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Tornata Oscar dalla missione egiziana e salvato André dalla scure del boia di Londra, la priorità divenne impadronirsi delle missive che il Duca d'Orléans si era scambiato col Conte di Compiègne e col Generale Bonaparte, al fine di chiarire il malinteso che si era creato e di far uscire l'Inghilterra dal conflitto che già vedeva schierati contro la Francia l'Austria, la Prussia, la Spagna e il Regno di Sardegna.

Sottrarre al novero dei nemici un avversario potente come l'Inghilterra avrebbe notevolmente spostato l'ago della bilancia anche perché la Royal Navy, quale padrona incontrastata del mare, bloccava i porti e intercettava molte navi dirette verso la Francia, impedendo gli approvvigionamenti e riducendo alla fame intere regioni.

Si era a lungo discusso su come procedere, perché il Palais Royal era molto sorvegliato ed entrarvi di soppiatto sarebbe stato pressoché impossibile. Oscar e André ricordavano bene quanto era stato difficile infiltrarsi nelle segrete del palazzo in occasione del rapimento di lei da parte del Cavaliere Nero e, allo stato attuale, neppure si poteva contare su un uomo mascherato di eccezionale somiglianza dietro la cui identità camuffarsi.

Occorreva giocare d'astuzia, aggirare il problema e, fra una discussione e l'altra, il Generale de Girodel formulò una proposta che parve sensata anche se di dubbia moralità.

– Quello che proponete, Generale de Girodel, oltre a non farci onore, solleverà un gran vespaio – disse Oscar, con voce severa e aria grave.

– Me ne rendo conto, Comandante – rispose Girodel – ma potrebbe trattarsi di una mossa efficace e, poi, ripagheremmo il Duca d'Orléans con la sua stessa moneta.

– Si tratta di un piano particolare – intervenne il Generale de Jarjayes – ma il Duca d'Orléans è un soggetto altrettanto particolare e, poi, si sa, il fine giustifica i mezzi.

– Ma dove li troviamo gli "artisti"? – sibilò Oscar, ancora poco convinta.

– Non temete, Madame Oscar – la rassicurò il Conte di Fersen che non condivideva gli scrupoli di lei e che, anzi, era ben lieto di rendere la pariglia al Duca d'Orléans, pensando a tutte le sofferenze e all'imbarazzo che questi aveva inflitto alla Regina e anche a lui – Ho alcune conoscenze che potrebbero fare al caso nostro.

Il piano fu, quindi, sebbene con riluttanza, approvato e anche Sir Percy, col consueto mezzo dell'inchiostro simpatico, diede agli amici francesi dei validi consigli per agire nel migliore dei modi.

– Sai, André – disse Oscar mentre i due erano seduti nell'ufficio di lei, alla reggia – Capisco le esigenze di mettere il Duca d'Orléans in condizione di non potersi difendere, per avere noi campo libero, ma questo piano continua ad apparirmi indegno di un gruppo di gentiluomini.

– In condizioni normali, sarei d'accordo con te, Oscar, ma quelle lettere ci servono. Troppo abbiamo patito a causa di esse e, poi... – aggiunse, con un sorriso allo stesso tempo canzonatorio e divertito – ... sarà interessante vedere, per una volta, il Duca d'Orléans dall'altro lato della barricata!

Oscar ripensò a tutto quello che avevano sofferto a causa di quella corrispondenza clandestina, alla sparizione del marito, alla lunga detenzione di lui in terra straniera, alla scure del boia che aveva visto scintillare in una triste mattina di un'uggiosa giornata londinese, alla propria angoscia protrattasi per mesi e allo spettro dello stato di orfani che era aleggiato sul capo dei figli e si disse che, forse, a un passo dalla meta, troppi scrupoli sarebbero stati fuori luogo.

Una parte di lei, però, ancora si ribellava alla violazione dei radicati principi morali che, sin dalla fanciullezza, l'avevano accompagnata.

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La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now