La commedia degli equivoci

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La commedia degli equivoci (ovvero di drammaturghe in erba, Viscontesse umiliate, driadi, granatieri, calunniatori e poveri sciocchi innamorati)

Torino, 20 ottobre 1805

Il Generale Junot si avvicinò con circospezione e timore a Napoleone che stava terminando di abbigliarsi per assistere alla rappresentazione teatrale che si sarebbe svolta a breve, per festeggiare il compleanno della sorella Paolina, nata il venti ottobre di venticinque anni prima.

Sebbene fossero amici di vecchia data, Junot viveva sempre con apprensione i frangenti in cui era costretto a dare all'Imperatore una cattiva notizia. Questo era uno di quelli, con un particolare peggiorativo: le brutte notizie, in quel caso, erano addirittura due.

– Maestà, è arrivato un corriere da Roma, con due notizie infauste...

– Parlate, Junot.

– La prima è che Re Luigi XVII è stato liberato e ha trovato asilo politico nello Stato Pontificio.

Merde!! E la seconda?!

– La seconda è che Pio VII non presenzierà alla Vostra incoronazione. Il Pontefice si scusa, ma, data l'età, non se la sente di affrontare il viaggio.

Napoleone serrò le labbra e saettò dagli occhi lampi di feroce stizza. Junot era abituato a quelle manifestazioni di collera fredda e non parlò. In quei giorni, poi, l'Imperatore era particolarmente nervoso, perché sapeva che la loro flotta, guidata dal Vice Ammiraglio de Villeneuve, era in procinto di forzare il blocco navale imposto dalla Royal Navy, allo scopo di fare rotta verso il Mediterraneo e di sbarcare in Liguria i fanti di Marina da impiegare nell'esercito di terra. Dall'esito di quella manovra, sarebbe dipeso il potenziamento della Grande Armée.

– E meno male che le notizie erano soltanto due! Come si è reso possibile questo disastro? – domandò Napoleone, con voce irritata.

– Il Generale Oscar François de Jarjayes si è recata in missione diplomatica a Roma, dove ha convinto il Papa a non presenziare all'incoronazione. Sempre da Roma, ha diretto la missione di salvataggio del Re, condotta a termine da un manipolo di soldati, comandati dal Colonnello de Valmy.

– Avrei dovuto immaginarlo!! Tutte le volte, c'è sempre di mezzo quella maledetta donna con le palle!!

L'Imperatore era pieno di rabbia. Sin dai loro primi incontri, non gli era sfuggito lo sguardo da leonessa di Oscar che non si piegava davanti a quello d'aquila di lui. Era impossibile che la nemesi di Napoleone Bonaparte fosse una donna, non se ne poteva proprio capacitare. Quell'enigma umano, quella sfinge, quella valchiria doveva finire di frapporsi fra lui e i progetti che lo conducevano al dominio assoluto dell'Europa e del mondo!

– Quel che è fatto è fatto. Domani, penserò a una contromossa. Per oggi, non fate cenno all'accaduto, non voglio che il genetliaco di mia sorella sia rovinato. Andiamo a questa dannata rappresentazione teatrale.

Si rassettò una piega dei pantaloni con uno schiaffo veloce sul lato esterno della coscia e uscì dalla stanza a ritmo nervoso, seguito da Junot.

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Gli attori erano in attesa di Napoleone per dare inizio alla rappresentazione teatrale e, in sala, c'era un forte chiacchierio. Non si conoscevano il titolo dell'opera né il soggetto e neppure se si sarebbe trattato di una commedia o di una tragedia. L'unica notizia certa (o quasi) era che le sorelle Bonaparte avevano collaborato alla stesura del testo e da ciò si deduceva che la pièce era inedita e che, probabilmente, sarebbe stata un'opera buffa.

Joséphine de Beauharnais sedeva su una poltroncina a lei riservata, situata a debita distanza da quelle della festeggiata e della madre e delle sorelle di lei. Poche sedie dopo la Viscontessa, c'erano i coniugi de Girodel mentre, sull'altro lato, si trovavano i Conti di Canterbury con a fianco il Marchese Camille Alexandre de Saint Quentin che, da semplice fidanzato, era ancora escluso dal clan Bonaparte.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now