Bufera d'oriente

2 0 0
                                    

Bufera d'oriente

Esibite le lettere prelevate nel Palais Royal e a Venezia, gli inglesi dovettero arrendersi all'evidenza e ammettere di essere stati turlupinati da tre persone (il Duca d'Orléans, il Conte di Compiègne e il Generale Bonaparte) che, da sole, si erano dimostrate più furbe di un'intera corte. Nessun intento bellicoso era albergato nella mente della Regina Maria Antonietta e nessun progetto di invasione delle coste inglesi si era fatto largo nello Stato Maggiore dell'esercito francese.

La guerra si era rivelata troppo dispendiosa sia per la Francia sia per l'Inghilterra ed entrambe le potenze erano intenzionate a porre fine al conflitto. La Francia, in particolare, era in armi contro l'Austria, la Prussia, il Regno di Sardegna e la Spagna e aveva tutto l'interesse a decurtare il numero dei suoi nemici mentre l'Inghilterra, essendo uscita male dalla guerra d'indipendenza americana, voleva tornare in pace e far prosperare i suoi commerci.

Fu, quindi, nella prima metà del mese di marzo, organizzato un incontro a Versailles per la firma del trattato di pace.

Le lettere che il Conte di Compiègne portava sempre con sé, invece, erano di tutt'altro genere e consistevano in un carteggio intervenuto fra lui e la madre, all'epoca in cui la donna si trovava nel padiglione di caccia sito nella tenuta del fratello, sul lago di Saint Mandé, nel bosco di Vincennes, a predisporre la trappola in cui sarebbe caduta la sventurata Geneviève. In esse, il Conte ripeteva con insistenza di detestare più di qualunque altra donna la damigella che la madre voleva costringerlo a sposare e di non essere disposto a sottostare ai sacra del matrimonio. Oscar consegnò quelle lettere alla Contessa consorte di Compiègne che ne fece un ottimo uso davanti alla Sacra Rota.

– Richiameremo la flotta dal Mediterraneo, le nostre navi cesseranno di presidiare i Vostri porti e gli approvvigionamenti alla Francia non saranno più ostacolati dall'Inghilterra – disse l'Ambasciatore, un vecchio Lord inglese dal volto rugoso e dagli occhi di marmo, scrutando la Regina Maria Antonietta che, dal trono, faceva lo stesso con lui – ma anche la Francia deve impegnarsi a ripristinare lo status quo ante.

Fece una pausa per controllare l'effetto delle sue parole sull'uditorio e per dare maggior peso a quanto si apprestava a dire.

– L'isola di Malta tornerà sotto il controllo dei Cavalieri Ospitalieri e le truppe francesi lasceranno l'Egitto entro il mese di maggio, cessando le ostilità e restituendo i territori conquistati ai loro legittimi Sovrani. Tutti i tesori razziati saranno riconsegnati ai loro proprietari.

– Approviamo le condizioni – rispose, lapidaria, la Regina Maria Antonietta – Nessun ostacolo si frappone, pertanto, alla sottoscrizione del trattato.

Mentre l'Ambasciatore si apprestava a firmare, la Regina riprese la parola:

– Naturalmente, Lord Bartlett, ci aspettiamo che porgiate al Conte di Lille le scuse dell'Inghilterra a nome di Re Giorgio III.

– Naturalmente – rispose l'Ambasciatore, assottigliando gli occhi che divennero simili a quelli di un serpente – Conte di Lille, Vi prego di accettare le più sentite scuse da Sua Maestà Re Giorgio III per la Vostra detenzione e per la condanna a morte che Vi fu inflitta.

– Accetto le scuse – disse André, accompagnando alle parole un cenno del capo.

– Benissimo – concluse la Regina – Possiamo spostarci tutti nel Salone d'Ercole per i festeggiamenti.

Così fecero e Oscar, in qualità di Comandante Supremo delle Guardie Reali, scortò Lord Bartlett verso la sala.

Quando tutto fu finito, Maria Antonietta si accostò a Oscar, André e Girodel, domandando loro:

La leonessa di FranciaHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin