Una vita da vivere

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Una vita da vivere

Il sole delle nove rischiarava lo studio del Generale de Jarjayes, scherzando sugli intarsi dorati che decoravano la grande scrivania marrone di radica di noce e palissandro.

L'anziano nobiluomo vi era seduto davanti e guardava accigliato la figlia che si era accomodata al lato opposto.

Quella stessa mattina, poco più tardi dell'alba, il Generale si era recato alla reggia di Versailles, dove alcuni alti ufficiali e grandi dignitari gli avevano riferito che la Regina aveva proposto a Oscar di diventare Comandante Supremo delle Guardie Reali, mettendola, oltretutto, a conoscenza delle pressioni esercitate da importanti personaggi affinché fosse deferita alla Corte Marziale e che la figlia non aveva ancora sciolto la riserva relativa all'accettazione dell'incarico. L'austero militare era costernato per il pericolo che incombeva su Oscar e per l'ostinazione di lei nel rimanere in quel covo di avanzi di galera, pur avendo la possibilità di ricoprire un incarico molto più prestigioso e malgrado le insidie di cui il comando di uomini tanto indisciplinati e dalla reputazione così dubbia era foriero. Mai avrebbe voluto che a una delle figlie succedesse qualcosa di male e, come se non bastasse, gli sembrava di avere smarrito la chiave del cuore di Oscar. Era anziano, non sapeva quanto gli sarebbe rimasto da vivere e i rimorsi per le scelte sconsiderate da lui operate in passato non gli davano tregua. Se proprio Oscar non voleva sposare il giovane Girodel, recentemente divenuto, oltretutto, l'erede di un antico e prestigioso casato, che almeno non si ostinasse a camminare incoscientemente sulla bocca di un vulcano che avrebbe potuto divorare, con la sua furia devastatrice, lei e l'intera famiglia!

Dopo avere scrutato severamente Oscar per alcuni secondi, si decise a rompere il silenzio.

– Cos'è questa follia, Oscar? Non ho mai compreso la tua scelta di lasciare le Guardie Reali per approdare in quella cloaca malfamata, ma, adesso, rischi di essere condannata a morte o a molti anni di prigionia per dei crimini non tuoi. Rinsavisci finché sei in tempo!

– I soldati della Guardia non sono degli stinchi di santo, Padre. Alcuni di loro infrangono la legge per miseria o per avidità e, ciò nonostante, mi sembra eccessivo definire la caserma una cloaca malfamata. Ci sono anche dei soldati onesti e alcuni di loro militano per pagarsi gli studi universitari.

– Non siamo qui per lambiccarci con disquisizioni terminologiche rivolte a trovare la migliore definizione della caserma in cui sei attualmente incardinata né per fare la conta dei soldati onesti e di quelli disonesti che hai la ventura di comandare. Il problema, adesso, è un altro ed è molto più grave. Ti rendi conto che cammini sull'orlo di un precipizio e che rischi di trascinarti dietro, nella caduta, tua madre e le tue sorelle? Di me non mi importa, sono un militare di lungo corso e me la so cavare, ma loro sono diverse da noi, Oscar!

– Le Vostre preoccupazioni sono eccessive, Padre. Sono convinta che questo problema si risolverà rapidamente e non mi stupirei se tutte queste indiscrezioni si rivelassero, in larga parte, infondate – mentì Oscar.

– Definisci indiscrezioni, qualificandole addirittura infondate, delle confidenze di cui la nostra Regina ti ha graziosamente messa a parte? E come puoi sperare che tutto si risolva, se sottovaluti il problema e, soprattutto, se non ti dedichi a trovare una soluzione?

– Padre, la questione è sotto controllo – mentì nuovamente Oscar.

– Sotto controllo un accidente! – tuonò, spazientito, il severo nobiluomo – Cosa devo fare per farti capire che quella caserma è una polveriera e che tu ci sei seduta sopra?! Già quando mi arrivò quella lettera anonima, compresi che questo nuovo incarico avrebbe portato soltanto guai e cercai di farti ragionare, ma tu ti mostrasti imperterrita e non cedesti. Tu fai diventare la determinazione un difetto, Oscar!

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now