Grandi progetti

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Grandi progetti

La vita è fatta di opportunità, di bivi, di scelte.

Cosa sarebbe successo se il Ministro della Difesa e lo Stato Maggiore dell'Esercito avessero valutato incongruo il progetto del Generale Bonaparte e lo avessero archiviato in uno dei polverosi armadi degli uffici della reggia? Non è dato saperlo, perché il progetto fu, invece, approvato (sebbene a maggioranza e non all'unanimità) e la Campagna d'Egitto ebbe il via libera.

Ciò costrinse i de Jarjayes e i de Girodel a intensificare i rapporti con Napoleone Bonaparte – che fu studiato e analizzato con meticolosità darwiniana – e anche con Madame de Beauharnais – dalle cui confidenze ci si aspettava di scoprire ulteriori aspetti della personalità del Generale che questi, per spigolosità e ritrosia, tendeva a mantenere celati. Ciò obbligò, in particolar modo, Oscar a qualcosa per lei del tutto sgradevole: fare vita sociale.

Molte furono le occasioni di confronto con Bonaparte che fu spesso chiamato a illustrare le linee guida della Campagna d'Egitto ai componenti del Consiglio di Reggenza. Il giovane Generale appariva sempre brillante, competentissimo e assertivo. Senza perdersi in inutili dettagli, rispondeva a tutte le domande con precisione ed esaustività, risultando, in ogni occasione, chiaro e convincente. Gli interlocutori comprendevano che quella di lui non era una "semplice" abilità strategica, pur difficile da reperire in quel grado persino nel più anziano e consumato degli ufficiali, ma anche e soprattutto genialità innata. Allo stesso tempo, intuivano, però, che Napoleone Bonaparte non era del tutto trasparente e che molte delle sue reali intenzioni le teneva per sé. Tali riserve mentali lasciavano tutti perplessi così come gli occhi freddi, dominanti e calcolatori di colui che le celava. Quell'uomo era un enigma al pari delle sfingi che si trovavano nella terra che, presto, sarebbe andato a colonizzare.

Se i de Girodel e i de Jarjayes erano scettici nei confronti del Generale corso, questi non era certo meglio disposto verso di loro. Chiuso e diffidente per natura, più portato a imporsi che a confrontarsi, Bonaparte sembrava spesso scalpitare, insofferente all'idea di dovere rendere conto a persone che non considerava alla propria altezza.

Per Girodel, aveva, da subito, provato un'avversione profonda, avendo riscontrato in lui tutto ciò che da sempre lo infastidiva: orgoglio aristocratico, maniere perfette, distacco e algidità. Sebbene il Generale de Girodel gli avesse sempre riservato dei modi impeccabili, in lui rivedeva gli antichi compagni dell'Accademia Militare di Brienne, dei nobili francesi di antico lignaggio che si burlavano di lui per l'accento corso e la provenienza provinciale, mettendone in dubbio le origini nobiliari e storpiandone la pronuncia del nome. Il fatto che Girodel fosse uno dei più scettici verso di lui non agevolava di certo i loro già glaciali rapporti.

Madame de Girodel non suscitava in Bonaparte maggiori simpatie, poiché in lei ritrovava le stesse caratteristiche del marito. Gli appariva come una raffinata e fredda statua, una creatura che nella perfezione trovava il suo culmine e il suo limite. Mille volte meglio l'imperfetta, ma spontanea e sensuale, Joséphine de Beauharnais che, con tutti i suoi difetti e, forse, proprio per quelli, lo affascinava fino a stregarlo. Joséphine era una donna vera, calda e conturbante e non una bellissima e distante dea di marmo.

Quello che Bonaparte tendeva a evitare più di tutti era il Generale de Jarjayes. Ieratico e autoritario, abituato a comandare e per nulla avvezzo a essere contraddetto, l'anziano militare aveva il potere di ricordargli alcuni insegnanti dell'Accademia Militare, degli asini paludati, tronfi e inflessibili che pensavano di saperne più di lui. Gli rammentava, inoltre, anche se mai lo avrebbe ammesso con se stesso, la madre, una donna di antico costume, severa e tutta d'un pezzo, che aveva ancora il potere di ricondurlo nei ranghi. Napoleone amava e onorava Maria Letizia Ramolino, ma non si sentiva molto a suo agio con lei, preferendo avere il controllo all'essere controllato.

La leonessa di FranciaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora