La gloria di Napoleone

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La gloria di Napoleone

Dublino, Casa Pakenham, aprile 1806

Sbarcato il giorno prima in Irlanda, Sir Arthur Wellesley percorreva le vie che separavano la casa del fratello Gerald da quella della famiglia Pakenham, a lui tanto familiari in gioventù, quando, fresco dei suoi venti anni, si era perdutamente innamorato di Kitty, una bella ragazza dai luminosi riccioli ribelli e dallo spirito vivace e arguto, la più corteggiata della buona società di Dublino. Rifiutato dal fratello di lei, Lord Thomas Pakenham, primo Conte di Longford, che lo riteneva un giovane spiantato, pigro e senza prospettive, come tale indegno della sorella, aveva preso sul serio la sua carriera militare ed era partito per l'India, dove era diventato un eroe, era stato promosso al grado di Maggior Generale e insignito del titolo di Baronetto, accumulando una cospicua fortuna.

Rientrato in Inghilterra, gli era arrivata una lettera da Lord Pakenham, nella quale il nobiluomo gli comunicava, con tono alquanto presuntuoso, che, date le mutate condizioni di fortuna, poteva considerarsi all'altezza di Catherine. Sir Arthur Wellesley aveva, quindi, deciso di rinnovare la sua proposta di matrimonio alla ragazza da lui tanto amata in gioventù, sebbene non la vedesse da undici anni. Kitty, però, aveva insistito affinché egli la incontrasse prima del matrimonio e, malgrado le obiezioni del fratello, era stato combinato un appuntamento in casa Pakenham.

Ora, Sir Arthur Wellesley stava andando a quell'incontro, con le gambe pesanti e il cuore oppresso dai dubbi. Un tempo, quando era un giovane Tenente sfaccendato, si recava agli appuntamenti con lei con il cuore in gola e non si acquietava finché non la vedeva, tanto erano reciprocamente innamorati. Nel momento in cui si congedavano, contava i giorni, le ore e i minuti che lo separavano dal momento in cui l'avrebbe rivista. Adesso, invece, sarebbe voluto essere ovunque tranne che a pochi passi dalla soglia della casa di lei. Cosa si sarebbero detti dopo undici anni di lontananza e di silenzio? Cos'era quel chiodo fisso di mostrarsi a lui e, soprattutto, cos'erano quelle voci che descrivevano una Kitty terribilmente imbruttita? Comunque fossero andate le cose, però, le aveva dato la sua parola e l'avrebbe sposata, perché una promessa è una promessa.

Entrato in casa, fu fatto accomodare in salotto, in attesa che Miss Pakenham lo raggiungesse. Il passare del tempo non fece che accrescere il malessere e il nervosismo di Sir Arthur. Il senso di oppressione lo divorava ed egli si sentiva come un uccello intrappolato nella pania. Le frecce e le sciabole dei guerrieri indiani non erano state più sibilanti e affilate dei pensieri che, ora, lo angosciavano, tanto che, minuto dopo minuto, fu colto da un desiderio sempre più prepotente di alzarsi e andarsene. Egli, però, era il terzo figlio del Conte di Mornington oltre che un ufficiale di carriera e doveva onorare gli impegni presi.

Dopo circa un quarto d'ora d'attesa, la porta si aprì e lo stesso valletto che lo aveva fatto entrare introdusse nella stanza la sorella del padrone di casa. Nell'alzarsi per salutarla, Sir Arthur Wellesley fu sopraffatto da un senso di estraniazione, non riconoscendo, a prima vista, in quella figura sparuta, la sua amatissima Kitty. Di fronte a lui, c'era una donna magrissima, con la pelle pallida e opaca, le guance scavate e gli occhi infossati. I capelli, sebbene avessero conservato il colore castano, erano sottili, non troppo folti e raccolti con semplicità all'indietro senza la minima traccia dei riccioli sbarazzini di tanti anni prima. Le labbra erano comprese in un'espressione timida e titubante e persino gli occhi sembravano meno azzurri. Lei, che era stata tanto vivace e arguta da giovane, la più corteggiata fra le nobili signorine da marito, ora, riuscì soltanto a salutarlo con voce incerta e atteggiamento dimesso.

Mio Dio, come è imbruttita! Eppure ha soltanto trentatré anni! – pensò Sir Arthur Wellesley mentre le restituiva un rispettoso saluto.

– Dopo undici anni, ci rincontriamo, finalmente, mio caro Arthur! – disse lei, sorridendogli timidamente.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now