"A-Akira!" Urlò, allarmato.

"La tua lingua tagliente porterà solo alla rovina te stessa e i tuoi cari, insolente mocciosa. Domani inizieranno i trasporti: verrete condotti a turni secondo un censimento stilato da noi verso la rete ferroviaria più vicina. Fareste meglio a prepararvi, voialtri. È per la sicurezza di tutti noi in stato di guerra..." detto questo, Goro voltò le spalle ad Akira, che continuava a gemere sottovoce, e si allontanò a ritmo costante, accompagnato da maschera-da-gatto e il resto dei soldati.

Lei li osservò allontanarsi, mentre la sua vista si offuscava.
I suoi denti però si stringevano e scricchiolavano per la rabbia, mantenendola cosciente.



Dopo aver raccontato tutto a Shinobu e Katsura, i genitori di Nozomu, i due parvero scossi e preoccupati ma allo stesso tempo volenterosi di fare qualcosa per quella situazione così assurda.
Erano seduti a tavola nella piccola sala da pranzo dalle pareti in legno insieme ad Akira e Hatori, trangugiando nervosamente lo stufato delizioso di Katsura che li aveva ammaliati col suo odore stupendo nemmeno due ore prima.

Ma per Akira e Hatori sembrava fosse passata un'eternità.

"Dunque, nessuno di noi è al sicuro. Chissà dove hanno intenzione di portarci, e cosa hanno intenzione di fare a tutti noi..." commentò Shinobu, sistemandosi serio gli occhialini tondi, mentre Nozomu dormiva calmo nella culla retrostante alla tavola imbandita.

"Ma tu stai bene, Akira? Non ti hanno sparato?" Soggiunse Katsura in tono apprensivo.

"Va tutto bene... la ferita al braccio si è già rigenerata, anche se ci ha messo più del previsto. Il proiettile doveva essere fatto di galena e ha ritardato il processo di guarigione." Ribatté, tranquilla, Akira.

"Le tue capacità di rigenerazione cellulare tramite Kaika sono pazzesche! Nessuno di noi ha un'abilità del genere qui ad Araumi. Sei proprio unica, anche il modo in cui hai fronteggiato quel dannato vecchiaccio... sei stata incredibile!" La adulò Hatori, rapito dalla tempra della sua compagna, la quale assunse un'aria lusingata.

"N-non dire così, non è nulla di speciale. Non sono riuscita nemmeno a scacciarli dal villaggio per adesso."

"Per adesso?" Domandò Katsura con un tono che lasciava chiaramente trasparire la sua preoccupazione.

"Già: ho intenzione di affrontare Goro Konno domani. Sconfiggendolo, magari riuscirò a demoralizzare i suoi sottoposti e ad allontanarli almeno per ora dalla nostra terra, in modo che possiamo avere del tempo per organizzarci sul da farsi. Magari, potremmo partire in massa verso una nuova zona in cui stanziarci... chissà se a est esiste davvero un continente pacifico e privo di guerre come nelle leggende narrate nella nostra tradizione?" La sicurezza nelle proprie parole che Akira mostrava trasmise sgomento nei tre intorno al tavolo, che allo stesso tempo però furono colpiti in positivo dalla sua grande ambizione. Essa rivitalizzava la speranza nei loro cuori spaventati.

"Non puoi far-"

"Dissuaderti sarebbe inutile, ne siamo tutti consapevoli, e al momento questa è l'unica speranza su cui possiamo appoggiarci." Shinobu interruppe Katsura, che lo fissò interdetta per un momento. "Sappi però che non ti lasceremo rischiare la vita senza far nulla. Saremo sempre al tuo fianco, pronti a darti manforte: è il minimo che possiamo fare per te che sei sempre in prima linea a difendere tutti."

"Signor Shinobu..." mormorò Hatori, ammirato.

Anche Katsura si mostrò convinta da quelle intenzioni e prese le mani di Akira tra le sue.
"Non ti lasceremo sola, nemmeno stavolta."

Gli occhi azzurri dei genitori di Nozomu si unirono a quelli della ragazza in tutta la loro tenacia.
Akira sorrise, ancora una volta grata alle due persone che erano sempre state gentili e disponibili con lei, e all'interno dei quali non era mai riuscita a cogliere alcun male.

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