"Non può essere, è tutto falso, giusto?" Alex aveva un'espressione incredula negli occhi azzurri, le lacrime minacciavano di fare a pezzi gli argini che le contenevano. "Ora mi sveglierò e sarà tutto come prima, è così?" Domandò, quasi supplicante, la voce un tremolio smorzato.

"Basta così, Alex. Non piangere, e nemmeno tu, Karen." La severità nella voce di Mary-Beth accrebbe ancora di più la loro nostalgia, ma in un certo senso contribuì a calmare i loro animi, come aveva sempre fatto. "Ascoltatemi, ok? Se Karen è qui con noi significa che lei è sopravvissuta, come speravo. Probabilmente prigioniera. I nativi si saranno stabiliti a Northfield e questo Faraday non lo permetterà. Vi chiedo di non compiere pazzie rischiando inutilmente le vostre vite, lasciate fare al governo. Con quei nemici non si scherza. Voglio che viviate tutti e tre dopo questa guerra, e il modo migliore per permetterlo è che restiate lucidi e ubbidiate agli ordini che vi saranno assegnati."

Peter, Alex e Karen non riuscivano a proferire parola, ancora troppo scossi. La ragazza dal crine rosso continuava a versare lacrime, ma nel mentre, i suoi denti erano digrignati in virtù della profonda rabbia che cresceva in lei sempre di più.

"D'accordo, Mary-Beth." Sorrise invece Peter. "Rispetteremo la tua volontà. Non appena localizzerò Karen, però, la metterò in salvo con l'Energia Oscura, concedimi almeno questo."

La donna ricambiò con un cenno d'assenso del capo e un'espressione radiosa. "Sei diventato proprio un ragazzo forte e maturo, Pete. Lo sei sempre stato. Guardatevi, i miei allievi, così cresciuti... avete superato ogni mia aspettativa. Sono proprio fiera di voi, ragazzi."

"Non andartene... possiamo restare così, insieme, un altro po'? Ti prego. Non voglio dirti addio..." Karen persisteva nel mantenere il capo basso, incapace di guardarla.

"Venite qui, tutti e tre." Mary-Beth allargò le braccia e cinse i suoi allievi in un lungo abbraccio, smorzato dai forti sussulti di Karen e da quelli più contenuti di Alex. Persino la mascella di Peter iniziò a tremare, avvertendo le movenze un po' impacciate che la sua insegnante ancora manteneva quando mostrava affetto. Il suo odore leggero e rurale, la pelle morbida che emanava un calore quasi materno. "Sarete sempre le persone per me più preziose su questo mondo."

La realtà che li circondava prese a dissolversi poco alla volta, mentre il contatto tra i loro corpi continuava, così reale, concreto, a dispetto del mondo idilliaco in cui si trovavano.

Ma lo sentirono. Tutti e tre capirono che il tempo con la loro maestra era agli sgoccioli.

"No...!" Implorò Karen, comprendendolo. "Non sono pronta!"

"Va tutto bene." Sussurrò Mary-Beth. Strinse più forte i tre. "Chiudete gli occhi."

Serrate le palpebre, Peter sentì chiaramente la realtà scivolargli lungo le dita come i fili di grano che riempivano i campi di Northfield, il corpo diventò più pesante, l'aria più fredda.

"Addio."

Quell'ultima parola risuonò dritta nella sua testa, sommessa e gentile come una carezza.

Riaprì gli occhi.

Era nel letto all'interno della sua abitazione nel verde di Southfield, avvolto dalla semi-oscurità del primo mattino.

Scrutò la figura Alex, seduto sul materasso del letto di fronte al suo, con la schiena affusolata. Sul suo viso vi erano profondi solchi attraversati dalle ruscelli di lacrime. Proprio come su quello di Peter.



Dorothy e Lily ammiravano l'aurora purpurea che precedeva l'albore dell'ascesa solare, al di là dei rami curvi che si allungavano sopra le loro teste, le gambe penzoloni fino a lasciare che le dita nude dei loro piedi sfiorassero la superficie rigida del fiume sottostante.

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