Chi vive e chi muore

9 1 0
                                    

Chi vive e chi muore

Erano le otto del mattino e Oscar era seduta davanti alla scrivania del suo ufficio nella Caserma della Guardia Metropolitana parigina, quando un frenetico bussare ruppe il silenzio nel quale era immersa la stanza. Oscar ordinò di entrare e si trovò di fronte un agitatissimo soldato semplice, di nome Roger Vallon che, senza mettersi sull'attenti e senza farle il saluto militare, iniziò a riferirle, in preda alla foga, la causa di tanta agitazione, parlando con ritmo veloce e tono concitatissimo:

– Comandante, tramite la nostra rete di spie, abbiamo localizzato uno degli autori dei disordini.... Uno di quegli uomini che, travestiti da soldati della Guardia, stanno gettando del fango su di Voi e sull'intera compagnia!

– Bene, Vallon, di chi si tratta?

– Di tale Robert Brasseur che vive all'ultimo piano di un palazzo sito al numero sette di Rue Buffon, nel Faubourg Saint Marcel.

– Perfetto, organizziamo una pattuglia e andiamo là.

– Comandante, il Faubourg Saint Marcel è, insieme al Faubourg Saint Antoine, uno dei più pericolosi, perché è abitato dagli strati più poveri, politicizzati e arrabbiati della popolazione parigina – disse il soldato, sottintendendo che Oscar avrebbe fatto meglio a tenervisi lontana.

– Hai paura, Vallon? In questo caso, non venire. Nel frattempo, chiama a rapporto nel mio ufficio Leroux, Dupont, Rostand, Legrand e Plessis. Impartirò delle brevi istruzioni e, poi, andremo lì senza indugio!

********

Arrivati al numero sette di Rue Buffon, Oscar ordinò a Leroux di rimanere di guardia al portone del palazzo e a Dupont di fare il giro dello stesso, per accertarsi se vi fosse un'entrata secondaria, ingiungendogli, nel caso l'avesse trovata, di presidiarla.

Presi con sé gli altri quattro soldati, salì fino all'ultimo piano, destinato, come tutti i piani alti dell'epoca, a ospitare gli abitanti più poveri degli edifici. In quello specifico caso, si trattava del piano alto di un palazzo che, per ubicazione, era già abitato dalla popolazione più miserabile della città.

Giunta davanti alla porta dell'interno desiderato, ordinò, con voce altera e stentorea:

– Aprite, in nome di Sua Maestà o butteremo giù la porta!

Non avendo ricevuto risposta ed essendosi, anzi, uditi dei rumori sospetti provenienti dall'interno, Legrand spalancò la porta con una pedata, così da consentire l'ingresso all'intera pattuglia.

Appena entrati, i soldati videro un uomo sulla trentina che cercava di uscire dalla finestra, con l'evidente intenzione di cercare una via di fuga attraverso il cornicione. Plessis lo afferrò per la giacca, ricacciandolo all'interno della stanza.

– Comandante, lo riconosco, è quel figlio di madre ignota che, nella taverna, ha dato del finocchio ad Alain! – disse Roger Vallon, squadrando Robert Brasseur il cui naso, fracassato dal pugno di Alain, era fasciato alla bell'e meglio.

Vallon, pur essendo stato presente alla rissa scoppiata in taverna, non vi aveva partecipato e, adesso, non si trovava agli arresti.

– Chi ti ha ordinato di fare quel che hai fatto? Per conto di chi agisci? – tuonò Oscar, con tono aggressivo e voce collerica, puntando la pistola contro l'interrogato.

Gli occhi fiammeggianti e i toni duri e imperiosi di quel Comandante, aggiunti ai modi spiccioli e violenti degli uomini da lei comandati, fecero tremare Robert Brasseur, da sempre, per natura, forte coi deboli e debole coi forti. Capì che non gli conveniva scherzare e che, fra il pericolo lontano costituito dal Duca d'Orléans e quello vicinissimo rappresentato da quei soldati, sarebbe stato meglio evitare il secondo.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now