Convalescenza

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Convalescenza

In una delle tante mattine tutte uguali che si susseguivano in quel caldo e monotono giugno di convalescenza, Alain fece capolino nella stanza di André.

Per evitare di dare nell'occhio, erano entrati a Palazzo Jarjayes dall'ingresso di servizio ed erano transitati attraverso l'ala della servitù che era sembrata loro, pur sempre, una reggia, se paragonata alla casa in cui vivevano.

Dopo avere abituato gli occhi alla penombra, Alain scorse André sistemato nel letto, con vari cuscini dietro la schiena che gli consentivano di stare comodamente seduto senza sprofondare.

– Ehi, cieco, sono venuto a trovarti! – esclamò, ridendo, il soldato.

– Guarda che il cieco, in questo frangente, sei tu che hai dovuto abituare lo sguardo alla semioscurità mentre io ti ho visto da subito – rispose André anche lui con una risata – Grazie di essere venuto a farmi visita!

– E non sono solo!

Alain si spostò di lato e, da dietro di lui, spuntò Diane.

– Mademoiselle Diane, che sorpresa! – disse André.

– Monsieur Grandier, dato quello che avete fatto per me, non potevo esimermi dal venirVi a trovare! Vi devo la vita.... Vi devo tutto....

– Mademoiselle Diane, non esagerate! Ho soltanto fatto quello che Voi stessa, a parti invertite, avreste fatto per me. Ma, Vi prego, accomodateVi e anche tu, Alain, prendi posto.

– Questo tenero uccelletto – disse Alain mentre accostava al letto del convalescente una sedia per Diane e un'altra per sé – ti ha cucito un gilet di lana buona e lo ha ricamato con le sue mani, lavorando alacremente giorno e notte e, mentre lo faceva, cantava, come tutti gli uccelletti che si rispettino! Forza, Diane, porgi il gilet a Monsieur Grandier!

– Questo è un pensiero per Voi, Signore, con tutti i sensi della mia gratitudine. Stupidamente, Vi ho fatto un dono che potrete utilizzare soltanto al ritorno dei primi freddi, ma, quando ho visto quella lana e quei fili, non ho resistito.

Diane porse il dono ad André, arrossendo, quasi tremando e guardandolo di sottecchi per la timidezza. Il cuore le batteva forte nel petto e aveva paura che gli altri se ne accorgessero, così da fare la figura della sciocca.

– Ma è una meraviglia, Mademoiselle! In fede e senza piaggeria, Voi siete davvero brava!

– Nostra madre le ha insegnato bene. Tutti i vestiti che indosso sono opera di una di loro due. Per comprare la lana del gilet e i fili per ricamarla, poi, ha dato fondo a buona parte dei risparmi che aveva!

– Alain, per favore – si schermì, imbarazzatissima, Diane – Queste cose non si dicono!

– Non preoccupateVi, Mademoiselle Diane, conosco abbastanza bene Vostro fratello da non fare più caso alla grazia e alla delicatezza di cui è dotato!

I due amici scoppiarono in un'allegra risata mentre Diane li guardava e sorrideva.

Il trio passò insieme una piacevole ora. Diane era timida, ma anche molto simpatica e di ottima compagnia e si intuiva che era una bravissima ragazza sebbene troppo fragile. André non poté fare a meno di confrontarla con Rosalie. Entrambe avevano la freschezza, la tenerezza e quanto di più bello c'è nella gioventù, ma Rosalie, dietro un'apparente delicatezza, celava una forza caratteriale considerevole, per nulla scalfita dalla tendenza al pianto che era la mera conseguenza di un sistema nervoso molto eccitabile. Diane, al contrario, sebbene apparisse calma e gioiosa, inclinava alla malinconia e diede ad André l'impressione di essere una creatura dotata di un equilibrio emotivo alquanto precario.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now