Quattro anni dopo

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Terza Parte

Quattro anni dopo

Londra, St. James's Palace, marzo 1798

Seduto davanti alla scrivania del suo studio, Re Giorgio III di Gran Bretagna e di Irlanda scrutava con aria severa e rabbuiata il Conte di Canterbury che aveva convocato alla sua presenza. Il Conte stava in piedi davanti al Sovrano e rispondeva allo sguardo accigliato di lui col suo, limpido e sincero.

Dopo la crisi mentale che, dieci anni prima, lo aveva colpito e che gli studiosi, due secoli dopo, avrebbero attribuito alla porfiria, il Monarca si era ripreso ed era al culmine della sua popolarità. Erano ancora lontani i tempi in cui le condizioni di lui sarebbero nuovamente e definitivamente precipitate, al punto da rendere inevitabile la Reggenza del Principe di Galles.

– Le accuse che Vi sono state mosse sono molto gravi, Conte di Canterbury – disse il Re con voce grave che tradiva dolore e delusione.

– Sono accuse false, Maestà – rispose accoratamente il Conte di Canterbury mentre contraeva le mani.

– Il tempo lo chiarirà – concluse seccamente Giorgio III.

– Se solo conoscessi i nomi dei miei accusatori....

– La questione è irrilevante, Conte.

– Le missive che mi avete mostrato sono false! La mia grafia è stata abilmente riprodotta e ciò dimostra che i miei nemici, chiunque essi siano, si sono avvalsi dell'opera di un falsario.... Maestà, Vi prego, non dichiarate guerra alla Francia! Le lettere attribuite alla Regina Maria Antonietta e al Vescovo de Talleyrand Périgord sono false come quelle che si vuole far passare per mie!

– E' troppo tardi, Conte di Canterbury. La guerra alla Francia è stata dichiarata un'ora or sono. Quanto a Voi, resterete confinato nelle Vostre terre finché la Vostra posizione non sarà stata chiarita. Potete andare.

Il Conte di Canterbury si inchinò rispettosamente e si ritirò.

Pochi istanti dopo, da un'altra porta, entrarono nella stanza la Regina Carlotta e il Principe di Galles che si sedettero davanti alla scrivania del Re.

– Il Conte di Canterbury si è rivelato una grande delusione – esordì, con voce aspra, il Principe di Galles – Avreste dovuto impedirgli non soltanto di allontanarsi dalle sue terre, ma anche di ricevere e di inviare missive e di ospitare chicchessia nel suo palazzo, Maestà!

– Privandomi, così, della possibilità di controllarlo – rispose il Re – Da che mondo è mondo, esistono degli ottimi metodi per rimuovere e apporre nuovamente i sigilli di ceralacca a una missiva e alcuni dei servitori del Conte sono al soldo della Corona.

– Trovo assolutamente incredibile che la Regina Maria Antonietta abbia tramato col Vescovo de Talleyrand Périgord per invadere l'Inghilterra! – esclamò la Regina Carlotta con aria indignata – Intrattengo una fitta corrispondenza con lei da moltissimi anni, durante i quali siamo diventate ottime amiche. Un comportamento così doppio e vile non è da lei!

– In politica, nulla è mai abbastanza doppio e vile, Signora – rispose Giorgio III alla consorte.

– Aggiungo – insistette la Regina – che il trattamento che avete riservato al Conte di Canterbury è vergognoso! E' sempre stato un ottimo amico Vostro e del Principe di Galles e, ora, lo mettete agli arresti domiciliari come un criminale! Dovreste, invece, far rinchiudere chi ha accusato lui e la Regina Maria Antonietta!

– Non affliggeteVi, mia cara – le rispose il Re, con voce affettuosa e notevolmente addolcita – Di fronte a simili accuse, non potevo fare diversamente. La posizione del Conte di Canterbury sarà chiarita nel tempo, con l'emergere di nuove prove, se ce ne saranno. Quanto alla Regina Maria Antonietta, le intenzioni bellicose di lei sono state confermate venti giorni or sono, quando alcune pattuglie della Royal Navy hanno avvistato delle navi militari francesi al largo delle nostre coste. Adesso, ritirateVi entrambi, perché devo ricevere i miei Ministri.

La leonessa di FranciaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt