex gli rivolse uno sguardo dolce, gli occhi azzurri intrisi di affetto genuino.

Persino Somber si limitò ad annuire con convinzione alle parole dei compagni.

Udendoli, Taiyo rivolse loro un'espressione intenerita, e poggiò le mani sulle teste di Peter e Dorothy, arruffando loro le chiome.

"Non c'è bisogno che mi ringraziate. Un giorno capirete anche voi cosa significa fare qualcosa per vocazione. Dare un proprio senso personale alla vita. Sapete, per quanto possa sembrare il contrario, noi abbiamo sempre un motivo per andare avanti e impegnarci. Mettiamo radici ovunque, nei cuori delle persone, nei luoghi, negli ideali in cui crediamo. Diamo loro importanza, ed è quello a spingerci sempre, giorno dopo giorno." Gli occhi chiari dell'uomo passarono in rassegna ognuno dei quattro allievi, e una luce parve rinnovarsi dentro di essi, un fuoco vivido che si ostinava a scacciare le ombre. "Per questo, nonostante i vincoli che le tormentano, le persone sono più libere di quanto pensino."

Nessuno seppe cosa rispondere, ma nei loro occhi Taiyo era certo di aver trovato una nuova forza per resistere, e proseguire.

Nello sguardo ammirato di Dorothy, in quello cinico e profondo di Somber, negli occhi gentili e riflessivi di Alex e in quelli determinati del coraggioso Peter.

Il vento gli scosse la lunga chioma, così come quelle dei suoi giovanissimi apprendisti. Non poté far altro che sentirsi felice di essere vivo, con lo scopo di far loro da maestro.



"Karen! Rispondimi, ti prego!"

La ragazza era immobile tra le braccia di Peter, il capo appoggiato sul suo petto, la setosa chioma rosso fuoco accesa dal sole. Al contrario dei suoi occhi.

"Mi hai vista..?" Era stata la domanda che gli aveva posto, senza aggiungere nient'altro, con quel ghignetto stampato sul volto che era presente solo quando sapeva di averlo reso fiero. Di avergli dato motivi per ammirarla.

Come se ce ne fosse stato bisogno.

Altro che ammirarla, lui la amava. Così tanto che il solo pensiero di poterla perdere distruggeva la sua mente.

Alex, Dorothy e Somber guardavano lo scenario, sconvolti.

Il corpo di Karen era per metà sgretolato, il suo braccio destro e parte del busto e del viso si stavano riducendo in polvere gradualmente. Era come se fosse andata in sovraccarico e ora avesse esaurito persino la forza vitale, che aveva sostituito il Kaika stesso nel suo immane sforzo. Il volto era rigido.

Karen si stava spegnendo come una fiamma dopo aver divampato al massimo e diffuso il suo bagliore dappertutto.

"Ti prego... ti prego, no. Per favore..." Peter continuava a cullarla a sé, come se avesse potuto svegliarsi da un momento all'altro. "Dorothy... Dorothy, fa' qualcosa! Ti scongiuro!"

La ragazza non resse lo sguardo implorante dell'amico. Le faceva troppo male vederlo così, lui che sorrideva sempre. Che era forza pura trasmessa negli altri con semplici gesti. E ancor di più la feriva non poter fare nulla per lui. Per Karen.

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