La Leonessa di Francia

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La Leonessa di Francia

Belgio, Castello di Hougoumont, 18 giugno 1815

Tremava la terra ed esplodeva il cielo al Castello di Hougoumont e sempre nuovi proiettili fischiavano nell'aria, abbattendosi sui muri e affondando nel fango e nelle carni di coloro che salutavano il loro ultimo giorno di vita.

Oscar montava a cavallo e incitava i soldati, agitando la spada mentre la chioma seguiva l'andamento dei ruggiti dell'artiglieria. Il cuore della leonessa piangeva per ogni nuovo morto che decimava le truppe e il dolore era celato dietro una maschera guerriera.

Sempre più intensi furono gli attacchi, in quelle ore di rombo e di fuoco, ma il castello teneva e l'umore degli uomini pure, perché sapevano di non essere soli e, nell'imperversare della lotta, la guida del loro Comandante era solida e tenace.

Passava il tempo, ma i combattimenti continuavano, dietro un muro semi diruto, accanto a un albero del bosco o del frutteto e attraverso le finestre della fattoria fortificata. Chi avanzava prima indietreggiava dopo e tutti facevano la macabra conta dei morti e dei feriti.

– La brigata del Generale Byng, inviata in rinforzo dal Duca di Wellington ci ha dato una boccata d'aria, Comandante, ma potrebbe non bastare. Noi siamo asserragliati mentre loro sono liberi di andare e di venire come vogliono.

– E' la caratteristica di tutti gli assedi, Colonnello de Valmy – rispose Oscar con tono severo – E' per questo che dobbiamo fare attenzione a usare con parsimonia le munizioni e a non esporci sconsideratamente. Poi, un aiuto può sempre arrivare, persino dal nemico. Ha fatto più danni ai nostri avversari la spavalderia di Girolamo Bonaparte del fuoco dei nostri cannoni!

– Quali sono i Vostri ordini, Comandante?

– Continuate a presidiare il fortino, soprattutto il lato settentrionale e quello orientale e tenete sotto controllo il frutteto, già teatro di aspri scontri. Soprattutto, tenete d'occhio il portone. Episodi come quello di qualche ora fa, con quell'energumeno con l'ascia, non si devono più verificare!

– Sì, Comandante.

I combattimenti continuavano a infuriare e Oscar, oltre a tenere sotto controllo la situazione del castello, riceveva periodici resoconti dal fronte di Mont Saint Jean, dove le cose sembravano andare, se possibile, addirittura peggio.

A un certo punto, intorno alle cinque e mezza del pomeriggio, due reparti di Corazzieri e di Granatieri napoleonici presero d'assalto il lato nord del castello. Guardando nel cannocchiale, Oscar si accorse che a comandare uno dei due era l'Aiutante di Campo stizzoso che aveva intimato loro la resa, qualche ora prima.

– Concentrate le truppe a nord! – ordinò la donna – Senza lasciare completamente sguarnite le altre postazioni!

Una salva di moschetti salutò l'arrivo dei nuovi assalitori che divoravano la strada al galoppo, incedendo come uragani mentre qualcuno di loro, ogni tanto, inevitabilmente, cadeva, centrato dai proiettili nemici.

– Portate tutti i cannoni sul lato nord! Non devono nemmeno respirare! – urlò Oscar, in preda alla concitazione, ma sempre lucida e determinata.

Cannoni e mortai furono trasportati dove era stato ordinato e, mentre il cielo plumbeo continuava a sovrastare con cupa tenacia quelle ore di follia, dalle fauci tonanti, i proiettili fischiavano e si abbattevano sui nemici in arrivo. Oscar comandava personalmente il tiro delle batterie e, avendo bene addestrato gli artiglieri alla rapidità e alla precisione, ciascuna bocca di fuoco giungeva a sparare fino a due colpi al minuto, a un ritmo perfettamente sincronizzato.

Gli assalitori non ressero a lungo quella metallica accoglienza e, dopo circa un quarto d'ora, batterono in ritirata. Oscar, allora, lanciò la sua cavalleria all'inseguimento.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now