Antigone

15 0 0
                                    

Antigone

Siamo donne, non fatte per lottar con gli uomini;

e ancor più forti sono quelli che comandano;

obbedire dobbiamo, dunque, ai loro ordini,

anche se fossero più duri. Io, dunque, ai morti

chiedo perdono, poiché sono costretta,

e ai potenti obbedirò: ché ardire

oltre le proprie forze è cosa stolta.

Questo, per fortuna, nessuno lo ha mai spiegato a mio padre – pensò Oscar, seduta nel palco di famiglia del Théâtre de la Porte Saint-Martin, mentre assisteva alla rappresentazione della tragedia greca che, più di ogni altra, parlava all'anima di lei.

E io, del resto, mi sarei ben guardata dal capirlo.

Varie eroine che vestivano panni maschili popolavano la letteratura, ma tutte avevano qualcosa di artefatto e di innaturale che impediva qualsiasi realistica immedesimazione. Era, invece, la fiera e combattiva figlia di Edipo e di Giocasta, che mai aveva rinnegato la sua femminilità, quella alla quale, sin dall'adolescenza, si sentiva affine.

Ogni volta che assisteva a quella tragedia, vi notava qualcosa di nuovo e di diverso. Di recente, ne aveva attinto un'altra verità. Non occorre indossare un'armatura di bronzo per essere un guerriero e Antigone, col suo peplo, rinchiusa in un'oscura caverna per avere sostenuto le sue idee e onorato i suoi principi e i suoi defunti fino alla fine, non era meno nobile e tragicamente solenne dei vari Achille, Agamennone e Aiace che, tante volte, avevano sfidato protervamente la morte e che, tante volte, l'avevano inflitta per vana brama di gloria e di potere. Si può essere eroiche con un peplo o col corpo deformato dalla gravidanza, purché lo spirito sia indomito.

Sepolcro io gli darò. Bella, se l'opera

avrò compiuta, mi parrà la morte.

E cara giacerò presso a lui caro,

d'un pio misfatto rea: poiché piacere

più lungo tempo a quelli di laggiù

debbo, che a quelli che qui sono. Là

giacer debbo in eterno. E tu, se credi,

disprezza pure ciò che i Numi pregiano.

Quante volte aveva sfidato la morte? Dieci, cento, mille volte? Neppure lo ricordava più....

Per spirito indomito, per un briciolo.... più di un briciolo d'incoscienza e anche per una certa arroganza di fondo, ma, soprattutto, per senso di giustizia. Aveva tante spigolosità caratteriali, tanti nodi irrisolti, ma vivere le piaceva, soprattutto da quando aveva scoperto di amare André. Vivere le piaceva, ma non a ogni costo, perché esiste un bene supremo, qualcosa di più importante della vita stessa. Quell'ineguagliabile tesoro era la giustizia e, per essa, sarebbe anche stata disposta a sacrificare se stessa. André teneva molto a lei e alla loro giovane famiglia, ma la pensava allo stesso modo.... Anche André era un idealista.

Rabbrividir mi fa ciò che t'infiamma.

Ma piaccio a quelli a cui piacere io debbo.

Quante volte aveva sfidato le regole e le convenzioni per seguire soltanto il suo istinto, i suoi obiettivi, il suo innato senso morale? Quante volte aveva combattuto contro tutto e tutti? La stessa esistenza di lei era un'enorme sfida e un capovolgimento di ogni consuetudine. Dentro di lei, ardeva una fiamma inestinguibile da cui si sprigionavano molteplici scintille: desiderio di battaglia, sete di giustizia, perfezionismo, rifiuto di ogni limite, anelito all'infinito. Questo fuoco ardente, che pareva provenire dalle viscere della terra e dalla stessa fucina di Vulcano, l'aveva forgiata col diamante e con la lava. Tutta d'un pezzo, da vera Jarjayes, o la si amava o la si odiava, senza mezze misure. L'indifferenza non era una reazione che lei suscitava.

La leonessa di FranciaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon