Aveva raccontato loro di come quell'essere avesse una particolare presa sugli individui potenti, in particolar modo gli utilizzatori di Kaika, e che fosse in grado di risvegliare l'aura in coloro che non erano in grado di manifestarla, com'era successo alla povera Mingtian. L'entità era capace di controllare il corpo di chi la ospitava, che se resisteva troppo a lungo finiva per impazzire sotto quella pressione schiacciante e quel mare sconfinato di ricordi nitidi e recenti, misti ad altri vaghi e antichi.

E infine, Somber aveva descritto l'incapacità degli esseri umani, meri mortali, di comprendere il vero scopo di quell'esistenza ancestrale, eterna. Quel ciclo naturale.

"È qualcosa di tanto assurdo da sembrare impossibile." Commentò Alex, sconvolto. "E il maestro Fujiwara sarebbe uno di quelli che sono stati scelti da quest'essere immortale?"

"Esatto." Confermò Somber, mentre Sybil annuiva vivacemente al suo fianco. "Come testimoniano i miei capelli e occhi chiazzati di verde, io stesso ero stato quasi scelto come recipiente dopo essere entrato in contatto coi resti del Kaika di Mingtian, posseduta più di cinquant'anni fa. Il maestro ha elencato tutti coloro a cui è riuscito a risalire, e la prima nella sua lista dopo Mingtian pare fosse una ragazza che gli faceva da insegnante, Tsuki Araumi."

Peter sobbalzò a quell'appellativo. "Dunque, il maestro è entrato in contatto con gli Araumi da piccolo. Sarà anche per quello che è così potente." Disse.

"Se quest'entità dovesse prendere il controllo del suo corpo e amplificarne ulteriormente il Kaika potrebbe essere pericoloso." Ipotizzò Dorothy. "Voglio dire, sarebbe una minaccia mondiale, no?"

"Andando per ipotesi, uno dei papabili scopi di un essere come questo, che pare rappresenti la vita stessa, potrebbe essere l'evoluzione naturale della specie. Questo significherebbe che, avvalendosi di un ospitante potente, porterebbe all'estinzione dell'umanità per favorire la nascita di qualcos'altro, una specie nuova magari, o roba del genere." Tentò di dedurre Alex.

"È una delle probabilità a cui ho pensato anch'io, ma non possiamo esserne sicuri." Replicò Somber, sospirando. "La cosa certa è che, come Fujiwara stesso ha scritto nel suo bloc notes, se dovesse controllarlo sarebbe un pericolo di natura planetaria. Persino il mondo potrebbe finire per poi, chissà, rinascere. Credo che l'entità non sia mai entrata in contatto con qualcuno di forte come il maestro, dopotutto. Per questo proprio ora potrebbe arrivare al culmine della sua esistenza tra gli umani."

"Ma questa calamità ha un nome?" Domandò Karen, a cui quel racconto aveva trasmesso un'inquietudine schiacciante unita a una profonda tristezza. Si sentiva affranta per ciò che quell'uomo sempre sorridente e gentile aveva sopportato da solo per decenni.

"Il maestro Fujiwara ha scritto che talvolta l'ha sentito interiormente, nei momenti in cui più rischiava di cedere. Il suo nome, o quello che è, dovrebbe essere Valkkai." Rispose Sybil.

Una pesantezza ricadde sull'ambiente, piegando l'animo dei ragazzi che era stato temporaneamente alleggerito dalla sconfitta dei ribelli. In confronto a quella nuova minaccia, quel conflitto sembrava quasi qualcosa di sostenibile. Mai si sarebbero aspettati che il pericolo principale, una calamità tanto ignota quanto inquietante, potesse provenire proprio dal loro amato maestro. Colui con cui condividevano così tanti ricordi, che rappresentava praticamente una famiglia per loro. Un padre.

Il pugno di Peter battuto contro il palmo della mano risuonò nell'aria, scacciando d'un tratto il torpore sinistro che gravava sull'atmosfera.
"Bene, le cose stanno così, è inutile abbattersi senza reagire." Affermò in un baleno, il tono caloroso e vitale, come sua prerogativa. "Ciò a cui dobbiamo pensare adesso è trovarlo. Qualunque pena lo affligga, in qualsiasi condizione riversi adesso, noi gli saremo accanto e se necessario lo aiuteremo. Perché siamo i suoi allievi e glielo dobbiamo!" Concluse, con uno dei suoi ampi sorrisi più luminosi del sole stesso.

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