"Capisco..." chiosò Peter.
Provava ancora una gran sofferenza ripensando a Misty, eppure la rabbia e l'odio in lui erano spariti.
Intendeva solamente punire quelli che le avevano tarpato le ali come meritavano, ma il suo animo allo stesso tempo era calmo e freddo. "Però ho ancora un dubbio." Aggiunse.

"Oggi sei fastidiosamente loquace." Disse Takeshi, in tono pigro.

Peter proseguì lo stesso, noncurante della risposta piccata.
"Misty ha scritto che ha affidato il suo Ultimo Desiderio a me. Per caso ha qualcosa a che fare con quella mia... trasformazione?"

Takeshi sospirò ancora. "Se hai letto bene il diario, avrai capito che quella è dovuta a qualcos'altro, ovvero la leggenda dello Spirito del Raccolto, che secondo i racconti avrebbe protetto il popolo degli Araumi nel caso in cui avessero rischiato di estinguersi tutti. A quanto pare questo spirito di Kaika puro risiedeva in te, e in quanto ultimo Araumi rimasto dopo la morte di Akira, la sua manifestazione ha avuto luogo quando Kiryuu ha minacciato di ucciderti. Non sapevo nulla di questa forma di Kaika antico prima di leggere il diario, ma penso si tratti di qualche vecchio rituale ancestrale. Forse il vecchio Fujiwara ne sa qualcosa in più..." Takeshi si mise in piedi e fissò Peter con serietà, un'espressione che raramente si poteva notare in lui era dipinta sul suo volto ovale. "L'Ultimo Desiderio è un'altra cosa.
Si tratta delle volontà di una persona in punto di morte, che vengono concretizzate e rese realtà attraverso gli impulsi residui del proprio Kaika.
È la forma suprema di questo potere, in quanto supera di gran lunga tutti i limiti normalmente imposti agli utilizzatori, grazie ai forti sentimenti di chi sta per spirare. Se Akira ha rivolto un Ultimo Desiderio verso di te prima di morire, allora deve ancora manifestarsi." Concluse Takeshi.

Peter rimase in silenzio, tra mille pensieri che gli svolazzavano per la mente. "Chissà qual è stato il suo desiderio..." sussurrò, con una certa malinconia nella voce.



In seguito all'illuminante conversazione con Takeshi, Peter raggiunse i suoi amici al ruscello, a pochi metri dalla casetta in legno.
Distinse la figura di Karen di spalle grazie ai suoi fiammanti capelli rossi, mentre canticchiava un motivetto allegro con i piedi immersi nell'acqua rinfrescante.

"Dove sono Dorothy e Alex? Non si staranno mica sbaciucchiando da qualche parte?" Borbottò, sottovoce, Peter.
Poi, finalmente realizzò che si trovava solo con Karen in una zona deserta.

Iniziò a sentirsi un po' impacciato e insicuro, ma decise ugualmente di avvicinarsi alla ragazza per provare a scambiare due chiacchiere con lei.
D'altronde non lo facevano da un po': l'ultima occasione in cui erano stati vicini, era stata mentre lottavano furiosamente per non farsi uccidere da dei killer a sangue freddo.
Peter si sedette accanto a lei senza dire nulla, causando un sobbalzo momentaneo della giovane.

"Oh, sei tu..." balbettò Karen.

"Sei delusa? Se vuoi me ne vado." Sorrise lui, con sarcasmo.

La ragazza ridacchiò, e guardandola Peter la trovò stupenda, incapace di distogliere lo sguardo da lei.

Karen se ne accorse e abbassò il capo, colta dalla timidezza. "N-Non mi piace questa freddezza tra noi..." azzardò.

"Era da molto che non parlavamo in tranquillità. Da quando ci lasciammo al porto di Cobalt." Disse Peter, rievocando nella mente della giovane la volta in cui si erano baciati prima di dirsi addio, quell'immagine che Karen aveva sempre mantenuto nitida nella sua testa, per tutti i mesi in cui era stata lontana dal ragazzo di fianco a lei.

"Per me non è cambiato nulla, Peter." Pronunciò con un fil di voce Karen. "A-Anzi, in realtà, nonostante tutto il trambusto che c'è stato, durante questi giorni ho capito una cosa importante, riguardo noi due." Le guance della ragazza iniziarono a farsi rosee fino a divenire di un rosso mattone.

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