Il traditore

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Il traditore

Erano le otto di mattina e Oscar stava in piedi davanti allo specchio, nei suoi appartamenti di Palazzo Jarjayes, intenta ad allacciarsi gli alamari dorati della divisa turchese da Comandante Supremo delle Guardie Reali.

Un raggio di sole ravvivava la stanza, disegnando sul pavimento di marmo un'allungata scacchiera e ricordando, con la sua luminosità, che maggio volgeva ormai al termine.

Erano passati tre giorni dall'assalto alla vecchia fortezza e dalla missione di salvataggio e Oscar aveva passato i primi due fra il sonno e la veglia e soltanto nel corso dell'ultimo era stata cosciente, ma debole e col capo che le doleva. Madame de Jarjayes e la nonna di André si erano alternate al capezzale di lei, ma, dal pomeriggio del giorno precedente, la vecchia governante era rimasta da sola a svolgere quel grato compito, perché la Contessa era stata chiamata d'urgenza al castello di Meudon, a causa dell'aggravarsi delle condizioni di salute del Delfino al quale i medici avevano diagnosticato meno di una settimana di vita. Le due donne le avevano raccontato che era stata riportata a Palazzo Jarjayes, intorno alle due di notte, dal Conte di Fersen e dal Colonnello de Girodel e che il medico era stato praticamente buttato giù dal letto per venirla a visitare. Le avevano anche riferito che il soldato de Soisson, che aveva partecipato alla missione di salvataggio, si era recato lì due giorni fa, per informarsi sulle condizioni di salute di lei.

A parte una generale, ma comprensibile debolezza e alcune escoriazioni ed ecchimosi sparse, la donna non aveva riportato conseguenze da quella brutta avventura. Sulla fronte, risaltava, rosseggiante e contornato di violaceo, un graffio che, per fortuna, non aveva richiesto l'applicazione di punti né avrebbe lasciato cicatrici, tanto che la fasciatura avvolta intorno alla testa era finalizzata esclusivamente a nascondere il bernoccolo e a non suscitare le acute lamentele della nonna di André. Nei primi due giorni, dato lo stato di dormiveglia, era stata nutrita con brodo e acqua zuccherata mentre, il terzo, aveva mangiato in abbondanza, riacquistando completamente le forze.

Questa disavventura deve insegnarmi a essere più prudente e ad ascoltare i consigli di chi mi sta accanto. Girodel aveva intuito il pericolo e, se avessi tenuto in debita considerazione le esortazioni di lui, avrei evitato tante noie a tutti – rifletteva la donna, allacciandosi l'ultimo alamaro.

Mentre pensava queste cose e finiva di abbigliarsi, sentì bussare alla porta e ingiunse di entrare. Pochi istanti dopo, Marie Grandier varcò la soglia, recando fra le mani un vassoio carico di the e di biscotti.

– Madamigella Oscar, ma cosa fate?! Perché indossate la divisa? Tornate subito a letto, che siete convalescente!

– Non preoccuparti, Nanny, sto bene – rispose lei, sorridendo – Devo andare alla reggia a ringraziare il Re e la Regina, a chiedere informazioni sulla salute del Delfino e a farmi riferire le novità, per verificare se vi siano urgenze.

– Mi dispiace per il povero Principe.... E mi dispiace anche che Voi siate così testarda.... Tutti i giovani sono testardi.... Soltanto noi vecchi siamo saggi, ma siamo anche così malandati.... Le ossa mi fanno male e, se quello sciagurato di mio nipote fosse rimasto qui e non fosse stato Conte, avrei mandato su lui per la colazione....

Lasciato il vassoio su un tavolino, la vecchia governante uscì dalla stanza bofonchiando.

Questa poi! – pensò Oscar, con aria divertita – Ha sempre usato André come bersaglio delle sue recriminazioni e, ora, lo rimprovera pure di non essere qui, dopo nove mesi che se ne è andato!

Quando era in stato di incoscienza, per la verità, aveva avuto la sensazione che André fosse lì a prendersi cura di lei e a vegliarla. Le era parso che le mani di lui avessero raggiunto le sue, quando la masnada di energumeni stava per afferrarla sulla rampa di scale e che quegli occhi gentili l'avessero accarezzata con la loro premura mentre era svenuta.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now