In lotta con le tenebre

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In lotta con le tenebre

– André, ragazzo mio, devi essere completamente impazzito! Come puoi pensare di farti operare da un medico appena conosciuto, con pochi anni di esperienza e, per giunta, straniero?

La vecchia governante contraeva il volto e stringeva i pugni mentre presentava le sue rimostranze al nipote che si stava aggiustando il risvolto della redingote primaverile, prima di uscire dall'atrio del palazzo e di recarsi nelle scuderie.

– Ne abbiamo già discusso, nonna – le rispose lui, calmo, ma determinato – Il medicamento che mi ha prescritto e che sto applicando già da quattro giorni si sta rivelando efficacissimo. Sto andando a Parigi per acquistarne un'altra dose dal farmacista e, con l'occasione, fisserò il giorno dell'intervento chirurgico col Signor Vianello.

– Io proprio non ti capisco! Hai a disposizione l'Archiatra di Corte e tutti gli anni di esperienza che ha accumulato. D'accordo, si è sbagliato, ma chi non lo fa? Oltretutto, proprio perché è caduto in errore, potrebbe praticarti un buon onorario oppure rinunciare addirittura al compenso per sdebitarsi.

– Nonna, te l'ho già detto, sarà sicuramente un medico rinomato, ma l'errore che ha commesso è enorme e io ho perso la fiducia in lui. Ho i miei risparmi, non ti preoccupare.

– Stai molto attento, André, ci sono tanti ciarlatani in giro. Magari, le gocce che ti ha prescritto sono pure velenose e te ne accorgerai quando sarà troppo tardi.

– Tanto, nonna, peggio di così non potrebbe andare.

– Avessi avuto io, da giovane, l'opportunità di farmi curare dall'Archiatra di Corte! Nel mio paese, c'era soltanto un cerusico che faceva anche il barbiere e il calzolaio. Farai entrare quell'estraneo in questa casa?

– Ho già ottenuto il permesso dal Generale. Adesso, scusami, ma devo andare altrimenti farò tardi.

André si accomiatò e uscì dal palazzo mentre la nonna torceva il fazzoletto fra le mani.

– Questi giovani io proprio non li capisco!

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Maria Antonietta era seduta in poltrona, in uno dei raffinati e luminosi salottini del Petit Trianon. Indossava una semplice gaulle di mussola bianca, fasciata, all'altezza della vita, da un grosso nastro di seta color verde salvia. I capelli non erano incipriati né acconciati con pietre preziose o con perle, ma risplendevano del loro colore naturale ed erano abbelliti da freschi fiori di campo che la stessa Regina aveva raccolto nei giardini. Poggiato sul divano, vi era un grosso cappello di paglia, ornato soltanto da un fiocco di seta e da alcune piume, in tinta col nastro del vestito, che la Sovrana si era tolta dopo il suo rientro dal parco.

Stava leggendo un nuovo spartito, quando il maggiordomo le annunciò la visita del Brigadier Generale Oscar François de Jarjayes.

Oscar si mise sull'attenti davanti alla Regina che, dopo averla salutata, la invitò a sedersi sulla poltrona collocata davanti alla propria.

– Almeno qui, evitiamo le eccessive formalità, Madamigella Oscar e comportiamoci da amiche.

– Vi ringrazio, Maestà. Mi usate sempre una cortesia di gran lunga superiore ai miei meriti. Detesto venirVi a tediare in questo luogo ameno, dove Voi cercate la lontananza dalla corte e la vicinanza dei Vostri figli, ma accadimenti gravi e importanti mi inducono a infrangere, per qualche istante, la Vostra quiete.

Maria Antonietta corrugò lievemente la fronte, memore degli eventi legati a una collana di brillanti che, qualche anno prima, avevano distrutto quel poco di serenità che le era rimasto. Ciò nonostante, chiese a Oscar di andare avanti, consapevole del fatto che nulla di ciò che proveniva dall'amica potesse essere inutile o procrastinabile.

La leonessa di FranciaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant