Una proposta di matrimonio a tre voci

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Una proposta di matrimonio a tre voci

La mattina del sedici agosto, André uscì dalla sua stanza con il volto stanco e l'aria confusa.

I festeggiamenti, alla reggia, si erano protratti fino alle prime luci dell'alba, ma i de Jarjayes e chi li accompagnava si erano ritirati alle due del mattino. Appena tornato a palazzo, André si era tolto l'abito da cerimonia, aveva indossato la camicia da notte e si era coricato, senza, però, riuscire a chiudere occhio. Constata l'assoluta impossibilità di prendere sonno, alle sette del mattino, si era abbigliato in tutta fretta e, senza neanche fare colazione, si era diretto nei giardini, fermandosi vicino alla grande fontana tonda che era stata testimone di tanti duelli con la spada combattuti fra lui e Oscar.

Strada facendo, si era imbattuto in alcuni servitori, affaccendati in mille incombenze sin dalle prime luci dell'alba e li aveva salutati con la massima cordialità, come sempre faceva. Quelli lo avevano guardato quasi fosse stato un fantasma o una strana apparizione e avevano risposto in maniera appena percettibile al saluto di lui.

Seduto sul bordo della vasca, aveva iniziato a riflettere sull'evento inatteso che gli aveva stravolto la vita, con un impatto la cui portata non sarebbe stato ancora in grado di valutare, ma che era, in tutta evidenza, dirompente. Comprendeva soltanto che, da quel giorno in poi, nulla per lui sarebbe stato più come prima.

Se gli avessero chiesto di raccontare, anche soltanto approssimativamente, ciò che era successo il giorno prima, non ci sarebbe riuscito. Gli si affollavano nella mente una serie di immagini slegate e tante sensazioni sconnesse che stentavano a prendere forma. Tutto ciò che era avvenuto da quando il Re lo aveva invitato a presentarsi davanti al trono era avvolto in una cortina di fumo ed egli ne conservava un ricordo vago e disordinato. Macchinalmente si era portato al cospetto del Re e si era inginocchiato davanti a lui; aveva ascoltato le frasi dell'investitura come se fossero state pronunciate a piedi e piedi di distanza dal luogo in cui si trovava; aveva letto la formula del giuramento senza ascoltarsi, col suono della sua voce che gli rimbombava intorno. Se qualcuno gli avesse domandato quanto tutto fosse durato: qualche secondo, pochi minuti o un'intera ora, non avrebbe saputo rispondere.

Come era accaduto tutto ciò? Come era potuto succedere che un individuo che, per quasi venti anni, era stato un oscuro e invisibile attendente fosse stato notato di colpo, passando dall'anonimato più totale all'apice della gloria, senza soluzioni intermedie, come se in Francia non fosse esistito un eroe più valoroso di lui? Quale vita avrebbe condotto d'ora in poi? Quali sarebbero stati i doveri e le occupazioni che gli avrebbero scandito le giornate? Cosa ci si sarebbe aspettato da lui? Lui e la nonna avrebbero continuato a vivere a Palazzo Jarjayes o se ne sarebbero dovuti allontanare? A che titolo sarebbero potuti rimanere? Se se ne fossero andati, quante occasioni avrebbe avuto, d'ora in poi, di vedere Oscar? I loro rapporti si sarebbero raffreddati? Cosa avrebbe pensato Oscar di lui? Come nobile, lo avrebbe valutato all'altezza di Fersen e di Girodel o lo avrebbe considerato un risibile e inappropriato parvenu, scappato dalle cucine per andarsi a rintanare proditoriamente nel piano nobile? Il giorno prima, Oscar si era complimentata con lui ed era stata contenta di ciò che gli era capitato, ma tali stati d'animo sarebbero rimasti costanti nel lungo periodo? In che modo quella situazione avrebbe alterato i loro equilibri?

Di una cosa era certo: se l'elevazione di lui alla nobiltà avesse mutato in peggio i rapporti che intratteneva con Oscar, rendendoli più distanti, sporadici, freddi e formali, sarebbe corso dal Re e lo avrebbe supplicato di riprendersi quella Contea, di darla a un uomo più meritevole e di fare di lui l'infimo dei suoi sudditi, purché gli fosse consentito di rimanere accanto a Oscar.

Mentre era concentrato in questi pensieri, un valletto lo raggiunse al bordo della fontana.

– Conte di Lille, il Generale mi ha incaricato di mandarVi a chiamare.

La leonessa di FranciaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum