La giovane dai capelli blu e umidicci come alghe marine, nella brezza fresca del boschetto intorno alla casa in cui risiedevano Peter e Alex, aveva gli occhi rivolti al suolo. Ma l'espressione che mostrava era molto più serena rispetto al giorno precedente. Dal momento in cui Dorothy le aveva rivelato di essere in attesa di un figlio, quello di Marcus, una sensazione fino a quel momento totalmente sconosciuta si era impadronita di lei, sovrapponendosi al dolore, che pure restava, fresco e pulsante.

Dorothy però era sempre lì, al suo fianco, pronta a lenirlo con la sua presenza confortante.

"Hai già deciso come chiamarlo?" Chiese quest'ultima d'un tratto.

"O chiamarla." Ridacchiò Lily.

"Già, sarebbe carina una femminuccia!" Rise a sua volta Dorothy, accompagnata dalla compagna.

Le sue risate, notò Dorothy, non erano più spensierate ed esuberanti come le ricordava. Adesso ognuna di esse le sembrava uno sforzo, il frutto della lotta contro una sofferenza che Lily aveva sempre celato alla perfezione. E l'aveva fatto, capì la giovane Guardian, soprattutto grazie a Marcus. Senza di lui sarebbe stata durissima per Lily, ma la promessa di un bambino, un barlume di gioia in un mare di dolore, bastava per spronarla a lottare con tutta sé stessa.
Dopotutto, Lily era sempre stata una combattente nata, fin da piccola.

"Non so, se fosse femmina mi piacerebbe chiamarla Nanako." Squittì Lily, pimpante.

"È un bel nome." Concordò Dorothy, curiosa su quella scelta. "Qualcuno che conoscevi?"

"Era una mia amica ai tempi delle elementari, una lunga storia." Si limitò a dire Lily.

"Capisco." Dorothy non indagò oltre. Non sapeva molto del passato di Lily, ma qualcosa le diceva che sarebbe stato meglio non rivangarlo in quel momento.

"Vorrei solo che quando nascerà non sarà in un mondo martoriato dalla guerra." Mormorò, in un soffio appena percettibile, Lily. "Vorrei donargli o donarle una vita serena, non una travagliata e vissuta nella costante paura di un conflitto imminente."

Dorothy le strinse le mani, incontrando gli blu dell'amica con i suoi, grandi e dorati. "Ti prometto che in qualunque scenario dovesse nascere, farò di tutto per proteggere tuo figlio. Noi tutti lo faremo." Costrinse Lily ad abbassare lo sguardo per la luce intensa che il suo volto emanava. "E-e poi, probabilmente per allora la guerra sarà finita! Spero solo di avere tutti gli arti a posto per allora!" Dorothy decise di alleggerire la tensione del momento con una risatina ironica, accorgendosi dell'imbarazzo dell'altra.

Fu in quell'istante che sopraggiunse Larina alle loro spalle, notata da Dorothy che balzò in piedi con atletismo.



"Ehi, Larina! Unisciti a noi, l'acqua è bella fresca." Affermò, energica, la Guardian.

"Va tutto bene?" Le salutò Larina, sorridente come sempre. "Malauguratamente, porto delle cattive notizie. Le ho sentite da Peter e Alex, che a quanto pare ne erano già a conoscenza da appena svegli. Strano..."

"Che notizie?" Indagò Dorothy.

"Abbiamo perso anche Fiery Littoral, a Northfield. Sembra che i nativi si siano stanziati lì in una loro base, non si sa cosa abbiano in mente di fare. A mio parere, verrà formata una squadra speciale per riconquistare la zona, ma è ancora tutto in fase di sviluppo, vediamo come si evolve la faccenda."

"Oh, no... Karen?!" Chiese Dorothy, impaurita.

"È viva, ma prigioniera, stando a ciò che mi ha spiegato Peter." La rassicurò Larina. "Noi dobbiamo pensare ai fronti qui a Southfield, a Northfield ci penseranno terzi. Non possiamo abbandonare la nostra area di competenza. Infatti, volevo informarvi che sto andando via, e con me Fujiwara. Dice di volersi recare di persona a Northfield per valutare la situazione."

Dorothy abbassò il capo, pensierosa riguardo quella pioggia di informazioni tutte in una volta. Guardò Lily, seduta sull'erba fresca con aria interrogativa. "Ho capito, io e Alex resteremo qui con Peter un altro po', in attesa di ordini. Voglio restare accanto a Lily per qualche tempo."

"D'accordo, ma non dilungatevi troppo, per favore. Raggiungi al più presto la città di Haru, io sarò lì."

"Non preoccuparti troppo per me, Dorothy. Starò bene, fa' ciò che devi senza problemi." Intervenne Lily, posandole una mano sulla spalla.

"Va bene..." Dorothy si rabbuiò, assumendo un'aria assorta, cosa che non sfuggì a Larina.

"Qualcosa in particolare ti turba, Dorothy? È da Greywatch che mi sembri combattuta, come se non credessi in ciò che stai facendo." Domandò.

L'altra esitò, indecisa sul confessare o meno i propri dilemmi interiori alla donna, che seppure le avesse dato l'impressione di una persona gentile e molto umana, era pur sempre un suo superiore che aveva il diritto e il dovere di metterla in riga, se necessario. I Guardians dopotutto avevano l'obbligo di prendere parte alle operazioni belliche, pena la corte marziale.

"Nulla, è che da quando sono una Guardian ho sempre pensato a punire chi mi ha fatto del male: Jansen Dolberg per aver ucciso i miei genitori, i nativi per aver minacciato la realtà in cui vivo, i Vulture per tutti i crimini che hanno commesso. In questa guerra invece ho assistito alla morte di molti innocenti, tra cui Marcus. E io stessa sono stata la causa della morte di tanti altri che non conoscevo nemmeno. È qualcosa che pesa sulla coscienza, anche se ti ripeti che non hai scelta, che devi farlo. Non è semplice abituarsi." La giovane donna liberò le sue ansie come fossero una cascata.
Era così semplice con Larina come interlocutrice, non giudicava ed era sempre comprensiva, nonostante la sua postura inflessibile e i modi autoritari. Dorothy la considerava una leader nata.

Larina però aggrottò insolitamente la fronte. "I tuoi genitori? Intendi Ryoga e Milly Goover?"

"Esatto, perché lo chiedi?" Chiese Dorothy. D'un tratto un cattivo presentimento la gettò in uno stato d'ansia intrinseca.

"Credevo lo sapessi... ma avendo affrontato una spedizione con lui, forse avrei dovuto immaginare che non era così." Mugolò Larina.

"Che vuoi dire? Larina, tu sai qualcosa sui miei genitori? Quindi, è vero che non è stato Dolberg!" Ormai era impossibile per la donna sfuggire alla morsa della ragazza dalla chioma candida. i suoi occhi spiritati erano così ferocemente bramosi che Larina si pentì di aver fatto menzione di quella faccenda.

"No, non è stato lui. Ma non serve che tu sappia, è stato molto tempo fa." Tentò inutilmente di sviarla.

"Per favore, rivelami il nome." Disse Dorothy, inamovibile.

Larina la scrutò, stupita da quel cambiamento nella pistolera. La sete di vendetta era radicata in lei fino a quel punto? Davvero era la scelta giusta rivelarle l'identità del carnefice dei suoi genitori?

"Dorothy, sono passati tanti anni." Rettificò, persuasiva.

"Ho bisogno di conoscere quel nome." Ripeté a sua volta l'altra. Era impossibile trattare con lei, non ascoltava nemmeno. Perfino Lily parve sconvolta da quell'atteggiamento atipico per la ragazza solare che lei conosceva.

"Promettimi che una volta venuta a conoscenza di quel nome, tu non agirai d'impulso. Sono seria, Dorothy, devi giurarlo. Potresti pentirtene."

"Lo giuro. Ora dimmelo." Dorothy sembrava quasi un automa volto solo a un obiettivo. Uno scopo che aveva ben poco di luminoso.

Dopo un ultimo tentennamento, Larina comprese che non avrebbe avuto senso tergiversare oltre. Se Dorothy avesse compiuto qualcosa di istintivo, sarebbero stati problemi suoi, lei l'aveva avvertita. "Ebbene, la persona che ha ucciso i tuoi genitori più di dieci anni fa al tempo ovviamente combatteva per lo Shihaiken, essendo cresciuto nel dojo di Fujiwara Taiyo."

Dorothy trasalì, intuendo subito di chi stesse parlando. Le sue palpebre si spalancarono in maniera maniacale per il dolore e lo stupore mescolati che le assalirono l'animo. Un un'espressione terrificante prese forma sul suo viso.

"Penso tu abbia già capito a chi mi riferisca. Adesso quell'uomo dirige un'importante compagnia navale, e il suo nome è Antonio Santos." Concluse Larina.

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