La Viscontessa tradita

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La Viscontessa tradita

Reggia di Versailles, 15 giugno 1810

Oscar sedeva davanti alla scrivania del suo ufficio alla reggia, intenta a firmare gli ultimi dispacci prima di pranzare con André.

Era accigliata e pensierosa, perché, qualche giorno dopo la conclusione della giornata musicale, tre settimane prima, si era accorta che qualcuno era entrato nello studio di Palazzo Jarjayes, dove lavorava quando non era di servizio alla reggia e aveva frugato nei cassetti della scrivania. In particolare, l'intruso aveva messo le mani sugli appunti riguardanti il tesoro dei giacobini. L'aveva capito perché alcuni fogli non erano stati riposizionati nel giusto ordine e presentavano diversi segni di ricalcatura e qualche chiazza scura, come se fossero stati a contatto con la carta carbone, un'invenzione di quattro anni prima che lei già conosceva e usava.

Era particolarmente seccata, perché, negli appunti, c'erano i resoconti dettagliati di tutti quegli anni di ricerche, compresi i nuovi cognomi, con i relativi indirizzi, dei figli e dei nipoti di Danton.

Poiché ricalcare così tanti appunti aveva sicuramente richiesto del tempo, Oscar, André e il Generale de Jarjayes avevano ipotizzato che i fogli fossero stati portati via e, poi, ricollocati nel cassetto. Ciò li aveva indotti a ritenere che il responsabile fosse un soggetto che frequentava Palazzo Jarjayes con una certa assiduità e libertà di movimento e il loro pensiero era subito corso a Robert Gabriel de Ligne che, come parente stretto, aveva accesso alla dimora e che già una volta avevano scoperto a origliare mentre parlavano del tesoro dei giacobini. Avevano, quindi, deciso di diradare le occasioni di incontro e di sorvegliare attentamente, anche se con discrezione, il nipote, tutte le volte che non potevano esimersi dall'ospitarlo.

Stanca e provata dal primo caldo, ripose la penna nel calamaio e fece il gesto di alzarsi dalla sedia, quando Jean, l'attendente, entrò nella stanza, dopo avere bussato e le fece un annuncio:

– Generale de Jarjayes, c'è una Signora che chiede di Voi.

– Di chi si tratta? – domandò Oscar, tentando di dominare la stanchezza e un principio di cefalea.

– Della Viscontessa Marie Josèphe Rose de Beauharnais.

– Di chi?! – esclamò Oscar che chiunque si sarebbe aspettata di vedere sulla soglia del proprio ufficio tranne lei.

– Della Viscontessa...

– Sì, sì, ho capito, Jean, fatela entrare.

Oscar tornò a sedersi, sforzandosi di dissimulare lo stupore per quella visita inaspettata.

La Viscontessa de Beauharnais era ovviamente invecchiata rispetto all'ultima volta che l'aveva vista, oltre dieci anni prima, ma conservava intatti fascino e grazia. C'era, però, qualcosa nello sguardo di lei che non ricordava, una luce torva e risentita che non avrebbe mai associato alla bella creola di Rue Chantereine, lieve come una farfalla e ammaliante come una sirena.

– Viscontessa de Beauharnais, a cosa devo l'onore della Vostra visita? – disse Oscar, alzandosi per salutarla.

– Generale de Jarjayes ho delle questioni di grande importanza di cui renderVi edotta – esordì, senza preamboli, la dama – ma Voi dovete garantirmi la massima discrezione e che il mio nome mai sarà associato a quello che sto per comunicarVi.

– Dipende – rispose Oscar, tornando a sedere.

– Da cosa? – domandò l'ospite.

– Se quello che state per comunicarmi è un reato e Voi siete coinvolta, non posso garantirVi alcunché.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now