Capitolo 32 - amore e parole 🔞

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"Per le donne i migliori afrodisiaci sono le parole. Il punto G è nelle orecchie. Colui che cerca più in basso sta sprecando il suo tempo" (Isabel Allende)

Mi prende per la vita e mi fa sedere a cavalcioni su di lui, mi stringe a sé e si avventa con la bocca sui miei seni, prima uno e poi l'altro. Sto impazzendo di nuovo. Mi fa sentire bella, mi fa sentire desiderata, come nessun altro. Mi fa sentire donna, mi fa sentire completa. Mi muovo su di lui e lo accolgo dentro di me.

Claudio si stacca e inarca il capo sospirando "Alice,... sono tornato a casa...".

Resto immobile, lo guardo. Lo guardo davvero per la prima volta dal nostro incontro di questa mattina.
Questa mattina? Impossibile, sono successe così tante cose, sono cambiate così tante cose,... e sono passate solo una manciata di ore. Le ore più intense della mia esistenza, a parte quelle della nascita di nostra figlia...
Lo guardo, così come lo vedo ora, e mi sento inondare da un sentimento di tenerezza. Verso quest'uomo che non era capace di provare sentimenti, se li provava non era capace o non voleva esprimerli, quest'uomo che mi ha accolta di nuovo tra le sue braccia nonostante i miei amanti passati, nonostante Leo, senza battere ciglio e senza domande.
Quest'uomo che in pochi minuti oggi ha dimostrato di essere un padre amorevole.
Quest'uomo che mi ha fatto soffrire ma che ha sofferto altrettanto e forse più di me.

Quest'uomo che amo con tutta me stessa, da sempre, dal primo momento che i nostri sguardi si sono incrociati.

Lo guardo e vedo i piccoli cambiamenti che il tempo, e forse anche la solitudine, hanno portato al suo viso, alla sua persona.
Poche rughe attorno agli occhi, segno che non ha riso molto con gli occhi in questi anni, qualche capello grigio sul lato del viso, che secondo me gli dona moltissimo. Una ruga tra le sopracciglia, indice che ha avuto molte preoccupazioni e molti pensieri.
Una ruga che provo ad appianare passandovi le mie dita, mentre mi abbasso e lo bacio dolcemente e intanto inizio a muovermi su di lui.
Non si capisce dove termina il suo corpo e inizia il mio, pelle su pelle, ovunque, siamo una cosa sola, non possiamo staccarci, le sue mani mi stringono, le mie mani tra i suoi capelli e sul suo bel viso.
Basta davvero una manciata di secondi e lui esplode urlando "Alice... non lasciarmi più"
Mentre io mi adagio su di lui e poso il suo capo nell'incavo tra il mio collo e la spalla, e gli rispondo "no, non ti lascerò più".

Restiamo accoccolati, allacciati e uniti, per qualche minuto, poi lui si alza con me ancora in collo, e mi porta in camera dicendomi "il dottore ti ordina di infilarti subito sotto il piumino, fa freddo mia signora, evitiamo di farti ammalare subito appena tornata a casa..." e scostando il piumino con un braccio mentre continua a tenermi su di sé con l'altro mi posa dolcemente sul letto e mi ricopre, allontanandosi.

"ma dove vai? Non abbiamo finito sai?" dico facendo il broncio "mi avevi promesso tutta la notte ed è passata solo un'ora".
"Non sei cambiata in questo, angelo mio, sei sempre la solita impaziente, non lo sai che l'attesa del piacere è essa stessa un piacere?" (*)

«Angelo mio? » Claudio mi sta provocando, sa che le parole mi fanno più effetto delle azioni, sa che i miei sensi si eccitano al solo suono della sua voce, sa come anticiparmi sottovoce quello che succederà e cosa mi farà, e poi farlo succedere esattamente come mi ha descritto.
In questo è unico, nessuno, nemmeno Leo, è mai stato capace di eccitarmi solo con lo sguardo o con le parole.

Si allontana dal letto per andare verso la cucina, e lo guardo mentre si muove. Ha il fisico di un ragazzo, tonico, senza un filo di pancia, non ha i pettorali di Luke ma si difende bene considerati i quasi vent'anni di differenza tra loro.

E' oggettivamente bello, e per me è bellissimo. Ed è il mio uomo.
Non c'è dubbio. E' bastato un momento e mi sono di nuovo persa completamente in lui. E sono tornata in paradiso.
Spero solo di non avere di nuovo le ali spezzate e ripiombare all'inferno o, ben che vada, nel limbo.
Mentre sono presa dai miei pensieri torna in camera con una bottiglia e due bicchieri.

Si possono trovare tanti difetti in Claudio Conforti, ma mai che sia trovato impreparato a un incontro galante.

Mi alzo a sedere con la schiena appoggiata alla testata del letto e il piumino scivola lasciandomi nuda dal torace in su. Mi guarda e posa bottiglia e bicchieri sulla toletta e dice "al diavolo brindare al fatto che ci siamo ritrovati, ci sono molti modi migliori per festeggiare no?" afferma con quell'espressione malandrina tanto amata che condivide con figlia e fratello. Alza il piumino e si butta sul letto sopra di me, poi ci infiliamo sotto le coperte come in una tenda e ricominciamo a baciarci, toccarci, dovunque e con qualsiasi mezzo, le bocche si uniscono, le lingue danzano con voracità, le sue mani, quelle mani mai ferme che mi hanno sempre fatto desiderare di averle su di me, mi esplorano, mi accarezzano, mi stringono.
E infine è di nuovo è in me, e questa volta mi prende con potenza, non mi da tregua, mi morde il collo, mi bacia sugli occhi, mi afferra le labbra con i denti e intanto mi porta di nuovo oltre il limite, una, due volte, e si lascia andare finalmente anche lui per abbandonarsi sopra di me gridando ancora il mio nome, mentre io grido il suo.

Siamo un bagno di sudore, sotto il piumino sembra di stare in un forno, e sto tanto tanto bene. Si stacca da me e io accenno a un lamento, ma si sdraia al mio fianco e mi prende tra le sue braccia. Il suo petto come un cuscino. Mi avvinghio al suo corpo come una vite al suo tralcio.

Dopo qualche minuto di silenzio in cui mi sto quasi appisolando di colpo mi alzo urlando "Leo!"

"Scusa Allevi" e qui capisco che è un po' scocciato, mi chiama sempre per cognome quando mi deve fare notare qualcosa che non va "sei a letto con me, dopo il primo tempo di una notte tra le più spettacolari che sono sicuro hai mai vissuto in vita tua, siamo nell'intervallo e ci possiamo rilassare prima di passare al seguito e TU urli il nome di mio fratello?" sbuffa "direi che è piuttosto offensivo, a meno che non pensassi di essere a letto con lui invece che con me...Ecco" e fa per alzarsi.

***Fine Capitolo 32

Ma come litigano di già? Sono come uno zolfanello e la carta vetrata questi due, si incendiano con un nonnulla, in tutti i sensi... Ma impareranno mai dico io?

(*) "L'attesa del piacere è essa stessa un piacere" (Gotthold Ephraim Lessing)

Alice Allevi, Medico Legale. Boston, MA [#Wattys2019]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora