Il Congresso di Vienna

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Il Congresso di Vienna

Europa, primavera del 1814

Un'accoglienza calorosa e trionfale fu riservata a Sua Santità Papa Pio VII quando, liberato dalla prigionia di Savona, poté rientrare nello Stato Pontificio.

In ogni tappa dove la carrozza papale si fermava, le scene di giubilo erano sempre le stesse. Una delegazione di notabili accoglieva l'illustre ospite e una folla festante, composta da tutti gli strati della popolazione, si assiepava ai lati del convoglio e faceva da corona all'arrivo, per poter guardare il Pontefice anche solo da lontano e ricevere la benedizione al passaggio di lui.

Nella natia Cesena, Pio VII si trattenne dal 20 aprile al 7 maggio 1814, soggiornando a Palazzo Chiaramonti, dove era venuto al mondo e godendo, dopo tanto tempo, della vicinanza dei membri ancora in vita della sua famiglia.

Il ritorno a Roma del Pontefice ebbe luogo il 24 maggio 1814 e fu salutato dall'esultanza della folla. I romani, nobili, borghesi e plebei, lo accolsero festosamente ed egli riprese possesso dei suoi palazzi dove ritrovò i Cardinali che gli erano rimasti fedeli, alcuni dei quali, come lui, avevano patito deportazione e prigionia.

L'11 maggio 1814, Lord Arthur Wellesley fu insignito del titolo di Duca di Wellington, per i servigi da lui resi alla Corona, nel corso della Campagna Iberica.

Era rimasto lontano da casa per diversi anni e i due figli che, quando era partito, erano piccolissimi, al ritorno del padre a Londra, si trovarono davanti un estraneo. Per quanto Kitty li incitasse a manifestargli affetto, essi vedevano in lui l'eroe nazionale di cui sentivano parlare ovunque con ammirazione e reverenza e, nella loro mente di bambini, provavano soggezione e sacro rispetto per quell'uomo sconosciuto che consideravano un monumento più che un padre.

I rapporti fra i Duchi di Wellington si erano, ormai, del tutto raffreddati. Durante l'assenza del marito, Kitty, che ora superava di poco i quarant'anni, era alquanto invecchiata, divenendo sordastra e miope, cosa che la costringeva a stringere gli occhi per mettere a fuoco persone e oggetti. Per quanto la Duchessa si sforzasse costantemente di essere una brava moglie e di rendere felice il marito, nella speranza di rinverdire l'amore che li aveva uniti in gioventù, Lord Arthur preferiva stare ovunque tranne che a casa sua e non sopportava a lungo la presenza della consorte che considerava opprimente, gelosa e completamente priva di buon senso.

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Versailles, Palazzo Jarjayes, aprile 1814

Ad aprile del 1814, nacque, a Palazzo Jarjayes, il primo nipote di Oscar e André, figlio di Honoré e della moglie Élisabeth Clotilde. Al neonato fu imposto il nome di Oscar André Augustin Victor François Louis e fu battezzato nella cappella del palazzo, il giorno stesso della nascita.

Un grande ricevimento si svolse due settimane dopo, quando la madre del bambino si era ripresa e vide la partecipazione di tutti i parenti, fra i quali c'era Antigone anche lei prossima al parto.

Il Generale de Jarjayes, che ormai camminava aiutandosi col bastone, malgrado i quasi novant'anni, era completamente lucido. Esultava per tanta abbondanza di maschi dopo la penuria della sua figliolanza. Oscar e André, conoscendolo, lo lasciavano dire e fare mentre Antigone non si trovava d'accordo col nonno. Pensava, in cuor suo, che gli uomini fossero sopravvalutati, che, come la madre aveva testimoniato, le donne potessero fare qualunque cosa e che, tempo qualche generazione, lo avrebbero ampiamente dimostrato.

Ai festeggiamenti, partecipò anche il Marchese de Saint Quentin. La vista del neonato e della gioia che gli brillava intorno accese in lui il desiderio di formare una famiglia, con una moglie e dei figli. Da anni, ormai, si scriveva con Bernadette che aveva modo di incontrare, a Palazzo Jarjayes, per le festività pasquali e natalizie oltre che in occasioni come quella. Pensava fosse giusto prendere una decisione definitiva, perché gli anni passavano per tutti e non era corretto tenere ulteriormente nell'incertezza una donna di ventitré anni e mezzo. Era sicuro dei suoi sentimenti per Bernadette e anche di quelli di lei, ma dentro di sé sentiva che, finché non fosse riuscito a estrarre la spina che lo tormentava, avrebbe donato alla moglie una felicità sulla quale aleggiava un'ombra.

La leonessa di FranciaOnde histórias criam vida. Descubra agora