Di fortezze e di primule

3 0 0
                                    

Di fortezze e di primule

– Io ho un full d'assi e la mano è mia! – disse la sentinella ai compari, appoggiando le carte sul tavolaccio di legno, con aria trionfante.

– Ah! Maledizione! Io ho soltanto una doppia coppia! – sbraitò il vicino, sbattendo le sue carte sul tavolo, con aria delusa e bocca storta. Lo stesso fecero altri tre giocatori dalla mano poco fortunata.

– Aspetta, aspetta a cantar vittoria, pezzo d'asino e ammira prima il mio poker di re! – disse un'altra sentinella, con aria ancora più trionfante di quella precedente che, in un istante, abbandonò la sua sicumera per assumere un'espressione di umiliazione e di rammarico.

– Pezzo d'asino lo dici a tua sorella, pidocchio col cimurro! – fu la prima riposta che l'altro riuscì a pescare dal suo repertorio di frasi colorite, a parziale ristoro della delusione per la vittoria sfumata.

– Mia sorella la lasci in pace, figlio di baldracca!

– Mia madre non la insulti o ti rispedisco con un calcio nel bordello dove sei nato!

– Zitti tutti e due, idioti calzati e vestiti! La vittoria è mia, guardate qua! Scala reale! – scandì, con una risata a trentadue denti, la settima sentinella, aprendo con solennità il suo ventaglio di carte sul tavolo e allungando, subito dopo, le mani sulla posta.

– Ehi! Fermo un attimo, Pierre! Cosa ti esce dalla manica? Sì, dalla manica! Ma tu stai barando, dannato imbroglione che non sei altro e non è la prima volta! – disse la prima sentinella al preteso vincitore.

– Ehi, ehi, fai vedere! – ingiunse una delle guardie che si erano ritirate in buon ordine – I bari, qui, non sono ammessi!

– Ma cosa diavolo volete! La vittoria è mia e i soldi pure! – ringhiò l'imbroglione smascherato.

– C'è tempo per stabilirlo – disse il pidocchio col cimurro – Intanto, fai vedere qua! – aggiunse, poi, afferrando la manica del baro dalla quale caddero molte carte.

– Battete le mani al nostro vincitore! – urlò il pezzo d'asino – Per la pioggia di fiori, invece, dovrai aspettare! Adesso, beccati questo! – e gli assestò un potente destro sul grugno.

L'altro incassò il colpo, ma si riebbe in un istante, sufficiente a fargli mandare a segno un cazzotto in direzione dell'avversario che, però, si scansò fulmineamente, facendo finire la percossa sulla guancia del pidocchio col cimurro il quale, per la rabbia, si issò il tavolo sulla testa, scaraventandolo, subito dopo, addosso alle sentinelle che erano rimaste in silenzio, col risultato di scatenare una rissa furibonda.

– Signori, per una volta, la sorte ci arride! – disse il Colonnello de Girodel ai suoi compagni di avventura – Procedete senza fare rumore, ora che le guardie si stanno prendendo a botte!

Quasi non credendo a quel colpo di fortuna, gli uomini, mascherati e vestiti di scuro, si affrettarono in fila indiana per il corridoio, attenti a non richiamare l'attenzione delle sentinelle, impegnate a darsele di santa ragione. Pochi minuti prima, avevano varcato la soglia del passaggio segreto ed erano stati accolti nella fortezza dal ghigno del gargoyle i cui occhi di pietra avevano subito occultato la loro via di fuga.

Erano, ora, diretti, nelle cantine, situate sopra le segrete, dove, dal pomeriggio di quello stesso giorno, erano stipate delle giare e delle casse piene di armi e di uomini. Il Generale de Jarjayes, infatti, aveva inviato alla fortezza due carri, nei quali erano stati trasportati quei recipienti, simulando un dono di olio, grano e altri generi alimentari da parte del Duca di Germain che, essendo fuori città, non avrebbe potuto incontrare il Duca d'Orléans e fare crollare l'inganno.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now