Il viaggio

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Il viaggio

Oscar e André varcarono la soglia del Petit Trianon con lo stato d'animo lieto e fiducioso di chi reca buone notizie. Era giugno e, a circa due mesi dal parto, Maria Antonietta aveva ripreso quasi del tutto agilità e colorito. Camminava da sola e saliva e scendeva le scale speditamente, ma i sanguinamenti, sebbene fossero meno copiosi rispetto all'inizio, continuavano ad affliggerla. Il medico personale del Conte di Fersen – che aveva fama di essere esperto e discreto – l'aveva assistita con estrema cura, migliorandone di molto le condizioni che, all'inizio, apparivano disperate. L'Archiatra di Corte era, invece, stato tenuto all'oscuro di tutto per ovvie ragioni di segretezza.

Appena la Regina fu informata della presenza dei due visitatori, li fece accomodare in un salottino dove li raggiunse dopo qualche minuto. Accoglienza e conversazione ebbero luogo all'insegna della consueta cordialità che la Sovrana riservava alle persone che le andavano a genio, accresciuta da quel lieve tratto informale che era d'uso al Petit Trianon.

– Vorreste, quindi, parlarmi di quando riacquistaste la vista, Conte di Lille? – domandò Maria Antonietta, stupita dalla piega insolita che stava prendendo la conversazione – E perché no? Non ho mai udito questo aneddoto che, per Voi, costituì un'importante pietra miliare.

– Veramente, Maestà, André non vuole parlarVi di come e quando riacquistò la vista, ma di chi gliela fece riavere – si inserì Oscar.

– Pensavo che Vi foste rivolto al Dottor Lassonne, Conte di Lille – commentò, perplessa, la Regina mentre fissava, senza un reale interesse, il bastoncino di cannella che si stava squagliando nella sua cioccolata.

– No, Maestà, non fu così – rispose André, tacendo sull'errata diagnosi dell'Archiatra ormai defunto – In realtà, incontrai per caso degli stranieri, due giovani provenienti dal Veneto, caduti vittime di una banda di grassatori. Uno di loro era uno studente di Medicina, già molto esperto e brillante, che mi operò l'occhio sinistro e mi guarì quello destro da un'infezione. In questi tre anni, sono rimasto in contatto epistolare con quel giovane talento che, nell'ultima missiva inviatami, mi informò del suo prossimo arrivo ad Amnéville, un borgo sito in Lorena, vicino al confine austriaco. E' intenzionato a studiare le proprietà delle acque sorgive che sgorgano lì, rinomate, fra gli abitanti della regione, per i loro poteri curativi e mi ha chiesto di raggiungerlo per incontrarci.

– André e io abbiamo pensato che Voi potreste venire con noi in incognito, Maestà e farVi visitare da quell'uomo. Se foste d'accordo, potremmo provvedere subito al lasciapassare – disse Oscar, con immediatezza e semplicità.

– Ma, io....

– Utilizzando una berlina tiro a sei di proprietà della famiglia Jarjayes, potremmo essere lì in due giorni, Maestà – si inserì André – Ci siamo già informati sul cambio dei cavalli e sulle locande dove pernottare, all'andata e al ritorno. Si tratta di alberghetti modesti, ma dignitosi.

– Dovreste vestire da donna della media borghesia e fornire una falsa identità, perché sarebbe impossibile spiegare al popolo le ragioni del Vostro viaggio. Tutta l'operazione avverrebbe all'insegna della massima segretezza – spiegò Oscar.

– Non sarebbe più semplice se quell'uomo venisse qui? – ribatté la Regina – Gli pagherò io il viaggio, il soggiorno, la visita e, qualora fossi costretta a rivelargli la mia identità, la discrezione....

– Non è possibile, Maestà – disse André, scuotendo la testa – Avrete modo, parlandoci, di capire che quel giovane ha un carattere sui generis. Non ama mutare i suoi progetti e, se ha deciso di andare ad Amnéville, soltanto lì si recherà.

– Oltretutto, egli ha idee anticlericali e antimonarchiche e, se sapesse che la paziente siete Voi, potrebbe anche rinnegare il giuramento di Ippocrate e rifiutarsi di assisterVi.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now