Incontri voluti dal destino

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Incontri voluti dal destino

Era il pomeriggio di una giornata di fine maggio, erano trascorsi due giorni dal salvataggio di Diane e André, in groppa al suo destriero, stava cavalcando alla volta di Palazzo Jarjayes, di ritorno da una tenuta di campagna situata a circa due ore di cavallo da Parigi.

Approfittando di alcune giornate in cui i disturbi alla vista gli stavano dando un po' di requie e ben ligio ai suoi propositi di cambiamento di rotta e di rinascita interiore, André si era offerto di effettuare una commissione per il Generale, recandosi in una tenuta della famiglia Jarjayes destinata all'allevamento dei cavalli e al ricovero degli equini ormai vecchi o malati. Qualunque impegno che lo avesse tenuto lontano dalla morsa dei crucci che lo stavano attanagliando e dalla vicinanza della bottiglia sarebbe stato a lui ben gradito.

André era, quindi, partito all'alba da palazzo ed era giunto, di prima mattina, nella tenuta di campagna. Qui, aveva lasciato due cavalli da tiro, ormai anziani, che aveva portato da Palazzo Jarjayes e aveva preso in consegna due giovani esemplari adulti in sostituzione dei primi. Era andato a visitare, col cuore gonfio di commozione, i vecchi cavalli suoi e di Oscar che erano ancora vivi e questi, riconoscendolo, avevano nitrito e mosso la coda per l'emozione mentre il giovane li accarezzava e li chiamava per nome. Li aveva strigliati, nutriti e abbeverati e aveva fatto fare loro un giro per i campi. Sinceratosi delle condizioni degli altri cavalli anziani, visitò gli stalloni e le fattrici e si mise a giocare con alcuni puledri. Diede anche un'occhiata alla contabilità della fattoria e, finalmente, dopo pranzo, si rimise in viaggio alla volta di casa, portandosi dietro i due giovani cavalli destinati a trainare le carrozze della famiglia Jarjayes.

Si sarebbe fatto affidare un incarico dal Generale, un qualsivoglia incarico che lo avesse tenuto occupato e che gli avesse consentito di riorganizzare la propria vita dopo l'allontanamento da Oscar.

Rifletté sulla propria situazione e si rese conto che, sebbene si fosse votato, sin dalla primissima giovinezza, alla difesa di Oscar, egli stesso, per tutta la vita, aveva beneficiato della protezione di qualcuno. A Versailles, era stata Oscar a difenderlo quasi quotidianamente, cercando di attenuare, il più possibile, le conseguenze negative della condizione di servo in cui egli versava e prodigandosi per metterlo al riparo dall'indelicatezza e dalla cattiveria di alcuni cortigiani. In caserma, il ruolo di nume tutelare era passato ad Alain e, infatti, da quando il grosso soldato lo aveva preso sotto la sua ala protettrice, non era più stato fatto oggetto di pestaggi e di villanie. Nella sua difesa durante la permanenza fra i soldati della Guardia, comunque, riconosceva un ruolo anche a Oscar che lo aveva costantemente inserito nelle missioni da lei capitanate, con l'evidente fine di lasciarlo il meno possibile in compagnia degli altri soldati e di mantenerlo nella propria sfera d'azione. Per quale motivo, altrimenti, Oscar lo avrebbe voluto sempre vicino, nonostante il gelo che si era creato fra di loro e il desiderio, da lei manifestato, di cavarsela da sola?

Pensò che era giunto il momento di sbrigarsela da solo, di sciogliere i propri nodi, di muoversi per il mondo con la sicurezza di una persona autosufficiente e non timorosa dei propri limiti e della mancanza del sostegno degli altri. Del resto, da quando era entrato nell'ordine di idee di reagire alla prostrazione e di perseguire i suoi buoni propositi – fosse stato un segno del destino o soltanto una coincidenza – aveva salvato la vita a una fanciulla, spezzando la catena degli eventi negativi e provando di nuovo la piacevole sensazione di essere una persona utile. Era quella la via da seguire.

Era anche giunta l'ora che Oscar avesse la possibilità di fare le proprie scelte senza la presenza di lui, sgradita perché non richiesta. Avrebbe dovuto imparare ad accettare questa separazione, a conviverci e crearsi una stabilità emotiva senza appoggiarsi agli altri, illudendosi che fossero questi a non poter fare a meno di lui. Pensava ciò e sospirava.

La leonessa di FranciaOnde histórias criam vida. Descubra agora