Sybil, L'incontro con Mary-Beth, l'allenamento insieme a Karen, l'asta a Cobalt e il modo in cui avevano liberato il paese dalla tirannia di Hanz Becker.

"Avete incontrato Karen?! Cavoli, l'avete salutata da parte mia? Mi era molto simpatica! E poi questa Mary-Beth sembra davvero una persona magnifica. Che triste la sua storia con Hanz!" Dorothy ascoltava e si esaltava genuinamente, quasi come fosse una bambina. Peter si meravigliò della sua spontaneità, così inedita rispetto a quando l'aveva conosciuta, periodo in cui era invece molto chiusa in sé stessa, e nel quale assumeva spesso un'aria arrogante come autodifesa.

Sorrise, felice e positivamente stupito del suo cambiamento.

Quando le raccontò del legame tra Alex e Sybil, Dorothy quasi urlò per la meraviglia.

"Sybil è la sorella di Alex?! E dov'è, ora? Voglio conoscerla!" Esclamò.

"Ha detto di voler riscattare il suo nome a Northfield, prima di ricongiungersi a suo fratello. Credo la rivedremo molto presto." Spiegò Peter, per poi passare con imbarazzo al saluto con Karen nel porto di Cobalt.

"E così l'hai salutata con un bacio, e bravo il mio Pete!" Ammiccò complice Dorothy, punzecchiandolo con delle leggere gomitate.

"D-dai, smettila..." arrossì l'amico, distogliendo lo sguardo. "Piuttosto, tu e Alex?"

Dorothy diventò improvvisamente di un bordeaux chiaro. "C-c-che vuoi dire...?" Domandò, con voce un po' stridula.

"Non sono l'unico che ha salutato qualcuno con un bacio in un porto." Incalzò Peter, scrutandola con aria ironica.

"B-beh, noi non abbiamo parlato molto d-da quando siete tornati, purtroppo..."

"Quel biondino da due soldi non riesce nemmeno a trovare il coraggio di esprimersi, gliela farò vedere io." Peter strinse il pugno, come per esprimere volontà di combattere.

"E-ehi, calmati, non c'è bisogno..." mormorò la ragazza, imbarazzata.

I due compagni finirono di bere il caffè, mentre il sole iniziava a ergersi più in alto nel cielo limpido e sereno di metà luglio, all'esterno dell'edificio.

"Sarà meglio uscire a prendere una boccata d'aria fresca, Alex e Antonio dovrebbero arrivare da un momento all'altro." Disse Peter alla fine.

"Perché Alex non è venuto insieme a te?" Chiese Dorothy.

"Doveva comprare qualche bevanda per rinfrescarci durante la giornata: stare in un ospedale d'estate non è semplicissimo." Rispose Peter. "Come se lui non potesse usare il ghiaccio, poi..."

"Capisco." La compagna sembrò atterrirsi di nuovo, ripensando alla faccenda di Somber.

"Cerca di non esagerare, ok? Tutti noi vogliamo salvare Somber, ma questo non vuol dire che debba morire tu per la fatica." Peter si accorse del suo cambio d'umore repentino.

"Me lo meriterei..." mormorò Dorothy, con un fil di voce. "Non mi ero accorta di quanto fosse stressato e pensieroso. È solo colpa mia se... s-se Somber..."

"Ehi, Guardami!" Peter le strinse con forza il viso tra le mani, fissandola negli occhi con durezza. Lei evitò il suo sguardo con un'espressione colpevole e mortificata. "Ho detto guardami, Dorothy." Peter le girò il volto, la ragazza parve come trascinata dalla sua corrente impetuosa.

I suoi occhi dorati, opachi, entrarono in collisione con quelli blu scuro più luminosi che mai di Peter.

"Tu salverai Somber, e lo riabbracceremo tutti insieme. E lo sai perché?"

"Perché?" La voce di Dorothy era quasi impercettibile. Il peso che le gravava sul cuore le smorzava le parole.

"Perché tu sei una ragazza fortissima, e gli vuoi bene più di chiunque altro. I tuoi sentimenti sono puri e potenti, e raggiungeranno persino quella sua testa dura. Lui vivrà e sarà felice, tu vivrai e sarai felice, e così tutti noi. Insieme. Siamo una famiglia, Dorothy, e che ti piaccia o no, nessuno di noi permetterà che qualcuno in questo gruppo muoia. La tua vita ai nostri occhi è la cosa più preziosa che possa esistere, quindi ti prego, dalle importanza una buona volta. Fallo per coloro che ti amano!" La rimproverò Peter, con incredibile forza d'animo e vigore.

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