Conoscenze vecchie e nuove e dolcetti di cioccolato al rum

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Conoscenze vecchie e nuove e dolcetti di cioccolato al rum

Oscar scrutava, con occhi stanchi e lievemente velati di malinconia, i soldati della Guardia Metropolitana che aveva fatto schierare nella piazza d'armi della caserma. A fianco a lei, c'era il Colonnello d'Agout.

Quella volta, a differenza di tre mesi prima, essendo il trasferimento di lei caldeggiato dai Sovrani e dal Generale, ci erano voluti soltanto due giorni affinché le pratiche fossero espletate. Pochi minuti prima, nel suo ex ufficio, aveva firmato le carte per rimettere l'incarico e, da quel momento, aveva cessato di essere il Comandante della caserma.

– Soldati della Guardia Metropolitana, da oggi, sono il Comandante Supremo delle Guardie Reali e, di conseguenza, non sono più il vostro Comandante. Il mio ex incarico sarà ricoperto dal Colonnello d'Agout che, prestando servizio qui da molti anni, ben conosce la realtà di questa caserma e le abitudini dei soldati.

Sottolineò l'ultima parte del discorso con un'inflessione della voce particolarmente decisa.

Dopo una brevissima pausa, continuò:

– Abbiate molta cura delle armi e degli equipaggiamenti militari che avete in dotazione, perché, come già vi anticipai a fine maggio, d'ora innanzi, la tolleranza sul punto sarà inesistente. Il Colonnello d'Agout vigilerà sul vostro comportamento.

– Soldati della Guardia Metropolitana – urlò il Colonnello d'Agout agli uomini – Sfilate nella parata di commiato per il Generale de Jarjayes!

Terminata la parata di commiato, un soldato chiese a Oscar:

– Comandante, perché ci lasciate?

Oscar non gli rispose, assunse un'espressione accigliata e se ne andò, seguita dal Colonnello d'Agout.

Rimasti soli in piazza, i soldati cominciarono a guardarsi l'un l'altro e, fra di loro, iniziò a serpeggiare un brusio sempre più forte. Si lamentavano che quel Comandante – che, fino a poche settimane prima, avrebbero voluto mandare via – li avesse lasciati e se ne chiedevano la ragione.

– Con una tale promozione, è logico che se ne sia andata – disse Luc Monet.

– Secondo me, c'è dell'altro – commentò Alain – Il discorso sulle armi e sugli equipaggiamenti militari è stato molto chiaro. Devono essere sorti dei problemi con le armi ritrovate in Rue Buffon.

– Ma come? – si inserì Charles Aubry – La scoperta di quell'arsenale è stata un grande successo della nostra compagnia!

– Sì – lo rimbeccò Alain – Ma, sicuramente, fra quelle armi, ce ne erano molte che provenivano da qua. Purtroppo, in quei giorni, io e molti altri soldati eravamo agli arresti e, quando siamo tornati in libertà, la faccenda era già chiusa.

– Lasalle – intervenne Paul Dolmas – Tu non eri agli arresti e, anzi, hai pure piantonato quei locali. Perché non hai fatto qualcosa o, perlomeno, non ne hai parlato con Alain?

– Che cosa volete da me? Io ho venduto il fucile una sola volta in vita mia, mi sono fatto scoprire quasi subito e stavo per essere fucilato! Da allora, non ho più voluto pensare ai traffici d'armi – proruppe il giovane, tenendosi la testa fra le mani e quasi scoppiando a piangere.

– Lascialo stare, Dolmas – tagliò corto Alain – E' inutile infierire su Lasalle che non ha colpa. Ho l'impressione che siamo finiti in un meccanismo più grande di noi.

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Tornato a casa per qualche ora, subito dopo la parata di commiato in onore del Comandante, Alain guardava felice la sorella che sembrava tornata ai bei tempi della sua spensieratezza.

La leonessa di FranciaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant