Le insidie dell'Alto Egitto

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Le insidie dell'Alto Egitto

La spedizione dei savants, cui Oscar e il seguito di lei erano stati aggregati a forza, partì da Il Cairo a metà agosto e raggiunse Syene, l'odierna Assuan, dopo dieci giorni di navigazione.

Fra gli studiosi, non c'erano soltanto archeologi e artisti, ma anche molti ingegneri, con il compito di studiare il regime idrico del Nilo a monte della prima cateratta e il sistema di irrigazione. Si scelse, perciò, come prima tappa del viaggio, il luogo che, pur essendo il più lontano, avrebbe consentito agli ingegneri di effettuare, con le forze fisiche e mentali ancora integre, le operazioni di livellazione della valle e di regimentazione del fiume.

Mentre un gruppo di studiosi era al lavoro con rilevazioni e analisi, un altro decise di perlustrare il territorio circostante, alla ricerca di informazioni sull'agricoltura, sulla storia naturale, sulle opere d'arte e sulle antichità di quella remota area del mondo.

Visitarono la prima cateratta del Nilo, un suggestivo insieme di rapide e di cascate, alternate a sporgenze rocciose dai bordi levigati dall'acqua e dal vento. Il fondale, lì, era talmente basso da consentire ai viaggiatori il guado, ma non la navigazione.

Venne, poi, la volta dell'isola di Elefantina che deve il suo nome alla particolare forma delle rocce che emergono dalle acque del fiume. Vi approdarono a bordo di agili feluche noleggiate sul posto, le cui vele erano gonfiate da un vento refrigeratore, accolto come provvidenziale alla fine di agosto.

Si trovavano appena settantadue chilometri sopra il Tropico del Cancro e il caldo era intenso, a volte torrido, ma Oscar lo sopportava bene, perché era magra, abituata ai rigori della vita militare e con la mente attraversata da mille preoccupazioni che la distoglievano dai fastidi climatici mentre i bambini erano distratti dall'eccitazione delle scoperte, di giorno in giorno sempre più strabilianti. Le uniche a lagnarsi di frequente erano Mademoiselle Saint Pierre e Mademoiselle Du Lac, le due governanti di Honoré e di Antigone, in ogni caso fermamente intenzionate a tenersi ben stretto il posto di lavoro.

Giunti sull'isola, gli ingegneri rimasero ammirati dalla scoperta del Nilometro, un'antica scala di pietra che giungeva fino al bacino del fiume, affiancata da pareti composte da blocchi di calcare su cui erano incise delle tacche orizzontali che servivano a misurare il livello delle piene del Nilo, così da prevedere l'entità dei futuri raccolti.

A Elefantina, si trovavano anche i resti di una piccola piramide dell'antico regno, un tempio dedicato al dio Khnum e un calendario plurimillenario.

I bambini esploravano attentissimi ogni angolo, sbucando fra blocchi di arenaria e arbusti verdeggianti o semi secchi mentre Oscar, appena poteva, chiedeva ai membri della spedizione notizie su André, ricevendo invariabilmente la stessa risposta: nessuno di loro lo conosceva né lo aveva mai visto.

Nei giorni seguenti, sempre tramite le feluche, raggiunsero l'isola di Philae, un luogo incantevole dove i templi sembravano essere stati creati insieme alle palme e agli arbusti, tanto erano bene incastonati nella natura circostante. Il giallo sabbia dei piloni e dei colonnati, bordato dal verde della vegetazione, proseguiva, senza soluzione di continuità, in quello della terra pietrosa per, poi, immergersi nel blu del fiume. Fu questo lo spettacolo che si offrì ai passeggeri delle feluche mentre, con la mano tesa a proteggersi gli occhi, scrutavano gli antichi templi che si avvicinavano.

Scesi a terra, i bambini si divertirono a stampare le loro impronte sulla rena e a lanciare i sassi, scommettendo su chi di loro ne avrebbe fatto arrivare uno più vicino a un ciuffo d'erba che avevano scelto quale bersaglio.

Visitarono, per primo, il piccolo tempio di Hathor, una struttura rettangolare e massiccia, semi diruta, fatta di blocchi enormi e di colonne tonde.

Passarono, subito dopo, al grande tempio di Iside, un complesso di piloni e di colonne che dominava l'intera isola. Questo tempio era più imponente e meglio conservato del precedente e colpì subito i viaggiatori per le altissime figure umane stilizzate che ne ornavano le pareti.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now