La compagnia della rosa bianca

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La compagnia della rosa bianca

– Il vile ricatto è stato formulato – disse il Generale de Jarjayes, stringendo nella mano un foglio di carta ruvida e scrutando, con aria grave, i suoi interlocutori, seduti di fronte a lui oltre l'imponente scrivania di noce e palissandro.

– Immaginavo che ci aveste mandati a chiamare per metterci a parte di qualche sviluppo, ma mai avrei creduto che si sarebbero sbrigati tanto.... Sono passati soltanto due giorni dal rapimento! – commentò, accigliato, il Conte di Fersen.

– Questi delinquenti non perdono tempo e, del resto, chi sa da quanto avevano ordito il piano – fece notare, con una smorfia di disprezzo, il Colonnello de Girodel.

– I servizi segreti – continuò il Generale – hanno scoperto che la tengono prigioniera nella zona orientale di Parigi, nei sotterranei di una fortezza che, un tempo, era un carcere di massima sicurezza e che, ora, è una residenza privata di proprietà del Duca d'Orléans.

– Gran bastardo! – esclamarono, all'unisono, il Conte di Fersen e il Colonnello de Girodel mentre il Generale annuiva.

– Generale, cosa è scritto in quella lettera? – chiese, subito dopo, Girodel.

– In poche parole – rispose il vecchio nobiluomo – i rapitori chiedono, anzi, esigono che, in cambio della liberazione di Oscar, il Re abdichi e vada in esilio nella Martinica e che la Regina sia consegnata al.... tribunale del popolo.... – aggiunse, con aria sarcastica, dopo una breve pausa.

All'udire l'ultima parte della frase, il Conte di Fersen sobbalzò e gli occhi di lui si velarono di raccapriccio.

– Qualora la Corona non dovesse ottemperare a queste deliranti pretese – aggiunse, con strazio e voce cupa, il Generale – Oscar ci sarà restituita a pezzi....

Ascoltando quelle parole, il Conte e il Colonnello rimasero sgomenti.

– Ecco, leggete Voi stessi – ingiunse il Generale, porgendo ai suoi ospiti il foglio di carta spiegazzato – La grammatica è quella che è, ma la minaccia è chiara.

Girodel afferrò il foglio di carta, quasi strappandolo dalle mani del Generale mentre Fersen gli si accostava per leggerlo anche lui.

– Il Re, ovviamente, non intende cedere al ricatto né vuole che la cosa si sappia – proseguì il Generale – Gli Stati Generali sono una polveriera e Sua Maestà non vuole acuire i già enormi contrasti insorti col terzo stato, rendendo di dominio pubblico un grave crimine commesso ai danni di un'esponente di spicco del secondo né, in questi frangenti così delicati, desidera fare sapere che la Casa Reale è rimasta sguarnita del Comandante Supremo delle sue Guardie.

– La situazione è drammatica! – proruppe il Conte di Fersen, pentendosi subito dopo della sua gaffe, perché conscio di avere esacerbato, anziché rinfrancato, lo stato d'animo di un padre.

– Per farla breve, il Re non divulgherà la notizia del rapimento né si attiverà ufficialmente per liberare Oscar – disse, con voce tetra, il vecchio militare – ma consentirà a noi e alle Guardie Reali che intendessero aiutarci di fare, in segreto, tutto il possibile per salvare mia figlia e metterà a nostra disposizione armi, archivi e spie. Di più non sono riuscito a ottenere – aggiunse, infine, passandosi una mano davanti agli occhi.

– Io sono con Voi, Generale! – disse, con impeto, il Colonnello de Girodel.

– Anch'io! – si accodò il Conte di Fersen – Nelle Americhe, ho maturato una buona esperienza militare che metterò interamente al Vostro servizio!

Il Generale li ringraziò entrambi e, dopo che il Conte di Fersen si fu congedato, chiese al Colonnello de Girodel di trattenersi ancora qualche minuto per discutere di una questione che preferiva non fuoriuscisse ancora dal circuito delle Guardie Reali.

La leonessa di FranciaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon